La lotta al bullismo e cyberbullismo: il ruolo della polizia e i dati dell’osservatorio nazionale

La lotta al bullismo e cyberbullismo: il ruolo della polizia e i dati dell’osservatorio nazionale

La polizia, guidata dal questore Emanuele Ricifari di Agrigento, intensifica il contrasto a bullismo e cyberbullismo a Roma con strategie digitali, prevenzione nelle scuole e supporto alle famiglie.
La Lotta Al Bullismo E Cyberbu La Lotta Al Bullismo E Cyberbu
L'articolo riporta l'impegno crescente delle forze dell’ordine, guidate dal questore Emanuele Ricifari, nel contrasto al bullismo e cyberbullismo, evidenziando dati, strategie di prevenzione e l'importanza di un cambiamento culturale per proteggere i giovani. - Gaeta.it

Negli ultimi anni, la lotta al bullismo, e ai fenomeni connessi come il cyberbullismo, ha visto un coinvolgimento crescente delle forze dell’ordine. Il contrasto a questi atti è diventato centrale nel dibattito sociale e istituzionale, non solo per il forte impatto sulle vittime, ma anche per la complessità delle nuove forme di prevaricazione che si sviluppano online. A Roma, durante la Maratona Bullismo al Palazzo dell’Informazione dell’Adnkronos, il questore di Agrigento Emanuele Ricifari ha fatto il punto sulla questione, illustrando le attività della polizia e presentando i primi risultati dell’Osservatorio nazionale bullismo e disagio giovanile.

L’impegno della polizia contro il bullismo e il cyberbullismo

Emanuele Ricifari, oltre a essere questore di Agrigento, guida l’associazione nazionale funzionari di polizia e si occupa da decenni del contrasto a fenomeni collegati alla violenza e all’abuso contro i minori. Ha raccontato di come, fin dalla metà degli anni Novanta, abbia seguito direttamente situazioni legate a questi temi, mentre nel 2016, poco dopo la promozione a questore, è stato incaricato di fondare un ufficio specifico alla direzione centrale anticrimine del dipartimento di pubblica sicurezza. Questo ufficio si occupa di prevenzione e misure operative contro il bullismo e il cyberbullismo. L’elemento centrale di questo lavoro è la polizia cibernetica, nata dall’originaria polizia delle telecomunicazioni, che scandaglia il web con funzioni di prevenzione, intervento e polizia giudiziaria.

Raffinamento delle strategie e strumenti

Il contrasto ha assunto un peso crescente quando si è capito che i fenomeni in rete non sono più marginali o episodici, ma rappresentano un pericolo reale, concreto, per la serenità di studenti e giovani. La polizia utilizza specifici strumenti investigativi digitali per individuare e fermare chi compie violenze online, lavorando al fianco di scuole, famiglie e enti territoriali. Ricifari ha sottolineato che questa battaglia “è quella della polizia intera” perché coinvolge più settori e richiede un’azione coordinata, che preveda anche il supporto psicologico e forme di intervento sociale. Il lavoro svolto mostra come, accanto agli interventi repressivi, la prevenzione rimanga una base fondamentale per limitare il fenomeno, soprattutto tra i più giovani.

I dati dell’osservatorio: dimensioni e impatto del bullismo e cyberbullismo

Il questore ha commentato alcune rilevazioni presentate dal primo rapporto ufficiale dell’Osservatorio nazionale sul bullismo, nato per fotografare l’entità e le caratteristiche del problema. Il sondaggio ha coinvolto un ampio campione di giovani, rivelando che il 65% ha dichiarato di non aver mai subito atti di bullismo o cyberbullismo. Tuttavia, Ricifari è scettico su questa percentuale, spiegando che molte volte questi comportamenti non vengono riconosciuti per quello che sono. Il restante 35%, che afferma di aver vissuto episodi da quasi mai fino a tutti i giorni, ribalta la percezione iniziale e porta alla luce un quadro più realistico.

Evoluzione del fenomeno negli ultimi vent’anni

Nel corso degli ultimi vent’anni, il cyberbullismo è cresciuto, trasformando la natura e la durata degli insulti rispetto al passato. Ricifari ha ricordato esperienze personali di quando era ragazzo, affermando che le offese subite terminavano lì, mentre oggi le aggressioni sul web si diffondono senza fine e rimangono accessibili a tutti. Il danno è permanente e coinvolge la sfera personale e familiare dei giovani. Il sondaggio ha anche chiesto ai ragazzi se loro stessi hanno preso in giro o insultato qualcuno online: il 26,5% ha risposto quasi mai, indicando che molti non riescono a riconoscere il proprio ruolo come autori.

In questo senso emerge un problema educativo molto grave: serve un cambiamento culturale che coinvolga le persone, siano vittime o protagonisti di questi comportamenti. Ricifari ha evidenziato come, in passato, la scuola, la famiglia e persino la televisione svolgevano un ruolo educativo diverso rispetto a oggi, quando invece certi contenuti televisivi possono alimentare diseducazione. “Il dialogo e l’argomentazione,” sottolinea, “devono tornare a guidare i rapporti umani, anche fuori dal virtuale.”

La responsabilità degli autori e l’importanza della consapevolezza

Un altro punto chiave emerso nel rapporto riguarda la diffusione di video che mostrano risse o scherzi pesanti. Alla domanda se qualcuno abbia mai pubblicato questi contenuti, 10.858 persone hanno risposto di no, mentre solo 84 hanno ammesso di sì. Questo dato non racconta tutta la realtà, perché molti che negano di aver pubblicato o creato materiale simile, possono averlo condiviso o sostenuto in altro modo, per esempio con un like. Ricifari sottolinea la necessità di sviluppare una consapevolezza diversa, soprattutto tra chi opera come adulto, genitore, educatore o poliziotto. Sono infatti loro, prima ancora dei ragazzi, che devono assumere il ruolo di esempio e concretezza.

Nuove sfide con gli smartphone

La presenza pervasiva degli smartphone rende la vita dei giovani più complessa. Spesso non si rendono conto dell’effetto che hanno le loro azioni online. Serve un ascolto attento, per capire cosa pensano e come affrontano queste situazioni. La polizia lavora anche in questo senso, creando canali e modalità di comunicazione diretta con le famiglie e i ragazzi. La formazione alla conoscenza delle dinamiche di gruppo e all’autocontrollo nell’uso dei social network è un passo irrinunciabile. Solo così si può contenere un fenomeno che altrimenti rischia di crescere ancora più rapidamente.

Gli interventi della polizia si articolano dunque su più fronti: dal monitoraggio delle piattaforme digitali, alle iniziative nelle scuole, fino agli incontri con le famiglie. Non è solo una questione di punire gli autori, ma di ridisegnare la cultura collettiva intorno al rispetto e alla responsabilità civile. Emanuele Ricifari ha rimarcato come questa strada sia lunga e impegnativa ma indispensabile per affrontare la sfida del bullismo e del cyberbullismo nel 2025.

Change privacy settings
×