Nel pomeriggio di ieri un giovane di 25 anni ha perso la vita alle cascate di Valbura, località Crespino del Lamone, sulle colline dell’Appennino nei pressi di Marradi. Il ragazzo, di origine africana, si è tuffato in una delle vasche naturali molto frequentate dai visitatori durante l’estate. Subito dopo, ha perso conoscenza probabilmente a causa di un malore dovuto all’impatto con l’acqua o a un trauma provocato dalle rocce. L’intervento tempestivo degli amici e dei soccorritori non è bastato a salvarlo.
Dinamica dell’incidente e primo soccorso
Il giovane era con un gruppo di amici quando ha deciso di tuffarsi dalle alture che costellano le cascate di Valbura, una zona conosciuta per le sue vasche naturali e i salti rocciosi lungo il torrente. Appena entrato in acqua, ha perso conoscenza. Non è chiaro se la causa sia stata una ferita dovuta alla collisione con le pietre o un malore improvviso causato dall’impatto con l’acqua. I testimoni hanno subito soccorso il ragazzo, portandolo a riva e allertando il numero di emergenza.
Sul posto sono arrivate un’ambulanza da Marradi e un elisoccorso, con l’obiettivo di trasferire rapidamente il 25enne in un ospedale vicino. Nel frattempo i vigili del fuoco hanno fornito assistenza tecnica per l’operazione di recupero, mentre i carabinieri hanno iniziato gli accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Nonostante i ripetuti tentativi di rianimazione fatti dai sanitari, il ragazzo non ha ripreso conoscenza ed è stato dichiarato morto sul posto.
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Caratteristiche delle cascate e dei rischi per i visitatori
Le cascate di Valbura, amate dai gitanti che arrivano soprattutto in estate, si sviluppano lungo un alveo stretto con pareti rocciose irregolari. Il torrente presenta varie vasche naturali e salti da livelli diversi, rendendo il sito suggestivo ma anche pericoloso in caso di tuffi imprudenti. Le rocce affioranti sotto la superficie possono causare traumi seri a chi si butta da altezze importanti, soprattutto se non si conosce bene il punto esatto dell’impatto.
Il fondale irregolare aumenta il rischio: anche se l’acqua sembra profonda, la presenza di pietre o banchi di sabbia può creare ostacoli invisibili. In più l’urto con l’acqua stessa, specie da altezze elevate, può provocare danni interni come traumi o malori. L’episodio di ieri conferma l’importanza di prestare attenzione in queste zone, dove l’attrazione turistica convive con pericoli reali.
Interventi di sicurezza e verifica dei fatti da parte delle autorità
Subito dopo la tragedia, le forze dell’ordine hanno avviato una verifica accurata sull’accaduto, cercando di capire l’esatta dinamica del tuffo e le condizioni del ragazzo prima del gesto. I carabinieri analizzano testimonianze e rilievi sul posto, mentre i vigili del fuoco hanno collaborato nel recupero in un’area difficile da raggiungere. Lo scenario evidenzia come il territorio appenninico, pur suggestivo, richieda sempre attenzione e prudenza da parte di chi lo frequenta per attività ricreative.
La zona di Crespino del Lamone, riserva naturale con afflusso stagionale di turisti, non dispone di servizi di sorveglianza continua. Gli incidenti legati a tuffi e nuoto in acque libere si ripetono ciclicamente e spesso finiscono con conseguenze gravi. Le autorità locali mantengono alta la guardia, ma il richiamo principale è rivolto ai visitatori: conoscere bene i rischi e agire con cautela evita tragedie come quella che ha coinvolto il giovane di 25 anni.