La provincia di Trento ha lanciato un bando che in poche settimane ha raccolto quasi trecento domande per ridare vita ai borghi e agli immobili dei comuni più isolati. Tra i protagonisti di questo rilancio c’è la Val di Rabbi, che si conferma un esempio concreto di recupero e rinascita di una zona alpina autentica, meno battuta dal turismo rispetto ad altre aree delle Dolomiti.
Val Di Rabbi, dalla crisi demografica al cuore della rinascita
La Val di Rabbi ha attraversato un lungo periodo di spopolamento. Tra gli anni Trenta e Cinquanta contava più di duemila abitanti; negli anni Novanta erano rimasti meno di 1500. Come in molte altre zone di montagna, la fuga verso le città e i poli industriali aveva svuotato la valle.
Ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. Il bando provinciale contro lo spopolamento ha ricevuto 291 domande, di cui trenta solo dalla Val di Rabbi. Un segnale chiaro: la valle sta tornando a essere considerata un posto dove vivere o tornare. Il sindaco Lorenzo Cicolini ha sottolineato che due terzi delle richieste arrivano da residenti, a dimostrazione di una voglia concreta di restare o ritornare. E con il secondo turno del bando in arrivo questo autunno, il movimento sembra destinato a crescere.
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Non si tratta solo di un ritorno numerico, ma di un modo più consapevole di valorizzare e proteggere un territorio che ha conservato un’identità forte, nonostante anni di abbandono.
Perché la Val Di Rabbi sta tornando a essere un posto ambito
Sono diversi i motivi che rendono la Val di Rabbi un’opzione interessante per chi vuole tornare a vivere in montagna senza rinunciare ai servizi. La valle è ben collegata alla vicina Val di Sole, il cuore economico della zona, con opportunità di lavoro e collegamenti comodi senza dover andare troppo lontano. Inoltre, Trento si raggiunge in circa un’ora di macchina, mantenendo il contatto con il capoluogo.
Ma ciò che fa davvero la differenza è il modo in cui la Val di Rabbi ha conservato il suo paesaggio alpino. Qui non ci sono impianti sciistici di massa o infrastrutture invasive, né serre o pali di cemento a rovinare i prati. Non si vedono coltivazioni intensive, grazie a scelte precise della comunità e delle amministrazioni locali. Anche l’accesso al Parco Nazionale dello Stelvio è regolato per evitare il sovraffollamento e proteggere l’ambiente.
La gestione attenta punta a conservare la natura, permettendo però uno sviluppo economico sostenibile. È un esempio di come si possa vivere in montagna in modo equilibrato, con una buona qualità della vita che unisce tradizione, natura e funzionalità. Per chi cerca un’alternativa alle città senza rinunciare al futuro, la Val di Rabbi offre un’opportunità concreta.
Il bando provinciale e il nuovo interesse per i borghi trentini
Il bando contro lo spopolamento lanciato dalla provincia di Trento ha riscosso un grande successo in poche settimane, con 291 richieste arrivate da tutto il territorio. L’iniziativa mette a disposizione contributi fino a 100 mila euro per chi vuole ristrutturare case e immobili nei comuni più piccoli, un modo concreto per evitare che i paesi si svuotino del tutto.
La Val di Rabbi si è distinta per il numero di domande, ben trenta, segno di un fermento reale e di un forte legame con il territorio. Il sindaco Lorenzo Cicolini ha definito questo movimento un segnale importante di vitalità, soprattutto perché molti richiedenti sono già residenti, segno di una volontà autentica di restare o tornare.
Il bando avrà un secondo turno in autunno, un’altra occasione per sostenere la rinascita dei borghi di montagna. Il successo di questa iniziativa potrebbe innescare un effetto domino che coinvolga non solo la Val di Rabbi, ma anche altre vallate e paesi del Trentino, cambiando il volto della montagna italiana nei prossimi anni.
Questa ripresa non è solo un ritorno di persone, ma una scelta precisa che mette al centro la tutela dell’ambiente e lo sviluppo locale, bilanciando natura, abitanti e lavoro. In questo scenario la Val di Rabbi si conferma come un modello da seguire.