Nel 2025 la situazione globale legata all’HIV si aggrava per via dei tagli ai programmi di sostegno da parte degli Stati Uniti. In molti Paesi, soprattutto quelli meno ricchi, le terapie per l’HIV sono state interrotte a causa della scarsità di medicinali e test diagnostici. Le organizzazioni mediche si trovano senza risorse e personale, con gravi conseguenze per la lotta contro l’Aids. L’impatto di queste scelte politiche già provoca effetti pesanti sulle persone affette dall’HIV e sulla prevenzione.
Tagli usa alla cooperazione internazionale mettono a rischio le terapie per l’hiv
I programmi statunitensi di aiuto internazionale hanno subito forti riduzioni di fondi, in particolare il Pepfar, un piano ventennale dedicato al contrasto dell’HIV e dell’Aids. La mancata riautorizzazione di questo programma ha bloccato molte forniture di farmaci antiretrovirali e strumenti per il monitoraggio dei pazienti. In diversi Paesi, questa decisione ha causato interruzioni immediate delle terapie, con rischio aumento di nuove infezioni e peggioramento delle condizioni di chi vive con il virus.
Parere di esperti
Secondo Matteo Bassetti, infettivologo e direttore del reparto Malattie infettive del policlinico San Martino a Genova, “il blocco dei fondi americani ha fatto tornare indietro la lotta all’Aids di almeno trent’anni.” Lo specialista sottolinea che “la salute globale richiede azioni coordinate, lontane da politiche miopi che non considerano la portata del problema.” Questa carenza di sostegno, infatti, rischia di far esplodere nuovamente focolai di infezione che non riguardano solo i Paesi più poveri ma, a barba lunga, anche gli Stati Uniti e altri governi.
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Conseguenze sulla sanità globale e carenza di farmaci nei paesi più vulnerabili
Diversi Stati dipendono dalla cooperazione internazionale Usa per fornire farmaci salvavita ai pazienti con HIV. Il Sudafrica è uno degli esempi più critici: circa il 20% del suo budget per il trattamento dell’HIV proveniva dagli Stati Uniti. La riduzione dei fondi ha causato una brusca diminuzione dei test diagnostici e del monitoraggio medico dei pazienti, con gravi rischi per il controllo dell’epidemia. Senza terapie continue, le persone con HIV possono sviluppare resistenza ai farmaci, peggiorare le proprie condizioni e diffondere il virus.
Il problema del personale sanitario
Le organizzazioni sanitarie e umanitarie che operano sul campo riducono il personale a causa della mancanza di finanziamenti. Molti esperti sono stati licenziati. Questa diminuzione di risorse crea un circolo vizioso: meno aiuti, meno controllo sull’epidemia, più infezioni e quindi maggiore pressione sui sistemi sanitari locali. Anche i test diagnostici scarseggiano ormai in molte aree, rallentando la diagnosi e il trattamento tempestivo.
Impatto sociale e rischi futuri della riduzione degli aiuti americani
La crisi causata dai tagli alla cooperazione internazionale espone milioni di persone a condizioni di rischio. La mancanza di terapie efficaci aumenta la mortalità e peggiora la qualità della vita. Al tempo stesso, si riaprono spazi per la diffusione del virus, con possibile ripresa dell’epidemia in diverse aree. La lotta contro l’HIV richiede continuità e coordinamento globale, elementi che vengono compromessi dalle scelte politiche di un singolo Paese.
Una riflessione sulla salute globale
Il caso dimostra quanto la salute globale non si possa governare con frammentazioni o visioni ristrette. Le malattie infettive viaggiano oltre i confini e non rispettano divisioni nazionali. L’interruzione improvvisa di programmi come il Pepfar spinge a riflettere sui rischi a lungo termine per tutti, non solo per i Paesi più poveri. Questa situazione apre scenari preoccupanti per i prossimi anni e sottolinea l’urgenza di un impegno internazionale più stabile e duraturo sul fronte dell’HIV.