Il via libera del department of livestock development thailandese riaccende le esportazioni italiane di carne suina stagionata destinate all’Asia, dopo il blocco imposto nel 2022 a causa della peste suina africana. Questa riapertura segna un passo importante per le imprese italiane, che potranno tornare a un mercato asiatico di rilievo con scambi valutati in milioni di euro.
Il divieto di importazione per peste suina africana e l’impatto sulle esportazioni italiane
Nel febbraio 2022 la thailandia ha sospeso le importazioni di carne suina stagionata dall’Italia in risposta ai focolai di peste suina africana rilevati sul territorio italiano. Questa malattia, altamente contagiosa tra i suini, ha spinto le autorità thailandesi a tutelare il loro mercato interno e la sicurezza sanitaria nazionale, evitando il rischio di introdurre il virus attraverso le importazioni.
Le conseguenze del blocco sulle esportazioni
Il blocco ha avuto ripercussioni dirette sull’export italiano di prodotti suini verso il sudest asiatico, area che rappresenta una fetta significativa del commercio italiano in questo settore. Nel 2022 le esportazioni di carne suina stagionata in thailandia si aggiravano intorno a 7 milioni di euro, cifra che rispecchiava un mercato solido ma delicato. Il divieto ha sospeso queste merci, causando una pausa forzata per gli esportatori italiani e una perdita di quote in un mercato strategico.
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L’interruzione ha inoltre evidenziato la sensibilità delle catene di approvvigionamento agroalimentari alle emergenze sanitarie, lasciando aperta la sfida di garantire la sicurezza delle produzioni e la fiducia dei paesi importatori senza interrompere i flussi commerciali.
Gli sforzi diplomatici e istituzionali per la riapertura del mercato thailandese
La ripresa del commercio nasce da una serie di negoziati e interventi coordinati tra i ministeri italiani e thailandesi, oltre alle strutture impegnate nel controllo della peste suina africana. Il ministro dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, francesc lollobrigida, ha guidato i contatti diretti con la collega thailandese, narumon pinyosinwat, durante una visita lo scorso novembre a bangkok.
Lollobrigida ha sottolineato la complessità delle trattative, condotte in stretto coordinamento con il ministero della salute italiano e la struttura commissariale per la peste suina africana. La collaborazione, altrimenti difficile tra enti diversi, si è rivelata fondamentale per restituire credibilità e garanzie sanitarie alle esportazioni italiane. La rappresentanza italiana a bangkok ha svolto un ruolo chiave nel dialogo con il country partner.
Protocolli sanitari e nuova fiducia
Il risultato di questi mesi di confronto sono stati protocolli sanitari e controlli rafforzati, che hanno convinto il department of livestock development thailandese a revocare il blocco. Questo scenario dimostra quanto la diplomazia commerciale e il lavoro istituzionale siano cruciali per tutelare i produttori italiani e mantenere aperti mercati rilevanti.
Le prospettive per le imprese italiane e il valore economico della riapertura
Con il via libera ufficiale, le aziende italiane potranno ricominciare a esportare carne suina stagionata in thailandia, un mercato che già nel 2022 valeva milioni di euro. Tornare a quei livelli significherà recuperare una fetta importante di mercato asiatico, dove la domanda per prodotti italiani resta alta.
Gli imprenditori vedono in questa notizia la possibilità di rilanciare l’export e consolidare la posizione dell’Italia nel campo delle specialità agroalimentari di qualità. La riapertura partirà con il rafforzamento dei controlli sanitari preventivi, utili a evitare nuovi focolai e mantenere la fiducia dei consumatori thailandesi.
Il ministro lollobrigida ha evidenziato che questa concessione rappresenta un attestato di fiducia verso la qualità e la sicurezza dei prodotti italiani. Il settore suinicolo, soprattutto per quanto riguarda le carni lavorate e stagionate, si consolida così come uno dei pilastri delle esportazioni agroalimentari nazionali all’estero, con sbocchi commerciali concreti in aree geografica strategiche come l’asia.
L’attesa da oltre due anni ha lasciato spazio a un mercato in pausa, ma la ripresa concreta delle esportazioni potrà rafforzare la presenza italiana e sostenere le aziende locali impegnate nella produzione e lavorazione delle carni suine stagionate.
China, giappone e altre destinazioni asiatiche: il ruolo della thailandia nel commercio suino italiano
La thailandia, oltre a essere un mercato diretto di grande interesse, svolge un ruolo di hub regionale per il commercio di prodotti suini in asia. Il suo porto e la rete distributiva possono influenzare il flusso delle merci verso altri importanti paesi come china e giappone. La riapertura quindi non rappresenta solo un ritorno in un singolo mercato, ma una possibilità di rientrare nel circuito commerciale asiatico più ampio.
Rapporti culturali e diplomatici oltre il commercio
Le relazioni costruite con bangkok si spingono oltre la semplice importazione, interessando scambi culturali e diplomazia commerciale che valorizzano il made in italy. Riuscire a superare gli ostacoli legati alla peste suina rafforza la posizione italiana nel sudest asiatico, considerato un’area in crescita per i prodotti agroalimentari italiani.
Grazie alle strutture di controllo sanitarie potenziate, la thailandia può ora accogliere nuovamente le carni italiane con garanzie superiori rispetto a prima della crisi. Questo passo dovrebbe invogliare altri paesi asiatici a rivedere le proprie limitazioni, seguendo l’esempio thailandese per riattivare scambi con l’Italia.
Il mercato thailandese si conferma dunque un punto di riferimento per il settore suinicolo italiano, con prospettive che vanno oltre la semplice vendita di prodotti ma coinvolgono la rete commerciale e la presenza dell’Italia nel continente asiatico.