La giovane regina dei borseggi a Venezia patteggia un anno ma evita il carcere e resta libera

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La città di Venezia continua a fare i conti con un fenomeno di borseggiatori che agiscono con rapidità e destrezza tra i turisti e residenti. Una ragazza di soli 20 anni, soprannominata Shakira, si è distinta per il numero impressionante di procedimenti a suo carico, ma l’ultima sentenza a suo riguardo ha nuovamente sollevato dubbi sul sistema di contrasto a questi reati.

Shakira, un nome noto per la giustizia veneziana: oltre 60 processi per furto

Shakira è una giovane donna che, pur avendo appena 20 anni, ha già affrontato più di 60 procedimenti penali relativi a furti con destrezza. Questa cifra sottolinea un’abitudine consolidata a commettere questo tipo di crimini in città, spesso presi d’assalto da bande organizzate e singoli borseggiatori. La sua notorietà deriva non solo dal numero di accuse, ma anche dalla capacità di agire ripetutamente senza subire conseguenze definitive. Il sistema giudiziario, infatti, spesso torna ad avere a che fare con lei in tempi rapidi.

Il processo lampo e il patteggiamento che evita il carcere

Ieri Shakira si è presentata davanti al giudice per un’ennesima comparizione in tribunale. A seguito di un patteggiamento, ha ottenuto una pena di un anno di reclusione. Tuttavia questa condanna non è stata considerata definitiva. Per questo, non si è proceduto all’arresto né alla detenzione immediata della ragazza. Il patteggiamento ha prodotto quindi una sentenza che, almeno per il momento, evita il carcere ma impone altre misure restrittive.

Il divieto di dimora a Venezia come unica misura restrittiva

La decisione del giudice prevede per Shakira il divieto di tornare a Venezia, con l’obiettivo di limitare la sua capacità di commettere ulteriori furti in città. Questa misura, però, appare alla maggior parte delle forze dell’ordine poco efficace. Infatti, casi precedenti mostrano come i borseggiatori ignorino spesso il vincolo e continuino ad agire nelle aree interessate. Shakira stessa è nota per non rispettare questi divieti, il che mina seriamente la funzione preventiva della decisione giudiziaria.

Le difficoltà del sistema giudiziario nel contenere i reati di borseggio

Il caso di Shakira mette in luce una difficoltà che Venezia deve affrontare da tempo. Le pene comminate per furti con destrezza raramente si traducono in detenzioni prolungate, soprattutto se gli imputati scelgono il patteggiamento o se le condanne non sono definitive. Il fenomeno dei piccoli furti resta quindi molto diffuso, considerata anche la forte presenza turistica che offre a borseggiatori e piccoli ladri un ampio campo d’azione. Le restrizioni come il divieto di dimora si sono dimostrate spesso inefficaci nel frenare questi comportamenti.

Un problema sociale che Venezia continua a fronteggiare

Nella città d’arte, il contrasto ai borseggi rimane un punto dolente per le forze dell’ordine. Giovani come Shakira, nonostante le decine di procedimenti, tornano rapidamente a muoversi sulle calli e tra le piazze. Le autorità cercano di limitare i danni attraverso misure restrittive non detentive, ma la loro applicazione fatica a contenere il fenomeno. La facilità con cui alcune persone riescono a evitare il carcere alimenta critiche da parte di chi chiede interventi più severi. Venezia si trova così a lottare contro un sistema che fatica a trovare soluzioni definitive.

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