l’appello di wael al-dahdouh a udine: l’europa deve ascoltare la tragedia di gaza senza silenzi

l’appello di wael al-dahdouh a udine: l’europa deve ascoltare la tragedia di gaza senza silenzi

Wael Al-Dahdouh e Safwat Al-Kahlout, premi Terzani 2025, denunciano da Udine il silenzio internazionale e chiedono all’Unione europea un impegno urgente per la crisi umanitaria e i diritti a Gaza.
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Wael Al-Dahdouh, giornalista palestinese premiato al festival di Udine, denuncia la drammatica situazione a Gaza e chiede all’Unione Europea un impegno concreto contro il silenzio internazionale che aggrava la crisi umanitaria e i rischi per i civili e i cronisti. - Gaeta.it

La situazione a Gaza resta drammatica, con una popolazione civile intrappolata in condizioni disperate tra assedi e violenze. Da Udine, il giornalista palestinese Wael Al-Dahdouh, premio Terzani 2025, ha chiesto all’Unione europea un impegno concreto e senza esitazioni. L’appello arriva durante il festival vicino/lontano, in un momento in cui l’attenzione internazionale fatica a tradursi in azioni efficaci per salvare vite umane e proteggere i diritti fondamentali nella striscia di Gaza.

il ruolo di wael al-dahdouh e la sua testimonianza diretta dalla striscia di gaza

Wael Al-Dahdouh, capo dell’ufficio di Al Jazeera a Gaza, ha una storia segnata da dolore e resistenza. Soprannominato “la Montagna” per la sua fermezza nel raccontare la realtà sotto il fuoco, ha perso la moglie e tre figli durante i bombardamenti. Ferito e costretto all’evacuazione, non ha mai smesso di informare il mondo sulle condizioni nel territorio palestinese. Il suo lavoro si fonda sulla convinzione che il giornalismo rappresenti una missione umanitaria, necessaria per portare alla luce la verità, anche quando questa è difficile da accettare.

Il silenzio e l’informazione parziale

Al-Dahdouh sottolinea come il silenzio o l’informazione parziale alimentino una crisi ignorata da molte istituzioni internazionali. La sua esperienza diretta del conflitto e delle sue conseguenze umane lo rende una voce rarefatta tra i testimoni diretti, capace di esprimere il dramma quotidiano di migliaia di persone. Il suo appello all’Europa non è solo politico, ma coinvolge anche una dimensione morale e umana, chiedendo di riconoscere con chiarezza la sofferenza dietro le cifre e le statistiche ufficiali.

la richiesta all’unione europea e la denuncia del silenzio internazionale

Nel discorso tenuto a Udine, Wael Al-Dahdouh ha invitato l’Unione europea a “guardare con due occhi e due orecchie” quello che accade a Gaza, senza distogliere lo sguardo di fronte alle difficoltà o relegare la questione a un problema lontano. La sua richiesta è di un segnale chiaro e tangibile da parte delle istituzioni europee, che spesso si dichiarano paladine dei diritti umani ma si mostrano meno incisive quando si tratta del conflitto palestinese.

Critica alla differenza di trattamento

Il giornalista assieme al collega Safwat Al-Kahlout, anch’egli premiato con il Terzani 2025, ha criticato la differenza di trattamento rispetto ad altre crisi, come quella ucraina. Mentre per l’Europa si è vista una risposta rapida e solidale, per Gaza manca un intervento serio e coordinato. Al-Kahlout ha spiegato che questa indifferenza “uccide come i razzi”, sottolineando come le vittime civili siano il risultato anche della mancata reazione internazionale e non solo delle azioni belliche.

le condizioni attuali a gaza: assedio, emergenza umanitaria e attacchi ai civili

Gaza ospita circa 2,4 milioni di persone in una superficie di 370 chilometri quadrati, tutti intrappolati da oltre settanta giorni in un contesto di assedio quasi totale. La zona è sprovvista di rifornimenti essenziali, compresi gli aiuti umanitari, e il quadro sanitario è in crisi profonda. Ospedali e scuole sono stati colpiti in diverse occasioni, aggravando una situazione già critica. Il blocco e la carenza di beni primari hanno fatto della carestia uno strumento di pressione e controllo inedito e letale.

Rischi per i giornalisti

I giornalisti presenti a Udine hanno evidenziato come non manchi solo l’accesso alle risorse, ma i rischi per chi cerca di raccontare la verità. Cronisti e operatori dell’informazione vengono arrestati, feriti o persino uccisi per il solo fatto di documentare gli avvenimenti. Al-Dahdouh ha ricordato che loro non sono combattenti, bensì vittime esposte alla violenza e alle ripercussioni del conflitto per aver scelto di informare fuori dalle propaganda.

La striscia di Gaza vive una crisi complessa e dolorosa, in cui la dimensione umanitaria e quella mediatica si intrecciano. Il richiamo degli operatori della comunicazione palestinese vuole rompere un silenzio che, a molti livelli, contribuisce a prolungare la sofferenza.

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