La street artist laika sfida orban a budapest con un poster che lo ritrae al pride in versione queer

La street artist laika sfida orban a budapest con un poster che lo ritrae al pride in versione queer

La street artist italiana Laika denuncia a Budapest la repressione del governo Orban con un murale provocatorio che invita a difendere i diritti civili e contrastare l’estrema destra in Ungheria.
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La street artist italiana Laika ha realizzato a Budapest un murale provocatorio che ritrae Viktor Orban in abiti arcobaleno, denunciando la repressione e invitando a un’Ungheria più inclusiva e rispettosa dei diritti civili. - Gaeta.it

La capitale ungherese si è svegliata con un’immagine insolita e provocatoria firmata da Laika, street artist italiana da tempo impegnata contro la repressione e le derive sovraniste in Europa. Il ritratto del premier Viktor Orban, vestito con i colori dell’arcobaleno e protagonista di una scena che richiama una sfilata Pride, è comparso all’alba nel centro di Budapest. L’iniziativa non è solo un gesto artistico, ma una denuncia e un invito a immaginare un’Ungheria diversa, più aperta e rispettosa dei diritti civili.

Laika e la provocazione visiva contro il governo orban

Laika ha scelto un’immagine molto forte per esprimere la sua critica nei confronti del governo ungherese. Il ritratto mostra Viktor Orban in abiti queer, mentre sventola la bandiera arcobaleno, simbolo dei diritti LGBTQIA+, accompagnato dalla scritta “Free Maja” dedicata a una militante antifascista non-binary detenuta in Ungheria. La street artist ha spiegato che la sua opera vuole essere una provocazione, ma non uno scherno: rappresenta piuttosto un sogno, quello di un Ungheria dove il premier rispetti i diritti umani, smetta di restringere le libertà e si schieri al fianco delle comunità in lotta per i propri diritti.

L’opera si colloca in un contesto politico teso, dove la legge e lo stato di diritto sono messi sotto pressione da norme liberticide e repressione delle proteste. Il ritratto di Orban “marciatore per i diritti civili” appare come un’utopia, ma anche come un segnale di sfida e di speranza, capace di scuotere cittadini e istituzioni.

Dalla pandemia a budapest: laika contro le idee omofobe di orban

La presenza di Laika nella capitale ungherese è il punto di arrivo di anni di battaglie contro le politiche sovraniste e conservatrici di Orban e del suo partito. La street artist ricorda come già durante il periodo del covid ha preso di mira alcuni esponenti chiave della politica omofoba ungherese, tra cui l’eurodeputato József Szàier, coinvolto in uno scandalo gay che ha messo in evidenza le contraddizioni del partito al potere.

In questi anni, Laika si è battuta anche per la liberazione di attivisti come Ilaria Salis, affrontando ripetute minacce da parte dell’estrema destra locale. Non a caso, ha deciso di portare la sua protesta direttamente nelle strade di Budapest, partecipando anche alle manifestazioni a sostegno del sindaco Gergely Karácsony, che ha confermato la volontà di far svolgere il Pride nonostante le minacce neonaziste che lo accompagnano.

La crescita dell’estrema destra e lo stato di diritto sotto pressione in ungheria

L’artista segnala come l’ondata sovranista e guidata dall’estrema destra in Ungheria metta a rischio la democrazia e i diritti fondamentali. L’ultima edizione del Pride a Budapest ha dovuto fare i conti con un clima di tensione, con gruppi neonazisti che hanno ottenuto permessi per manifestare nelle stesse date, creando un mix pericoloso di paure e conflitti sociali.

Laika ricorda come questo clima oscuri l’orizzonte di molte comunità, ma coinvolga anche chi non è direttamente toccato dalla repressione. Secondo la street artist, la partecipazione collettiva è l’unica via per cambiare la situazione. Rivendica anche la delusione per il fallimento del referendum che avrebbe potuto fermare alcune derive autoritarie, sottolineando l’importanza di mobilitarsi prima che sia troppo tardi.

Rischi e impegno: il volto celato di laika nelle manifestazioni di budapest

Laika si muove sempre coperta da una maschera per non essere riconosciuta, consapevole dei rischi a cui si espone. Durante il blitz artistico a Budapest tutto è stato organizzato con cura per evitare ripercussioni, ma la street artist sa che l’azione può costarle cara.

La sua presenza in Ungheria vuole però lasciare un segno, sottolineare che la democrazia e i diritti umani non sono garantiti e vanno difesi dall’attacco della destra estrema. La sua lotta si fa fisica, con la coraggiosa intenzione di stare nelle strade dove si decide il futuro del paese e, più in generale, di tutta Europa. Il messaggio è chiaro: occorre rischiare per proteggere libertà minacciate e per immaginare un mondo dove “un’altra Ungheria sia possibile.”

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