Nel contesto attuale, l’arma dei carabinieri punta a rinnovarsi senza perdere il legame con la propria storia. Il comandante generale Salvatore Luongo, durante un incontro al Festival dell’Economia di Trento, ha illustrato una strategia che miscela formazione, apertura ai giovani e nuove competenze. Il discorso è incentrato sul bisogno di affrontare cambiamenti sociali e tecnologici, mettendo in evidenza l’importanza di guardare oltre gli schemi tradizionali ma senza rinunciare alle radici.
Investimento sui giovani e i cambiamenti demografici
Il comando generale sottolinea l’importanza di coinvolgere i giovani nel progetto dell’Arma. Il calo demografico rappresenta un problema concreto: i potenziali candidati sono meno numerosi rispetto al passato. Luongo evidenzia che i giovani oggi hanno diverse attrazioni e spesso preferiscono percorsi che offrano gratificazioni rapide, piuttosto che impegni duraturi. Per questo il compito diventa rendere l’organizzazione capace di offrire non solo un lavoro, ma anche uno spazio di crescita personale e professionale. Si tratta di un cambio di passo che deve passare attraverso un investimento costante nella formazione e nell’accoglienza attiva.
Il comandante spiega che, senza una solida identità all’interno dell’organizzazione, chi si avvicina tende ad allontanarsi. L’Arma riconosce quindi la crisi di modello che interessa non solo le forze dell’ordine ma la società in generale. Il processo di formazione deve candidare il giovane a diventare protagonista, mettendolo di fronte a sfide concrete e offrendo strumenti utili a castigare la tentazione della facilità. In questo modo i carabinieri cercano di mantenere una base solida, da cui partire per rispondere alle esigenze di sicurezza che cambiano continuamente.
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La figura del carabiniere ausiliare come nuova prospettiva di reclutamento
Per estendere l’attrattiva e sviluppare nuove competenze, il comandante generale ha illustrato il progetto del carabiniere ausiliare. Questa figura è pensata come una riserva volontaria, aperta a giovani fra i 18 e 24 anni, con un’impostazione di breve o medio termine. L’idea è che un giovane possa entrare in contatto con l’Arma, ricevere una formazione funzionale e poi decidere se proseguire o meno. Anche se la permanenza dovesse essere limitata nel tempo, il bagaglio accumulato costituisce un valore concreto da riportare nel mondo civile.
Questa iniziativa rappresenta una forma di “contaminazione”, un termine usato dallo stesso Luongo per descrivere uno scambio reciproco di esperienze che arricchiscono le parti coinvolte. La contaminazione si traduce in un arricchimento culturale e professionale che non rimane confinato all’interno dei ranghi, ma si propaga verso la società. Non si tratta solo di reclutamento, ma anche di un modo per aggiornare l’arma con idee e attitudini fresche provenienti dall’esterno.
Le sfide dell’era digitale e la formazione come chiave di adattamento
Il comandante generale ha evidenziato le trasformazioni che il mondo sta attraversando e la caduta di barriere tradizionali. In primo piano ci sono nuovi ambiti come l’intelligenza artificiale, la sicurezza informatica, la tecnologia quantistica e lo spazio. L’economia digitale e l’emergere delle criptovalute cambiano il modo in cui si manifestano i fenomeni criminosi. Per rispondere a queste minacce, l’Arma dei carabinieri ha costituito reparti specializzati che si occupano della lotta a queste nuove forme di illegalità.
La formazione diventa l’elemento che permette ai carabinieri di restare al passo e di agire con competenza. Luongo ha sintetizzato il percorso formativo in tre assi fondamentali: sapere, saper essere e saper fare. Questo metodo supera la semplice trasmissione di nozioni e si concentra anche sul carattere e sulle azioni concrete. La diversità culturale e linguistica della società in cui operano richiede anche investimenti su capacità comunicative specifiche.
L’importanza delle lingue straniere nella formazione
Le scuole dei carabinieri dedicano molto spazio alle lingue straniere con tre livelli di formazione: base, specializzazione e intensivo per ufficiali. Alcuni militari parlano lingue come cinese o arabo, ciò consente loro di rispondere efficacemente alle richieste dell’autorità giudiziaria in occasione di indagini internazionali o fenomeni criminali legati a comunità multiculturali. L’adattamento passa quindi anche attraverso la preparazione linguistica, che si rivela una risorsa indispensabile nel lavoro quotidiano.
Un’organizzazione che cambia per necessità ma senza rinnegare la propria identità
L’Arma dei carabinieri si trova a un punto cruciale: affrontare il mutamento senza perdere ciò che la rende riconoscibile. La tradizione resta un punto di riferimento e uno scudo che difende la continuità storica, ma la strada scelta da Luongo è chiara. Non si tratta solo di aggiornarsi ma di cercare un dialogo con le nuove generazioni e con le competenze che si rinnovano. La sfida è riuscire a combinare la storia con le tecnologie e le esigenze attuali.
Le parole del comandante disegnano un’organizzazione che prova ad aprirsi senza contraddizioni, una realtà in cui la formazione assorbe il peso di normare e consolidare le capacità, in un mondo che invece è in continua evoluzione, fino a diventare globale e digitale. Il percorso delineato punta a garantire presenza e attenzione sul territorio, rispondendo contemporaneamente alle trasformazioni sociali e tecnologiche. Sarà nei fatti e nel tempo che si misurerà la tenuta di questo progetto.