Negli ultimi tempi la giustizia italiana si trova ad affrontare una crescita costante nel numero dei reati e nelle controversie sottoposte al vaglio del tribunale. La prima presidente della corte di cassazione ha posto l’accento sulla necessità di interventi legislativi che evitino di trasformare i magistrati in un arbitro continuo tra valori costituzionali spesso in conflitto. La questione riguarda direttamente la qualità e l’efficacia del sistema giudiziario nel rispondere alle istanze della società.
L’aumento dei reati e le conseguenze per la giustizia
L’introduzione continua di nuovi reati nel codice penale sta modificando profondamente il carico di lavoro dei tribunali italiani. Secondo la prima presidente della cassazione, questa situazione genera un problema grave di sostenibilità operativa per i magistrati, che si trovano a dover esaminare casi sempre più numerosi e complessi. Il rischio riguarda anche la tutela dei diritti: con l’espansione della materia penale, l’effettività delle garanzie potrebbe venire meno.
La diffusione incontrollata di nuovi reati rende la gestione del sistema giudiziario più frammentata. Ogni richiesta di giustizia diventa un possibile procedimento, aumentando la mole di lavoro senza un criterio chiaro di priorità o selezione. Questo fenomeno può portare a un rallentamento delle udienze e a una difficoltà crescente nel mantenere equilibrio tra le diverse esigenze normative e sociali. La giustizia civile, penale e amministrativa soffre tutte per questa saturazione.
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Il ruolo dei magistrati nella gestione dei valori costituzionali
In una situazione di aumento della giustiziabilità, il magistrato si trova spesso nella condizione di dover decidere tra valori diversi e talvolta contrastanti. La prima presidente Cassano ha sottolineato che “il compito di bilanciare questi valori non dovrebbe spettare soltanto al giudice, chiamato a interpretare norme spesso generiche o vaghe.” E’ invece compito del legislatore stabilire le priorità, definendo con chiarezza gli ambiti di intervento e di protezione.
I magistrati hanno una legittimazione tecnica e professionale, ma non politica. Ciò significa che le scelte di fondo sulle leggi e le direttive che governano la società devono passare per il parlamento. Il rischio altrimenti è quello di trasformare il giudice in un decisore che, suo malgrado, assume in mano la sintesi di orientamenti spesso divergenti senza un mandato democratico diretto.
L’appello alla politica per un intervento deciso
Le parole della prima presidente della cassazione rappresentano un appello al parlamento per un quadro normativo più stabile e funzionale. L’obiettivo è garantire che le leggi riflettano le priorità condivise e permettano di affrontare la giustizia in maniera organizzata e sostenibile. Serve un intervento che riduca la pressione sui magistrati, fornendo criteri chiari per selezionare i procedimenti da trattare.
In tal modo si potrebbe contenere l’espansione incontrollata delle ipotesi di reato e preservare le garanzie fondamentali senza affidare ai giudici il peso unico delle decisioni complesse tra valori costituzionali concorrenti. Il parlamento resta la sede naturale dove conciliare interessi e sensibilità diverse, per offrire regole certe e durature.
Riflessioni sul sistema giuridico italiano
Il confronto con queste tematiche rimane aperto. Il sistema giuridico italiano deve trovare un equilibrio tra tutela dei diritti, integrità delle istituzioni e sostenibilità pratica della giustizia. Le recenti dichiarazioni indicano con chiarezza però la direzione da percorrere.