Un furto da 4,6 milioni di euro in gioielli si è chiuso con un non luogo a procedere deciso dal gup di Bolzano, dopo la remissione di querela da parte della vittima. L’episodio risale al 2023, quando un uomo e tre complici avevano rubato pietre preziose durante una sosta sull’autostrada del Brennero. Nel procedimento sono cadute le aggravanti che avrebbero reso il reato procedibile d’ufficio.
Il furto milionari sull’autostrada del brennero
Il furto è avvenuto nell’area di servizio Isarco est, sulla autostrada del Brennero, a Ponte Gardena, in provincia di Bolzano. Un rappresentante tedesco di gioielli, di ritorno da una fiera nel vicentino, aveva fermato il suo suv per una sosta. In quel momento, quattro individui hanno messo in atto il colpo. Uno di loro ha tagliato con un coltello uno pneumatico del veicolo, costringendo la vittima a fermarsi alla vicina officina di Chiusa. Qui i ladri hanno prelevato il carico di gioielli lasciato incustodito davanti all’officina ed sono poi fuggiti.
Le pietre rubate erano due: una rubellite valutata 3,5 milioni di euro e una tormalina paraiba stimata oltre un milione. Il valore complessivo del bottino ha raggiunto i 4 milioni e 600 mila euro. Il metodo del furto è stato pianificato per bloccare il veicolo e facilitare il prelievo del prezioso carico senza attirare sospetti.
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Identificazione e procedimento giudiziario
Le forze dell’ordine hanno analizzato le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza lungo l’autostrada e nell’area di servizio. Grazie a queste immagini sono stati individuati i quattro sospetti, tutti residenti in Lombardia. Il principale indagato, un uomo di 41 anni, è stato arrestato durante le indagini, mentre gli altri tre complici sono stati denunciati.
Il reato contestato era il furto aggravato in concorso, punito con una pena prevista tra 3 e 10 anni di carcere, data l’entità della refurtiva e le modalità del colpo. Il procedimento si è svolto davanti al giudice per l’udienza preliminare di Bolzano.
Remissione di querela e non luogo a procedere
Prima dell’udienza, le parti coinvolte hanno raggiunto un accordo che ha portato la vittima – il rappresentante tedesco dei gioielli – a presentare la remissione di querela. Il contenuto di questo accordo non è stato reso pubblico e rimane riservato. La remissione ha fatto cadere le aggravanti associate al danno ingente, che rendevano il reato procedibile d’ufficio.
La mancanza di queste aggravanti ha fatto sì che il giudice emettesse il non luogo a procedere. Con questa sentenza, il procedimento nei confronti dei quattro indagati si è chiuso senza condanna, annullando di fatto l’accusa di furto aggravato in concorso.
Protagonisti della vicenda e implicazioni legali
L’uomo principale del gruppo, difeso dagli avvocati Nicola Nettis e Antonio Cristallo, è risultato l’unico arrestato nel corso dell’inchiesta. I tre complici, pur denunciati, non hanno avuto misure cautelari in carcere. Tutti risiedono in Lombardia e sono stati seguiti dalla stessa difesa nel procedimento.
L’accordo raggiunto testimonia la possibilità, in casi come questo, di chiudere un procedimento penale attraverso la remissione di querela, soprattutto quando la vittima decide di ritirare la denuncia. Questo ha effetti diretti sull’applicazione delle pene e sulle modalità di giudizio in tribunale.
L’episodio sottolinea quanto sia delicato il percorso tra indagine e giudizio nel furto di beni preziosi. Non solo la prova, ma anche la volontà della parte lesa incide sul destino dell’accusa. Resta aperto il dibattito su come tutelare al meglio merci di alto valore durante spostamenti su strada e come procedere nei casi di reati a danno di privati.