Il dibattito sul terzo mandato dei governatori regionali torna sotto i riflettori mentre il governo italiano riflette sulle sue posizioni. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha recentemente espresso un giudizio netto riguardo all’introduzione di una norma che consenta ai presidenti di regione di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. Una questione che infiamma da tempo il mondo politico e istituzionale, con implicazioni rilevanti per la futura composizione delle giunte regionali.
Ciriani chiarisce la posizione del governo sul terzo mandato
Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha risposto con decisione circa le possibilità che il terzo mandato venga approvato durante l’attuale legislatura. A Lignano Sabbiadoro, durante un incontro organizzato da Fratelli d’Italia, ha spiegato che la sua visione è piuttosto chiara: “In questa legislatura penso proprio di no.” Questa frase segna una chiusura definitiva rispetto a una possibile approvazione della norma. Il ministro ha quindi escluso ogni ipotesi di modifiche immediate che aprano alla terza elezione consecutiva dei presidenti delle Regioni ordinarie.
Ciriani ha precisato che l’unica eccezione riguarda le Regioni a statuto speciale. In questi territori, a causa della diversa normativa e autonomia, resta aperta la possibilità che la situazione evolva, ma sempre a seguito di una decisione della Corte costituzionale. La Corte sta infatti esaminando il tema e il ministro ha aggiunto che le sue decisioni si attendono «dopo l’estate», non fornendo scadenze precise.
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Lo scenario per le regioni speciali e l’attesa della consulta
Il nodo principale riguarda le differenze tra Regioni ordinarie e speciali. Le Regioni a statuto speciale come Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta godono di una autonomia più ampia rispetto agli altri territori italiani. Per loro, Ciriani ha lasciato spazio a uno «spiraglio». La Corte costituzionale dovrà valutare in che misura il divieto o la limitazione dei mandati dei governatori possa essere ritenuto legittimo in queste realtà che possiedono ordinamenti propri.
Questa attesa tiene il dibattito aperto solo per queste Regioni, mentre per quelle ordinarie il ministro ha chiuso ogni porta. La Consulta, com’è noto, è il garante della conformità delle norme alle leggi fondamentali dello Stato, quindi il suo parere sarà decisivo. Gli esiti di questo pronunciamento, al quale si guarda con grande attenzione, potranno eventualmente influenzare l’intero assetto legislativo riguardante i limiti ai mandati dei presidenti regionali.
Contesto politico e reazioni al no del governo
La chiamata di Ciriani arriva in un momento in cui il tema dei mandati amministrativi coinvolge non solo strategie politiche locali, ma anche le dinamiche nazionali tra partiti. Molti esponenti politici e alcune forze regionali hanno spinto per una modifica delle regole, per permettere ai governatori di capitalizzare l’esperienza maturata e proseguire oltre il secondo mandato. Altri hanno invece sottolineato il rischio di una concentrazione eccessiva di potere.
Il ministro ha dato una risposta netta, che riflette probabilmente l’orientamento del governo attuale e la sua cautela nel modificare equilibri consolidati. Il fatto che non si preveda l’approvazione durante questa legislatura farà slittare il confronto a tempi più lunghi e lascerà in vigore l’attuale limite di due mandati anche per le Regioni ordinarie.
Chi lavora nelle istituzioni e chi segue le evoluzioni delle autonomie locali dovrà quindi attendere la decisione della Consulta, che arriverà almeno dopo l’estate. A quel punto sarà chiaro se qualche margine resti aperto per un percorso diverso nelle Regioni speciali, oppure se il quadro resterà rigido per tutti i territori.
Il tema continuerà a essere uno dei punti caldi nelle discussioni tra politici, amministratori e giuristi che si occupano di diritto regionale. La posizione assunta dal ministro Ciriani rappresenta ora una linea di partenza e un segnale forte in fase di confronto parlamentare.