Il dibattito sul decreto legge Sicurezza, entrato in vigore l’11 aprile 2025, si sposta nel tribunale di Milano, dove il giudice Ilaria Simi ha scelto di aspettare l’esito dell’iter parlamentare prima di pronunciarsi su una questione sollevata dalla difesa in un processo per resistenza a pubblico ufficiale. Le controversie riguardano in particolare la legittimità costituzionale del decreto, oltre all’introduzione di una nuova aggravante che prevede un aumento della pena fino alla metà nei confronti di chi oppone resistenza ad agenti di polizia o ufficiali giudiziari.
La richiesta di sollevare la questione di costituzionalità nel processo per direttissima
Il 14 aprile 2025, durante un procedimento per direttissima a Milano, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini hanno presentato una richiesta formale al giudice Simi, contestando la validità costituzionale del decreto legge Sicurezza per la presunta assenza di un fondamento di urgenza che giustifichi il ricorso a questo strumento. La norma, infatti, è stata approvata dal Governo e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale ma, secondo la difesa, non rispetterebbe i criteri stabiliti dalla legislazione italiana per i decreti-legge, che devono basarsi su motivazioni contingenti e straordinarie.
Gli avvocati hanno chiesto al giudice di inoltrare la questione alla Corte Costituzionale per verificarne la legittimità. Si tratta di un passaggio rilevante, perché inciderebbe non soltanto sull’andamento del processo in corso, ma anche sull’applicazione generale del decreto in altri casi simili. La contestazione di incostituzionalità si basa quindi sulla procedura adottata per l’emanazione della norma e mira a mettere in discussione la sua validità formale e sostanziale.
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L’attesa del giudice milanese in attesa della conversione del decreto legge
Il giudice Simi ha spiegato di voler rimandare il proprio giudizio alla data del 10 ottobre 2025, momento entro il quale si prevede che sarà completato l’iter di conversione in legge del decreto sicurezza. La sua decisione non equivale a un respingimento della richiesta della difesa, anzi, indica che la questione è stata ritenuta rilevante e meritevole di approfondimento.
Questa scelta è stata letta come una misura prudenziale per verificare se durante l’iter parlamentare il decreto subirà modifica e se, eventualmente, saranno introdotte integrazioni che possano incidere sul merito della questione sollevata in tribunale. La conversione è infatti una fase in cui il Parlamento può intervenire sul testo, eliminando o inserendo disposizioni. I legali, dagli uffici giudiziari, hanno sottolineato che il rinvio della decisione è un segno che la questione è considerata fondata e non banale. La difesa attende dunque sviluppi prima di portare la vicenda alla Corte Costituzionale.
Focus sull’aggravante introdotta dal decreto e le sue implicazioni nel caso milanese
Il decreto legge sicurezza ha introdotto una nuova aggravante per i reati di resistenza a pubblico ufficiale o agente di polizia, in cui la pena può aumentare fino alla metà se l’opposizione avviene nei confronti di un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza. Questo aspetto ha un ruolo centrale nel procedimento a Milano, dove i due arrestati sono imputati proprio per questo tipo di reato.
L’applicazione dell’aggravante significherebbe un inasprimento delle pene, potenzialmente rilevante per gli imputati. Proprio questa novità normativa ha spinto la difesa a chiedere la sollevazione della questione di legittimità costituzionale, ritenendo che l’aumento di pena possa essere in contrasto con principi costituzionali, soprattutto se collegata a una legge che si discute ancora come iniqua o formalmente irregolare.
Nel processo milanese sarà quindi cruciale capire se il decreto sarà confermato nella sua versione attuale o modificato in sede di conversione parlamentare. Il tribunale si pronuncerà su tutti questi aspetti nella data indicata, dopo aver atteso l’esito delle modifiche normative.
L’iter giudiziario a seguito del rinvio
L’iter giudiziario continuerà seguendo i tempi stabiliti e le decisioni prenderanno qualsiasi impatto che l’evoluzione normativa potrà avere sul caso specifico e sul sistema penale in generale.