La tutela e valorizzazione di 130 peschiere storiche tra le colline di orsogna in abruzzo come rifugio della biodiversità

La tutela e valorizzazione di 130 peschiere storiche tra le colline di orsogna in abruzzo come rifugio della biodiversità

Un progetto promosso dalla Bio Cantina Sociale Orsogna tutela 130 peschiere storiche tra Orsogna e Chieti, studiandone la biodiversità e coinvolgendo comunità locali per preservare flora, fauna e tradizioni agricole.
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Il progetto promosso dalla Bio Cantina Sociale Orsogna tutela circa 130 peschiere storiche nelle colline di Orsogna (Chieti), preziosi ecosistemi d’acqua dolce che ospitano biodiversità rara, con l’obiettivo di conservarne flora, fauna e valore culturale. - Gaeta.it

Tra le dolci colline di Orsogna e i paesi circostanti, in provincia di Chieti, si trova un patrimonio poco conosciuto che risale anche all’800: circa 130 peschiere, bacini d’acqua di medie dimensioni che hanno accompagnato la vita contadina per generazioni. Questi specchi d’acqua, oggi, attirano l’attenzione per il loro ruolo nell’ospitare una ricca biodiversità animale e vegetale e sono oggetto di un progetto che ne studia e protegge la flora e la fauna. L’iniziativa, promossa dalla Bio Cantina Sociale Orsogna, un produttore di vino biologico e biodinamico, vuole salvaguardare questi ecosistemi ormai rari, espressione dell’interazione tra l’uomo e la natura nelle aree rurali.

La storia e il valore delle peschiere nel paesaggio agrario di orsogna

Le peschiere sono vasche di acqua dolce, la maggior parte con una superficie di circa 40 metri quadri e una profondità di un metro, edificati principalmente nel XIX secolo. I contadini le utilizzavano come riserva d’acqua per usi domestici, per abbeverare gli animali e per irrigare gli orti durante i mesi più secchi. Questi bacini si trovano disseminati nelle colline tra la Maiella e il mare Adriatico, rappresentando numerosi piccoli ecosistemi dove, nel corso degli anni, la fauna e la flora hanno trovato terra fertile per svilupparsi.

Con la fine dell’uso agricolo tradizionale, molte peschiere hanno perso la loro funzione originaria. Alcune si sono prosciugate o ricoperte di vegetazione spontanea. Tuttavia, altre sono diventate rifugi per specie animali e vegetali, spesso rare o a rischio, creando micro ambienti riconosciuti come di importante valore ecologico. Le peschiere testimoniano un paesaggio agrario antico e ricco di memorie, in cui l’acqua ha rappresentato una risorsa indispensabile e l’uomo ha modellato l’ambiente in modo durevole.

Il progetto “peschiere, microcosmo di biodiversità” e gli attori coinvolti

La Bio Cantina Sociale Orsogna ha annunciato la nascita di un piano di studio e tutela delle peschiere basato su una ricerca scientifica approfondita. L’azienda, che conta 300 soci e produce 3 milioni di bottiglie di vino biologico, sostiene da tempo pratiche agricole che rispettano l’ambiente e punta sulla protezione del paesaggio e della biodiversità.

Durante la presentazione del progetto, andata in scena a Orsogna alla presenza di diversi esperti, sono intervenuti il presidente Giuseppe Micozzi, che ha sottolineato l’importanza di preservare la memoria storica e le trasformazioni ecologiche di questi spazi, e il direttore enologo Camillo Zulli. Sono stati coinvolti naturalisti, biologi, etnobotanici, ricercatori universitari e rappresentanti di associazioni che collaboreranno insieme per mappare, studiare e monitorare la flora e la fauna locale.

L’obiettivo è mettere a punto un modello di gestione sostenibile delle peschiere, attraverso il coinvolgimento dei proprietari e delle comunità locali. Verranno definite linee guida per conservare gli habitat e diffondere pratiche che mantengano queste vasche come risorse ambientali vive e funzionali.

La biodiversità documentata nelle peschiere: flora, fauna e specie rare

Il progetto ha già identificato una ricca varietà di specie presenti nelle peschiere di Orsogna. In uno studio preliminare fatto alla peschiera della famiglia Damiano sono state censite 40 specie di piante, tra cui il lino d’acqua e il carice volpina, entrambe molto rare nel territorio. Lungo le rive e nelle acque sono stati trovati diverse specie di anfibi, come il tritone italiano e la raganella italiana, indicativi di ambienti umidi di qualità elevata.

Numerosi insetti acquatici contribuiscono al complesso ecosistema, tra cui larve di libellula. Un dato interessante riguarda la presenza del granchio di fiume, ormai difficile da trovare in molti corsi d’acqua abruzzesi. Anche gli uccelli frequentano abitualmente queste peschiere: 51 varietà di volatili sono state osservate nelle aree connesse agli specchi d’acqua.

Queste scoperte mettono in luce il valore ambientale delle peschiere, che non sono semplici riserve d’acqua, ma veri habitat dove specie particolari hanno trovato un rifugio, in un territorio che si trasforma.

Fasi del progetto e metodi di studio per la tutela delle peschiere

Il percorso di tutela prevede diverse fasi strutturate e ripetute su tutte le 130 peschiere della zona. Inizieranno con uno studio naturalistico e geologico del territorio, che comprenderà la georeferenziazione puntuale di ogni singola vasca. Saranno poi raccolti dati storici sulla costruzione e sulle funzioni originarie di questi bacini, per ricostruire la loro evoluzione e il ruolo sociale nell’agricoltura contadina.

Successivamente si affronteranno rilievi botanici e faunistici dettagliati, usando metodi precisi come quelli di Raunkiaer e Braun-Blanquet per le piante, e IKA e IPA per la fauna. Si rivolgerà particolare attenzione sia alla flora sia a specie vertebrate e invertebrate, con l’obiettivo di mappare con precisione la biodiversità presente.

Si lavorerà insieme ai proprietari, spesso famiglie locali, per promuovere competenze nella gestione sostenibile delle peschiere. Questo coinvolgimento diretto ha il compito di assicurare pratiche consistentemente orientate alla conservazione, come la cura dell’acqua e il controllo delle condizioni ambientali.

Il ruolo del monitoraggio e della comunità nella salvaguardia

Il progetto non si esaurisce con la mappatura iniziale. La Bio Cantina Sociale Orsogna gestirà anche un monitoraggio nel tempo, per verificare le condizioni delle peschiere e le risposte della biodiversità agli interventi di tutela. Questi controlli regolari serviranno per adattare le strategie, comprendere i cambiamenti naturali e tutelare le specie più vulnerabili.

I proprietari e i membri della cooperativa sono chiamati a partecipare attraverso l’associazione “Habitat peschiera, custodi di biodiversità agricola”, un gruppo dedicato alla cura e alla sorveglianza di questi ambienti. La consapevolezza locale si rafforza così, con la possibilità di trasmettere la conoscenza e l’attenzione alle future generazioni.

Il progetto inserisce le peschiere in un contesto più ampio che coinvolge la Banca del Germoplasma del Parco della Maiella e si riallaccia alla valorizzazione della cultura contadina e dei suoi saperi.

La sfida dei cambiamenti climatici e l’importanza degli ambienti acquatici

L’incremento delle temperature e i periodi di siccità rappresentano minacce dirette per le peschiere e per gli ecosistemi che ospitano. Ambienti acquatici come questi rischiano di sparire, con un impatto significativo su molte specie, in particolare anfibi ed insetti, che dipendono da ristagni d’acqua stabile.

Il direttore della World Biodiversity Association, Nicola Tormen, ha confermato la presenza di specie acquatiche tipiche nelle peschiere illustrando esempi concreti presi da campioni d’acqua. Lo studio delle peschiere assume così un peso rilevante per la conservazione della biodiversità locale davanti alle trasformazioni ambientali in corso.

L’azione di tutela di organismi e di servizi ecosistemici legati a queste strutture diventa un elemento centrale per la salvaguardia della natura e per conservare tracce di un’area rurale che mantiene una forte identità.

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