Il complesso abitativo del progetto C.A.S.E. a Sant’Antonio, L’Aquila, continua a dare segnali preoccupanti. Dopo il terremoto del 2009, qui hanno trovato casa molte famiglie in difficoltà. Oggi, però, alcuni spazi sono invasi da rifiuti pericolosi e attività illegali. Nonostante un recente intervento di pulizia, il degrado e la mancanza di sicurezza restano problemi gravi che pesano sulla vita degli abitanti. Gli attivisti chiedono interventi concreti e duraturi per restituire dignità e protezione a chi vive in queste periferie spesso dimenticate.
Sant’Antonio, il progetto C.A.S.E. nato dal terremoto
Il progetto C.A.S.E. Sant’Antonio è nato dopo il terremoto del 2009 che ha colpito L’Aquila. L’idea era semplice: dare una casa temporanea a chi aveva perso tutto, soprattutto alle famiglie più fragili dal punto di vista economico e sociale. Questi alloggi sono stati costruiti per far fronte all’emergenza, ma con gli anni hanno mostrato diversi problemi, soprattutto nella gestione degli spazi comuni e nella sicurezza.
Oggi in questo quartiere vivono decine di famiglie, molte con bambini e anziani. Recentemente sono stati assegnati trenta alloggi a nuclei in difficoltà, un passo importante. Ma l’assegnazione non ha risolto i problemi di fondo: la manutenzione scarsa e la mancanza di controlli hanno fatto sì che il degrado resti una costante.
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Tra i rifiuti più pericolosi ci sono siringhe abbandonate. Sono un segnale chiaro della presenza di spaccio e consumo di droga. A Sant’Antonio la situazione è difficile, e non basterebbero interventi sporadici: servono piani seri e a lungo termine.
Degrado E Insicurezza: una giornata tipo a Sant’Antonio
Girando per piazze e cortili del complesso si trovano spesso spazi impraticabili. Siringhe abbandonate, rifiuti non raccolti e un via vai di auto legato allo spaccio rendono certi angoli pericolosi, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
I bambini non hanno spazi sicuri per giocare. Le famiglie chiedono da tempo di essere ascoltate e di poter accedere a servizi essenziali per vivere con dignità. La presenza di molti anziani rende ancora più urgente avere un ambiente pulito e protetto, lontano dai rischi per la salute.
Le istituzioni hanno recentemente pulito una piazza, un gesto apprezzato, ma le altre aree restano in condizioni critiche. Senza un impegno costante e sistematico, il rischio è che tutto torni come prima, o peggio. Non basta un intervento una tantum: serve una bonifica completa e un lavoro continuo.
Attivisti in prima linea: monitoraggio e richiesta di azioni concrete
Il degrado di Sant’Antonio è sotto osservazione costante di alcuni attivisti come Gabriele Ferrara, assistente sociale, e Gamal Bouchaib, mediatore culturale. Lavorano sul territorio, documentano i problemi e spingono le autorità a intervenire con piani strutturati, non con soluzioni temporanee.
Questi attivisti sono un punto di riferimento per chi abita la periferia. Chiedono un cambio di passo: basta con i rattoppi, servono strategie durature che coinvolgano tutti. La loro richiesta è chiara: bonifiche integrali e supporti concreti per chi vive in condizioni di fragilità.
Il loro lavoro punta a far emergere una realtà spesso ignorata dalle istituzioni, con l’obiettivo di spingere davvero verso un cambiamento. Mantenere alta l’attenzione è fondamentale, così che l’emergenza non venga dimenticata e le periferie possano finalmente migliorare in sicurezza e qualità della vita.
Periferie dimenticate, serve un impegno vero a L’Aquila
Il degrado di Sant’Antonio non è un caso isolato. Molte periferie in città soffrono di scarsa manutenzione, mancanza di servizi e illegalità. Spazi pubblici trascurati e traffico illegale pesano sulla vita soprattutto dei più fragili.
Le famiglie chiedono di essere ascoltate e di vedere fatti, non solo promesse. Serve un progetto che restituisca dignità e sicurezza, ma anche opportunità per migliorare davvero la vita di tutti i giorni. Questo vuol dire agire su più fronti: pulizia, sicurezza, assistenza sociale e, soprattutto, coinvolgere chi abita questi quartieri.
Senza un impegno serio e costante, anche gli spazi appena ripuliti rischiano di tornare al degrado. Le periferie hanno bisogno di attenzione continua e risorse stabili, per diventare luoghi vivi e protetti, non solo quartieri segnati da abbandono e precarietà.
Sant’Antonio a L’Aquila è un campanello d’allarme: serve rivedere le politiche per chi vive in condizioni fragili, andando oltre l’emergenza e riconoscendo la complessità di queste comunità. La sicurezza e la qualità della vita non possono continuare a pagare il prezzo di problemi strutturali mai risolti.