Si avvicina il momento in cui la Corte di cassazione dovrà scegliere il suo nuovo primo presidente, con la pensione di Margherita Cassano fissata per il 9 settembre. Il Consiglio superiore della magistratura sarà chiamato a decidere tra Pasquale D’Ascola e Stefano Mogini, i due candidati principali. Il voto è previsto per il 4 settembre, davanti al presidente della Repubblica e del Csm, Sergio Mattarella. Tra i membri del Consiglio, la battaglia è serrata: si confrontano visioni diverse all’interno della magistratura.
D’Ascola E Mogini: chi guiderà la Cassazione?
Pasquale D’Ascola arriva al voto forte del supporto di quattro membri della quinta commissione del Csm, quella che si occupa degli incarichi direttivi. Il presidente aggiunto della Cassazione può contare su una coalizione variegata: dai togati di sinistra come Maurizio Carbone di Area e Mimma Miele di Magistratura democratica, fino a rappresentanti di Unicost e a un laico di minoranza. Calabrese, 67 anni, D’Ascola ha una carriera lunga e articolata. Ha iniziato a Verona, poi è stato nel Massimario, l’ufficio studi della Cassazione, e ha guidato la Seconda sezione civile della Suprema Corte.
Dall’altra parte c’è Stefano Mogini, segretario generale della Cassazione, sostenuto da due figure legate a correnti più conservatrici: la consigliera laica indicata dalla Lega, Claudia Eccher, e il togato di Magistratura Indipendente, Eligio Paolini. Penalista di formazione, Mogini ha esperienze internazionali e istituzionali di rilievo: è stato capo di gabinetto al ministero della Giustizia durante il secondo governo Prodi con Mastella guardasigilli, magistrato di collegamento presso l’ambasciata italiana a Parigi e esperto giuridico alla Rappresentanza italiana all’Onu. Entrambi hanno un profilo di alto livello, ma rappresentano anime diverse della magistratura.
Il voto del 4 settembre e le tensioni nel Csm
Il Csm ha un ruolo chiave nella nomina del primo presidente della Cassazione, la carica più alta della magistratura italiana. Il plenum del 4 settembre, convocato a palazzo dei Marescialli, sarà decisivo. Idealmente, la scelta dovrebbe essere unanime, viste le implicazioni istituzionali, ma le correnti interne sono divise. La quinta commissione ha dato un leggero vantaggio a D’Ascola, ma nel plenum tutto può cambiare. La partita si gioca tutta dentro il Consiglio, senza interferenze esterne.
Il presidente Sergio Mattarella, che guida anche il Csm, ha un ruolo importante come garante della nomina. La scelta del nuovo primo presidente arriva in un momento delicato per la magistratura, che deve affrontare tensioni interne e il rapporto complicato con la politica.
Magistratura e politica: clima teso nel giorno della scelta
A pochi giorni dal voto, tornano a farsi sentire le tensioni tra politica e magistratura. L’ultimo caso riguarda le parole del ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, che ha definito i magistrati “killer”. L’Associazione nazionale magistrati ha risposto subito, parlando di dichiarazioni «gravi e offensive» e ricordando che il compito dei giudici è applicare la legge nell’interesse dei cittadini, senza cedere a pressioni politiche o di parte.
Il sindacato delle toghe ha chiamato alla responsabilità chi ricopre incarichi pubblici, sottolineando quanto siano importanti parole misurate e rispettose per evitare di alimentare sospetti sulla magistratura. Questo episodio si inserisce in un clima già teso, dove i giudici sono spesso sotto attacco da parte di esponenti politici. Tutto questo rende ancora più delicata la nomina del nuovo primo presidente della Cassazione, la cui autorevolezza è fondamentale per garantire l’indipendenza e il buon funzionamento della giustizia.
La scelta del primo presidente è un passaggio cruciale, che mette in luce le divisioni dentro la magistratura e il rapporto con il potere politico. Nei prossimi giorni, la sfida tra D’Ascola e Mogini sarà al centro del dibattito pubblico e istituzionale.