La sicurezza digitale in Italia sta affrontando una pressione crescente dovuta alla crescita dei cyber-attacchi, con conseguenze dirette su infrastrutture, servizi e dati sensibili. Il 2024 conferma una tendenza negativa che riguarda non solo il nostro paese, ma tutto il contesto globale. Secondo recenti report, il fenomeno assume proporzioni tali da richiedere un cambio di passo nella difesa informatica, coinvolgendo normative, imprese e politica nazionale.
La crescita degli attacchi ddos e dei ransomware in italia nel 2024
Un punto centrale riguarda l’incremento degli attacchi distribuiti di negazione del servizio, noti come DDoS. Rispetto al 2023, questi attacchi sono aumentati di circa il 36%. In pratica, si stimano venti attacchi al giorno in media, con intensità elevata che rende complesso l’intervento delle autorità e delle aziende per neutralizzare le minacce. Questi episodi mirano a bloccare server e reti, compromettendo la disponibilità dei servizi digitali.
L’impatto dei ransomware sui settori chiave
Al parallelamente, i ransomware rappresentano un altro fronte critico. Si tratta di virus che catturano dati riservati, per poi richiedere un riscatto in cambio della loro restituzione o della mancata diffusione. Il fenomeno colpisce soprattutto due ambiti: i servizi e il settore manifatturiero, entrambi fondamentali per l’economia italiana. L’attività degli hacker in questi settori genera disagi concreti e rischi per le attività operative aziendali.
Leggi anche:
Le nuove normative europee per la cybersecurity e la loro applicazione in italia
Nel corso del 2024, l’Europa ha introdotto alcune regolamentazioni cardine per rafforzare la sicurezza digitale. Tra queste figurano la direttiva NIS2, il Cyber Resilience Act e la normativa DORA. Queste misure non rappresentano solo nuove regole, ma segnano un cambiamento profondo nel modo di affrontare il rischio tecnologico.
Gli standard previsti puntano a migliorare la tutela delle infrastrutture digitali, coinvolgendo anche le piccole e medie imprese finora meno protette. L’obiettivo è aumentare la capacità di risposta e prevenzione dei rischi, riducendo la vulnerabilità diffusa che caratterizza molti comparti. Queste normative, già in vigore, richiedono a chi opera nel digitale di adottare misure di sicurezza più rigorose e di garantire una maggiore continuità delle operazioni.
Le sfide per le pmi italiane
Le piccole e medie imprese devono ora adattarsi rapidamente agli standard europei, aumentando protezioni e processi di cyber resilience.
Il quadro italiano della sicurezza digitale tra rischi e strategie future
Secondo Carmela Tiso, portavoce nazionale di Accademia Iniziativa Comune e presidente di Bandiera Bianca, l’Italia resta uno dei paesi più esposti a questi attacchi in Europa. I dati ufficiali confermano questa posizione, mettendo in evidenza come serva una risposta che vada oltre la semplice reazione ai singoli attacchi.
“Non basta infatti contenere le emergenze: serve una strategia complessiva e articolata che colleghi tutte le componenti istituzionali, economiche e tecnologiche del paese”, afferma Tiso. La sicurezza digitale si deve considerare un investimento, non un costo, poiché garantisce la protezione di dati, servizi essenziali e infrastrutture critiche necessarie per il funzionamento della società.
Formazione e cultura della prevenzione
Le sfide future coinvolgono la formazione, lo sviluppo di tecnologie avanzate e la promozione di una cultura della prevenzione che sia radicata anche nelle imprese di dimensioni ridotte. Solo con un’azione concertata e lunga nel tempo l’Italia potrà ridurre la propria vulnerabilità in un contesto globale segnato da minacce continue e sempre più sofisticate.