La recente decisione della giunta regionale dell’Abruzzo di approvare un documento per armonizzare la gestione delle liste d’attesa sanitarie ha riacceso il dibattito politico. Il provvedimento risponde a un obbligo di legge nazionale ma incontra critiche da più parti per la sua natura rappresentata come un’azione politica autonoma, mentre i cittadini continuano a trovarsi in difficoltà nell’accesso tempestivo a visite ed esami diagnostici.
Le critiche politiche e le richieste di maggiore trasparenza
Il capogruppo di Abruzzo Insieme, Giovanni Cavallari, ha espresso critiche dure nei confronti della giunta regionale, accusandola di trasformare un obbligo di legge in un’operazione di maquillage politico. Cavallari sottolinea come i cittadini abruzzesi aspettino risposte concrete e non slogan o tentativi di attrarre consenso elettorale sulla pelle della salute pubblica.
Il rappresentante politico invita la giunta a prendere impegni precisi, con un cronoprogramma definito rispetto alle azioni da mettere in campo per ridurre i tempi di attesa. Suggerisce la necessità di pubblicare dati aggiornati e dettagliati, distinguendo le attese per singola struttura e tipologia di prestazione. Chiede inoltre di chiarire come saranno impiegate le risorse messe a disposizione dallo Stato con il decreto 73, ricordando che la salute della popolazione va tutelata con serietà e responsabilità, senza usare il tema come un terreno di propaganda.
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Le tensioni politiche evidenziano ancora una volta la difficoltà nel garantire un accesso tempestivo alla cura per tutti i cittadini abruzzesi, con la sanità pubblica che resta al centro di un confronto acceso tra forze politiche e amministrazioni locali.
I contenuti principali del documento approvato dalla giunta regionale
Tra le misure previste nel piano figurano la creazione di un sistema CUP unico a livello regionale e l’inclusione delle strutture private accreditate all’interno del percorso di prenotazione e gestione delle prestazioni. Vengono anche attivati strumenti tecnici come il tempario standard, sistemi di recall per richiamare i pazienti e la possibilità di accedere a prestazioni sanitarie in provincia diverse dal proprio domicilio.
Tuttavia, questi strumenti non rappresentano novità rispetto a quanto previsto dal decreto-legge nazionale ma piuttosto un adeguamento. Nel documento regionale non emergono soluzioni innovative o programmazioni lungimiranti indirizzate a superare in modo effettivo le criticità esistenti.
Non mancano le criticità segnalate: i percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali permangono largamente inattuati o applicati in modo non omogeneo sul territorio regionale. Le agende dedicate alle prestazioni di secondo livello restano accessibili soltanto a una platea limitata di utenti. Ancora, la pubblicazione dei dati sulla trasparenza e sui tempi di attesa è lontana dagli standard che potrebbero garantire un’effettiva conoscenza e controllo da parte dei cittadini.
Il contesto normativo dietro il piano regionale sulle liste d’attesa
L’approvazione del piano della regione Abruzzo si inserisce nel quadro normativo delineato dal decreto-legge 73 del 2024, convertito nella legge 107 dello stesso anno. Questi strumenti legislativi impongono a tutte le regioni italiane di adottare misure specifiche per ridurre i tempi di attesa nelle strutture sanitarie. Il mancato rispetto di queste disposizioni può portare all’intervento diretto dello Stato.
Il piano regionale, quindi, non nasce da una programmazione autonoma o da una strategia originale, ma rappresenta l’attuazione di un obbligo imposto dalle normative nazionali. Questa situazione evidenzia un certo ritardo nell’intervento sul tema, che da anni interessa i cittadini abruzzesi in modo urgente. Il documento approvato punta a uniformare criteri e modalità di gestione delle liste d’attesa, cercando di ridurne le disparità.