Tempi di cronaca è una mostra fotografica che riassume le trasformazioni del fotogiornalismo negli ultimi 40 anni. Attraverso gli scatti di tre reporter italiani, Luciano del Castillo, Franco Lannino e Manuel Silvestri, l’esposizione ripercorre un percorso dal tempo della pellicola fino all’era digitale e degli smartphone. Allestita nella corte d’Aviano di palazzo Torriani a Gradisca, la mostra fa parte del Festival del Giornalismo che si svolge dal 10 al 15 giugno a Ronchi dei Legionari e resterà aperta fino al 31 agosto.
La transizione del fotogiornalismo dalla pellicola allo smartphone
La mostra evidenzia come il fotogiornalismo sia cambiato con l’avvento delle nuove tecnologie. I fotografi passato dall’uso della pellicola ai dispositivi digitali hanno visto trasformare il loro modo di lavorare e di raccontare la realtà. Lo smartphone ha portato una rivoluzione grazie alla sua capacità di scattare foto e trasmettere dati in tempo reale, quasi trasformandosi in uno strumento di comunicazione istantanea oltre che di registrazione visiva.
Quest’evoluzione ha influito non solo sulle tecniche fotografiche, ma anche sul modo in cui le notizie vengono raccontate. La possibilità per chiunque di catturare immagini ha ampliato il racconto giornalistico, ma ha anche creato nuove sfide nel distinguere le fonti attendibili e nel gestire il flusso di informazioni. Nella mostra si vedono evidenziate queste differenze, mostrando come il mestiere del fotografo di cronaca si sia adattato agli strumenti nuovi senza perdere di vista la funzione di testimone.
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Il ruolo delle immagini di cronaca e la critica di luciano del castillo
Luciano del Castillo, uno dei fotografi protagonisti della mostra, esprime una forte critica sull’uso contemporaneo delle immagini forti nel giornalismo. Secondo lui, oggi si tende a nascondere o censurare parti importanti delle fotografie, usando spesso il pixel per coprire dettagli crudi di cronaca o guerra. Questa pratica, definita come una forma di ipocrisia, rischia di spegnere il potere comunicativo delle fotografie che invece dovrebbero mostrare la realtà senza filtri.
Del Castillo sottolinea che in passato le immagini dure hanno avuto un ruolo fondamentale per informare e risvegliare l’opinione pubblica. Porta l’esempio del lavoro svolto all’Ora di Palermo, in un periodo in cui una commissione parlamentare negava perfino l’esistenza della mafia. Le fotografie di omicidi e scene cruente hanno contribuito a far capire all’opinione pubblica e ai media nazionali e internazionali la gravità della situazione.
Per lui, nascondere certi aspetti rischia di offuscare la verità ed evitare di mostrare cosa realmente accade in zone di conflitto o situazioni di emergenza. Le immagini devono poter mantenere la loro forza didattica e di testimonianza, senza essere edulcorate per paura di urtare la sensibilità dei lettori o spettatori.
Smartphone e la sfida di raccontare la cronaca oggi
L’utilizzo sempre più diffuso degli smartphone come strumenti per raccontare fatti di cronaca è un altro tema al centro della mostra. Del Castillo evidenzia che grazie allo smartphone tutti possono documentare eventi quotidiani o emergenze, ma avere la possibilità non significa automaticamente produrre un buon racconto giornalistico.
Il vero problema, spiega, è la gestione e la verifica delle informazioni. Senza competenze e consapevolezza si rischia di generare confusione, con immagini e messaggi che possono essere fraintesi o utilizzati in modo improprio. Lo smartphone ha ampliato la platea di chi racconta storie, ma solleva il tema della qualità e dell’attendibilità del materiale prodotto.
Questa evoluzione richiede un equilibrio tra la facilità di diffusione immediata e la responsabilità nel trattare contenuti delicati o complessi. La mostra Tempi di cronaca suggerisce di guardare con attenzione a queste novità e di riflettere sulle conseguenze che hanno nella percezione della realtà e nella formazione delle opinioni.