la prima mostra di giovanni leonardo bassan a singapore approfondisce la dualità e la percezione attraverso l’arte

la prima mostra di giovanni leonardo bassan a singapore approfondisce la dualità e la percezione attraverso l’arte

La mostra di Giovanni Leonardo Bassan alla Loy Gallery di Singapore esplora la dualità umana attraverso opere che uniscono cultura europea e filosofia daoista, promuovendo riflessioni su società, emozioni e convivenza.
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La Loy Gallery di Singapore ospita fino al 30 maggio la mostra "Non c'è Rosa Senza Spine" di Giovanni Leonardo Bassan, che esplora la dualità umana attraverso opere ispirate alla pittura europea e alla filosofia daoista, invitando a una riflessione profonda sulle contraddizioni e le tensioni della società contemporanea. - Gaeta.it

La Loy Gallery di Singapore ospita fino al 30 maggio la mostra “Non c’è Rosa Senza Spine”, prima esposizione in città dell’artista italiano Giovanni Leonardo Bassan. L’evento, sostenuto dall’ambasciata italiana, propone un percorso artistico che indaga la dualità insita nell’essere umano e nelle società contemporanee. Le opere offrono una riflessione visiva sulle tensioni emotive e sulle contraddizioni del tempo presente, con un linguaggio che fonde elementi culturali europei e filosofie orientali. L’iniziativa ha attirato l’attenzione per il ruolo che l’arte può svolgere nel dialogo sociale e nella promozione di una maggiore comprensione tra individui diversi.

La mostra alla loy gallery: un viaggio tra luce e ombra

La mostra di giovanni leonardo bassan si struttura intorno al tema della dualità, esplorata attraverso una serie di opere che combinano figure umane frammentate e immagini velate. Questi elementi risultano in una narrazione visiva densa, che mette in scena l’interazione tra opposti come luce e ombra, bellezza e dolore, visibilità e oscurità. L’artista, stabilito a Parigi, propone una riflessione che va oltre l’apparenza estetica per entrare nella dimensione psicologica e filosofica.

L’approccio pittorico richiama la tradizione europea classica, ma viene sorretto da un’energia contemporanea che ribalta e reinterpreta la figurazione. Bassan si ispira alle teorie di Carl Jung, in particolare all’idea dell’integrazione degli opposti dentro la psiche umana, e ai principi daoisti che vedono la dualità come un fattore di unità piuttosto che di separazione. Le installazioni stimolano una contemplazione lenta, invitando il pubblico a soffermarsi sugli strati di significato, sulle tensioni sottili tra le parti opposte rappresentate.

Il contesto di Singapore, città che incarna una complessità tra tradizione e innovazione, dà ulteriore forza alle opere. Bassan sembra suggerire che proprio nell’incontro tra questi poli opposti si possa leggere il senso profondo della convivenza umana. La mostra non offre risposte semplici ma, attraverso la sua articolazione visiva, propone una meditazione sulla complessità e le relazioni che definiscono la realtà.

L’arte come specchio del tempo e spazio di riflessione sociale

Rispondendo a una domanda dell’ANSA sul ruolo dell’artista contemporaneo in un mondo segnato da conflitti e intolleranze, Bassan ha sottolineato l’importanza dell’arte come specchio della società. Ha ricordato che già nelle origini l’arte ha rappresentato un mezzo per comunicare, riflettere su sé stessi e sollevare interrogativi sul presente. In quest’ottica, l’artista diventa un testimone attivo, capace di esprimere le tensioni del proprio tempo.

Bassan ha spiegato che, nell’attuale fase storica, spesso attraversata da divisioni profonde e distrazioni, serve un tipo di arte che promuova empatia e ascolto invece di giudizio immediato. Secondo lui, l’arte deve spingere sia chi crea che chi osserva a mantenere uno sguardo coinvolto sulle sfide del mondo, senza fornire soluzioni preconfezionate ma aprendo uno spazio emotivo dove le complessità possono emergere.

Questo “spazio di riflessione” rappresenta un elemento di unione, capace di far percepire la condizione umana nelle sue molte sfaccettature. Bassan mette in evidenza che il valore dell’arte risiede soprattutto nella sua capacità di evocare emozioni vere e dare voce a questioni profonde, favorendo così un dialogo più autentico tra individui. La mostra conferma questo approccio, invitando il pubblico a confrontarsi con temi delicati senza forzature narrative.

La visione artistica di bassan tra cultura europea e filosofia daoista

Giovanni Leonardo Bassan ha costruito una cifra artistica che unisce elementi della pittura europea classica con la potenza espressiva dell’arte figurativa contemporanea. Questa commistione si manifesta in quadri che non si limitano a rappresentare ma stimolano una partecipazione attiva dello spettatore, attraverso composizioni stratificate e simboli carichi di significato.

Bassan fa frequenti riferimenti al pensiero junghiano, soprattutto al concetto di integrazione tra luce e ombra nella psiche, suggerendo che ogni individuo è costituito da una molteplicità di aspetti, spesso contrastanti ma complementari. Inoltre, abbraccia insegnamenti del daoismo, filosofia che guarda alla dualità non come frattura ma come condizione dinamica di equilibrio.

L’artista usa immagini frammentate e figure velate per sottolineare la natura complessa e stratificata della realtà. Con “Non c’è rosa senza spine” offre una lettura che non risolve le contraddizioni ma le mostra come parti inscindibili di un unico tessuto esistenziale. Questo approccio trova riscontro nel contesto di Singapore, città dove vecchio e nuovo convivono in un equilibrio delicato provocando riflessioni sul cambiamento e sulla continuità.

La mostra si presenta come un’opportunità per meditare sulla resilienza e sulle forze invisibili che influenzano il mondo. Le opere di Bassan spingono a considerare che la mente umana contiene non solo ricordi personali ma un inconscio collettivo, una dimensione profonda e condivisa che collega storie e culture diverse. Ogni visita alla galleria rivela nuovi spunti e apre scenari di comprensione più ampi, stimolando una riflessione personale sul rapporto tra individuo e società.

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