La trattativa per cedere lo stadio san siro e le aree intorno a Inter e Milan sembra in bilico. Il Comune di Milano punta a chiudere l’accordo entro la fine di luglio, ma le recenti indagini sull’urbanistica coinvolgono pezzi importanti dell’amministrazione. L’assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, figura chiave nella vicenda, è sotto inchiesta e la procura ha chiesto i suoi arresti domiciliari. Anche il sindaco Giuseppe Sala è tra gli indagati, cosa che complica ulteriormente la situazione. In gioco c’è non solo il futuro dello stadio, ma anche una delicatezza temporale legata a un vincolo storico che scatterà a novembre.
La road map del comune per la vendita dello stadio san siro e le difficoltà dovute alle indagini
Il sindaco Giuseppe Sala aveva messo in piedi un calendario serrato per portare a termine la cessione: prevista la delibera in giunta entro lunedì, seguita da due sedute di commissione e infine il voto in consiglio comunale. La vendita include lo stadio san siro e le aree adiacenti, destinati a Inter e Milan per 197 milioni di euro, prezzo concordato con l’agenzia delle entrate.
Rallentamenti per arresti domiciliari e indagini
Ma il processo rischia ora di bloccarsi. Giancarlo Tancredi, assessore alla rigenerazione urbana, figura centrale nella trattativa, è stato raggiunto da una richiesta di arresti domiciliari. Non solo, anche il sindaco Sala è ora indagato. Queste novità rallentano la macchina amministrativa in un momento già critico, perché a novembre scatterà il vincolo di tutela storica sul secondo anello dello stadio, che impedirà di demolirlo o effettuare modifiche importanti.
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Tutto ciò impone una corsa contro il tempo. Sala dovrà riferire lunedì in consiglio comunale sullo stato delle cose, ma ieri si è preso un giorno per riflettere, dopo intense consultazioni con i partiti della sua maggioranza e l’assessore coinvolto nelle indagini.
Divisioni all’interno della maggioranza e dubbi sulle dimissioni dell’assessore tancredi
La situazione generale dentro la maggioranza appare complicata. Mentre il sindaco Sala sembra intenzionato a non fare marcia indietro sulla vendita dello stadio, i partiti che lo sostengono mostrano incertezze crescenti. I Verdi, da sempre contrari all’operazione, sono stati tra i primi a sollecitare un blocco immediato alla vendita, con Carlo Monguzzi che ha ribadito la necessità di fermare il processo.
Malumori nel pd e rischio maggioranza mancata
Anche il Partito democratico teme i rischi legati alla pressione della procura sulle questioni urbanistiche, operazioni che potrebbero ormai coinvolgere anche la cessione dello stadio. Cinque consiglieri della maggioranza, già in passato contrari alla vendita, potrebbero non dare il loro supporto alla delibera, con il possibile effetto di mancare la maggioranza richiesta.
Questi segnali di tensione mostrano come la partita politica interna all’amministrazione stia diventando delicata. Tanto che si sente diffusa la convinzione che l’assessore Tancredi stia per rassegnare le dimissioni, dopo la richiesta degli arresti domiciliari.
Opposizione e tar confermano che la stagione politica sarà complessa per sala
L’opposizione, intanto, ha chiesto al sindaco Sala di fare chiarezza sul sostegno in consiglio comunale. La vice segretaria della Lega e consigliera comunale Silvia Sardone ha puntato il dito sull’incertezza dei numeri in aula. Secondo lei, quasi metà della maggioranza lo avrebbe abbandonato, mettendo a rischio tutte le decisioni più importanti della giunta, dalla vendita dello stadio al piano di governo del territorio e alle riqualificazioni dei quartieri.
Sentenza tar e slittamento vincolo storico
Sul fronte giudiziario il Comune ha ricevuto una boccata d’ossigeno dal Tar, che ha respinto il ricorso di sospensione presentato dal comitato Sì Meazza. Il tribunale ha stabilito che il vincolo di tutela storica non è scattato a gennaio come sosteneva il comitato, bensì sarà valido dal 10 novembre 2025. Quest’ultima data è confermata sia dalla soprintendenza che dal Comune, ed è quindi ritenuta attendibile.
Questo tempo in più permette di non dover fermare ora l’operazione. Eppure, le nuove indagini e le tensioni politiche potrebbero creare ritardi significativi sulla tabella di marcia, mettendo a rischio un’operazione avviata nel 2019 e mai completamente definita.