La presentazione a udine del libro “la osoppo-friuli e le missioni segrete italiane e alleate” di jurij cozianin ha riportato alla luce episodi poco conosciuti della resistenza friulana e della seconda guerra mondiale. Paola del din, protagonista di una missione delicata durante il conflitto, ha condiviso i suoi ricordi intrecciati con quelli del fratello renato, caduto per la libertà . Quel racconto offre uno sguardo diretto su rischi, sacrifici e silenzi di un periodo difficile.
Silenzi e sospetti del dopoguerra: tra memoria familiare e oblio collettivo
Dopo la guerra, la famiglia di paola del din si trovò immersa in una condizione di silenzio forzato. La morte del fratello renato, caduto durante un’azione partigiana il 25 aprile 1944, era un lutto nascosto e sottovalutato in un clima difficile anche per i sopravvissuti che avevano partecipato alle missioni clandestine.
Il racconto di paola evidenzia come molte storie di resistenza siano rimaste a lungo in ombra, anche per il timore o la diffidenza che attanagliava chi aveva operato dietro le quinte degli eventi militari e politici dell’epoca. Il sospetto verso ex partigiani e agenti segreti si tradusse in un isolamento sociale, reso ancora più duro dalla necessità di mantenere segrete le modalità operative.
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In questo contesto, la memoria familiare divenne un elemento prezioso per conservare i dettagli di quelle azioni. Paola, pur partecipando direttamente agli eventi, testimonia come fosse impossibile allora conoscere esattamente tutti gli esiti delle missioni, tanto che si nutriva il desiderio, mai soddisfatto, di fare luce su quei momenti della propria vita e del conflitto.
Le testimonianze degli alleati e l’accoglienza partigiana nel friuli
Il volume di jurij cozianin raccoglie diverse voci, tra cui quella dell’agente britannico ronald taylor, che sottolinea il ruolo fondamentale dei partigiani friulani. Taylor affermava che nessuna missione poteva andare avanti senza il loro aiuto, fatto di coraggio, ospitalità e conoscenze del territorio.
Le case povere del friuli, nella tornata della guerra, diventarono rifugi per gli agenti alleati e punti di raccordo fra le varie formazioni partigiane. Il loro appoggio, basato su relazioni personali e fiducia reciproca, permise di superare molte difficoltà logistiche e militari.
Questa collaborazione rivelò un livello di organizzazione capillare e di sacrificio comune, spesso invisibile nella narrazione più ampia della guerra. Il libro riafferma così la centralità del friuli e dei suoi abitanti nella rete della resistenza italiana e alleata, attraverso episodi veri di lotta e solidarietà .
il viaggio di paola del din: da fagagna a roma in un percorso di resistenza
Nel luglio del 1944, paola del din aveva appena 20 anni quando venne chiamata a svolgere un incarico segreto lungo il fronte orientale. La missione prevedeva il trasporto di un rapporto riservato, contenente informazioni sulle divisioni tra alleati occidentali e urss, che potevano condizionare l’andamento della guerra. Partita da fagagna, iniziò un viaggio notturno attraverso territori presidiati dai nazifascisti e segnati da scontri e pericoli costanti.
Il tragitto continuò su treni pessimi, carri trainati da buoi e con l’aiuto di partigiani locali fino a raggiungere firenze. Da lì, proseguì verso roma, dove consegnò personalmente il documento al comandante dello special operations executive, l’ufficio britannico che coordinava le azioni clandestine in italia. Questo spostamento non fu solo un puro movimento fisico ma un’azione cruciale che dimostrava la reale presenza e il contributo italiano nelle operazioni alleate, spesso oscurato nei racconti tradizionali.
Paola ricordò quella missione come una conferma del valore e della solidarietà tra partigiani e agenti alleati, nonostante le difficoltà del momento. L’avventura iniziata a fagagna divenne simbolo della rete di resistenza attiva nel friuli, zona ricca di testimonianze di coraggio ma anche di perdite sanguinose.
Una storia di coraggio e memoria
Paola del din con il suo racconto umano porta alla luce un pezzo di storia vissuta, ripulita dalla retorica, rivelando la forza e la fragilità di chi ha affrontato il conflitto da vicino, rischiando tutto per un ideale che restava più grande della paura e della morte.