Negli ultimi vent’anni, la provincia dell’aquila ha vissuto un calo significativo del numero di residenti. Le previsioni dell’istat indicano una perdita ulteriore nei prossimi due decenni. Solo il capoluogo e pochi altri comuni mostrano tendenze contrastanti, mentre molte aree soffrono lo spopolamento. Durante un convegno all’aquila, sono stati presentati i primi risultati del percorso partecipato per il nuovo piano territoriale provinciale, pensato per affrontare questa realtà e ridisegnare il futuro del territorio.
Il calo demografico in provincia dell’aquila e le aree maggiormente coinvolte
Dal 2005 a oggi, la provincia dell’aquila ha perso circa 10 mila abitanti. L’istat stima che entro il 2045 il numero dei residenti scenderà di ulteriori 22 mila. La diminuzione non è uniforme: il capoluogo e calascio segnano una lieve crescita della popolazione, dovuta soprattutto all’arrivo di nuovi residenti, mentre paesi come avezzano, montereale, navelli e castelvecchio subequo subiscono un forte spopolamento. Questi ultimi presentano segni evidenti di declino demografico e socio-economico.
Il convegno tenutosi all’aquila ha messo in luce come questa crisi demografica sia il risultato di dinamiche complesse. Tra i fattori emergenti si evidenzia l’indice di vecchiaia molto alto: la popolazione anziana è quattro volte più numerosa dei giovani, con situazioni critiche in comuni come san benedetto in perillis, campotosto e villalago. L’ingente numero di anziani rappresenta una sfida per i servizi locali e per la capacità di attrarre risorse e investimenti.
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Impatti socio-economici del calo della popolazione
Il calo di popolazione crea vuoti non solo demografici ma anche economici e sociali. L’emorragia di residenti, specialmente giovani, limita il potenziale di sviluppo degli stessi territori e mette a rischio la conservazione del tessuto locale. Allo stesso tempo, alcune comunità straniere hanno trovato domicilio in specifiche aree. A trasacco e pescina, ad esempio, gli immigrati africani rappresentano fino al 9% della popolazione, mentre nell’area dell’aquila la comunità romena arriva all’11%. Queste presenze contribuiscono a modificare l’identità sociale, ma non sempre compensano la fuga dei residenti storici.
Il nuovo piano territoriale come risposta alle sfide demografiche e socio-economiche
Il percorso per elaborare il nuovo piano territoriale di coordinamento provinciale punta a rispondere alle criticità emerse. Secondo quanto dichiarato dal presidente della provincia, angelo caruso, il piano mira a innovare la gestione del territorio superando le norme frammentate che finora hanno complicato l’azione amministrativa. Il progetto vuole mettere in campo uno strumento più agile e dinamico, capace di adattarsi alle sfide dello sviluppo, della coesione sociale e della sostenibilità ambientale.
Un laboratorio per la pianificazione locale
Il piano si propone di diventare un esempio nazionale, un laboratorio dove sperimentare modalità diverse di governo locale e pianificazione territoriale. L’ambizione è di partendo da questa provincia, che affronta problemi diffusi nel centro italia, disegnare strategie replicabili in altre aree italiane. Questo obiettivo include anche l’adattamento alle nuove tecnologie digitali e la semplificazione procedurale per le amministrazioni.
Andrea de simone, dirigente del settore territorio e urbanistica, ha sottolineato come uno dei cardini del piano sia proprio la riduzione della complessità burocratica. “Istruzioni più chiare e tempi certi possono favorire interventi mirati e dare impulso a progetti di rilancio.” Allo stesso tempo, il piano si fonda su analisi scientifiche precise, che hanno coinvolto esperti della gran sasso science institute e dell’università dell’aquila.
Scenario economico: tra edilizia, turismo e disoccupazione
Il tessuto economico provinciale si è modificato dopo il sisma del 2009. L’edilizia ha avuto un ruolo centrale, occupando circa il 25% della forza lavoro. Il turismo è cresciuto fino a coprire il 12% degli addetti ma, contemporaneamente, si è ridotta l’attività manifatturiera. Le città più attive sotto il profilo occupazionale restano l’aquila e castel di sangro. Quest’ultima ha una economia che punta soprattutto al turismo e registra una crescita consistente dell’occupazione nel settore.
Al contrario tra avezzano e sulmona si osservano segnali di difficoltà e stagnazione. Alcuni comuni come scoppito, montereale e villalago perdono attrattività turistica, mentre castel di sangro, santo stefano di sessanio e rivisondoli vantano aumenti significativi dei pernottamenti. Ad esempio, castel di sangro ha registrato un incremento del 149% nelle presenze alberghiere dall’anno 2014.
Il turismo straniero e il turismo delle radici
Il turismo straniero è in crescita, specialmente proveniente da stati uniti, canada e europa occidentale. Un fenomeno interessante legato a questo trend è il cosiddetto “turismo delle radici”, una forma di viaggio che collega l’esperienza turistica al ritorno alle origini familiari o culturali. Questo aspetto apre possibilità di nuovi mercati e valorizzazione delle tradizioni locali.
Fondi europei e servizi locali: aspetti critici e successi
Nel quadro della pianificazione è centrale l’accesso ai finanziamenti europei e al piano nazionale di ripresa e resilienza . Alcuni comuni si distinguono per la capacità di acquisire risorse: l’aquila, castel di sangro, rocca di mezzo, calascio e san demetrio ottengono finanziamenti utili per sostenere progetti di sviluppo. Altri invece mostrano difficoltà in questa direzione, come trasacco, montereale, scanno e castelvecchio subequo.
Nel campo dei servizi, il settore sanitario e quello dell’istruzione hanno subito contrazioni in alcune zone. Il welfare locale invece mantiene un livello stabile o mostra lievi miglioramenti. Anche la capacità di cooperazione istituzionale rappresenta un elemento di rilievo. Comunità come l’aquila, avezzano, navelli e pescina stanno lavorando insieme per rafforzare reti di collaborazione e favorire progetti comuni.
Il presidente caruso ha indicato che il nuovo piano debba permettere di liberare le potenzialità che fino a oggi sono rimaste bloccate o trascurate. “In un contesto segnato da spopolamento e difficoltà economiche, si cerca una nuova spinta che possa riportare vitalità e sviluppo al territorio della provincia dell’aquila.”