Il calcio non è solo un gioco, ma uno specchio delle tensioni sociali e culturali della società. Nel 2025 l’attenzione sul ruolo dell’arbitro si conferma centrale, non solo per garantire il rispetto delle regole di gioco, ma anche per contrastare i fenomeni discriminatori che ancora emergono negli stadi e fuori. A Santa Maria Capua Vetere, presso l’università della Campania Luigi Vanvitelli, esperti del diritto e operatori sportivi si sono confrontati sul tema, evidenziando il valore dell’arbitro come figura chiave per promuovere equità e inclusione nel calcio.
Riflessioni sul ruolo attuale dell’arbitro
Le parole di federico la penna, arbitro internazionale e avvocato, mettono in luce come l’esperienza e la formazione siano fondamentali per esercitare il ruolo arbitrale. La penna ha spiegato che l’arbitro deve “avere buon senso” acquisito non solo durante le partite o gli allenamenti, ma anche grazie a un percorso di insegnamento formale, supportato dalla giurisprudenza. La sua esperienza personale include casi di sospensione di partite a causa di atti discriminatori di natura territoriale o etnica.
È evidente come il lavoro dell’arbitro sia oggi più ampio e complesso rispetto al passato. Non si tratta solo di applicare le regole tecniche, ma di mantenere l’ordine mostrando comportamenti che rafforzino il rispetto delle decisioni e proteggano i valori dello sport pulito. Gli arbitri sono chiamati a essere protagonisti nell’arginare fenomeni di intolleranza che rischiano di rovinare la pratica sportiva e il suo significato sociale.
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Un convegno per riflettere tra discipline
Il convegno “le libertà al fischietto” nato dalla collaborazione tra il dipartimento di giurisprudenza e quello di lettere e beni culturali, si è concentrato sulle responsabilità civili e sociali degli arbitri di calcio. L’evento ha raccolto docenti, esperti e dirigenti come raffaele picaro e giulio sodano, che hanno aperto i lavori sottolineando il valore culturale e sociale del calcio.
Antonio fuccillo, direttore del centro di ricerca Osservatorio su enti religiosi, patrimonio ecclesiastico e organizzazioni non profit, ha invitato a guardare alla figura dell’arbitro come a un’“agenzia interculturale” che può favorire l’incontro tra persone di provenienze diverse, durante le partite. Fuccillo ha posto l’accento su come il calcio possa essere occasione di unione e non di divisione, mettendo in evidenza il lavoro degli arbitri come mediatori di questa convivenza.
La giornata ha rappresentato un momento per mettere a fuoco le sfide e le opportunità che si presentano nel calcio contemporaneo. Il confronto tra accademia e operatori sul campo ha evidenziato la necessità di protocolli condivisi e una formazione mirata agli arbitri, per affrontare le discriminazioni con strumenti più efficaci.
Il quadro giuridico e l’impegno civico degli arbitri
La complessità del ruolo arbitrale nel 2025 non si limita al campo sportivo. Il prof. guido clemente di san luca ha spiegato il quadro normativo che sostiene la giuridicità dell’attività arbitrale. Secondo clemente di san luca, il riconoscimento giuridico degli arbitri non si esaurisce nella gestione della partita, ma si estende agli ambiti disciplinari e alla tutela dei valori fondamentali.
Questa posizione trova riscontro nell’esperienza quotidiana di arbitri come claudio gavillucci, ex fischietto con un impegno noto nel contrasto del razzismo. Gavillucci ha raccontato come la società chieda agli arbitri di assumere un ruolo di presidio attivo per evitare che comportamenti discriminatori minino il senso stesso della competizione e dello spettacolo sportivo.
Partecipanti come antonio zappi, presidente dell’associazione italiana arbitri , hanno affrontato il tema dal punto di vista organizzativo, riflettendo sulle difficoltà che si incontrano nelle partite e su come sostenere la preparazione morale e tecnica degli arbitri.
Il valore civile del calcio e la responsabilità dell’arbitro
Il giornalista rai emiliano mancuso, moderatore dell’incontro, ha accompagnato la discussione sottolineando il peso civile che il calcio detiene in Italia. Lo sport più seguito rappresenta infatti un ambito in cui la violenza verbale e fisica, i pregiudizi e le discriminazioni rischiano di radicarsi, se non contenuti.
La giornata di studio ha ribadito quello che sappiamo: l’arbitro deve essere un presidio di legalità dentro e fuori dal campo. È una figura che, con i propri gesti e decisioni, può promuovere una cultura sportiva libera da aggressività e preconcetti. La formazione degli arbitri, integrando aspetti giuridici e casistici, diventa uno strumento per affinare la capacità di reagire a episodi discriminatori e proteggere il gioco e chi vi partecipa.
Le istituzioni accademiche e sportive si mostrano consapevoli dell’importanza di affrontare il tema, per non relegare le problematiche a episodi isolati, ma affrontarle con protocolli e un dialogo continuo tra arbitri, giuristi e società civile.