Negli ultimi mesi, la popolazione di Gaza affronta una crisi alimentare senza precedenti, aggravata dal conflitto in corso e dal blocco delle forniture essenziali. Medici e operatori umanitari raccontano le condizioni drammatiche in cui versano soprattutto bambini, donne e anziani. Le testimonianze mettono in luce l’uso del cibo e dell’acqua come strumenti di guerra, una situazione che provoca sofferenze indicibili e morti evitabili.
L’impatto fisico della fame nei primi giorni a gaza
Secondo il dottor Mohammed Abu Mughaisib, vicecoordinatore medico di Medici senza frontiere , la fame segue un processo devastante sul corpo umano. Nelle prime 6-24 ore diminuisce il livello di zucchero nel sangue e l’organismo consuma le riserve di glicogeno per sopravvivere. Tra il primo e il terzo giorno, terminato il glicogeno, il corpo trasforma il grasso in chetoni per alimentare il cervello. Ma questa fase segna l’entrata in una “modalità di sopravvivenza” che mette in crisi tutto l’organismo.
Deterioramento progressivo e perdita di forza
Dopo 3-5 giorni, i muscoli iniziano a deteriorarsi e il corpo sacrifica persino organi vitali come il cuore per mantenersi in vita. È in questa fase che i bambini smettono di piangere, privati delle forze. Nel video che il medico ha registrato nel campo profughi alle spalle, si vede chiaramente la sofferenza di chi è costretto a vivere tra le tende, privo delle risorse base.
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Operatori sanitari e volontari colpiti dalla stessa fame
La fame non risparmia nemmeno chi lavora per salvare vite a Gaza. Il dottor Mughaisib appare magro, gli occhi segnati dalla stanchezza, e racconta come da mesi affronta la giornata con un solo pasto. “Negli ultimi giorni ho mangiato una volta ogni due giorni, non perché manca il denaro, ma perché i mercati sono vuoti”, dice sottolineando che anche altri membri del personale medico stanno soffrendo la stessa condizione.
Gli autisti delle ambulanze, impegnati nei trasporti di feriti e ammalati, mostrano segni evidenti di malnutrizione. Questo peggiora la capacità di risposta dell’intero sistema sanitario locale, già provato dall’aumento massiccio delle emergenze.
Segni di malnutrizione tra chi salva vite
Le condizioni di malnutrizione tra gli operatori sanitari rappresentano una minaccia aggiuntiva per la resilienza del sistema sanitario nella striscia di Gaza.
Il cibo come arma di guerra: testimonianze da medici senza frontiere
La capo-progetto di MSF a Gaza City, Caroline Willemen, in una nota audio spiegava che da maggio il numero di pazienti ricoverati a causa della fame è cresciuto notevolmente. Le strutture ospedaliere sono ridotte male, mancano medicine, acqua potabile e alimenti. Anche molti operatori sanitari soffrono la carenza di cibo, rendendo ancora più difficile il loro lavoro.
Willemen denuncia apertamente che la mancanza di aiuti non è casuale, ma frutto di un blocco imposto alle forniture. “Usare il cibo, l’acqua e gli aiuti umanitari come strumenti di guerra” – afferma Mughaisib – “è inaccettabile”. Questo approccio peggiora la situazione e colpisce in modo particolare i più vulnerabili, creando un’emergenza che va oltre il conflitto armato.
Rischio di morte per chi cerca aiuto o cibo nella striscia di gaza
Oltre alla fame, la popolazione deve affrontare un conflitto che rende ogni movimento pericoloso. Caroline Willemen racconta di pazienti che arrivano in condizioni disperate per ustioni gravi, ferite da arma da fuoco e fratture. La difficoltà nel curarli aumenta perché molti sono già debilitati dalla mancanza di cibo e acqua.
Chi prova a cercare qualcosa da mangiare rischia di essere colpito dai colpi di arma da fuoco. Questa situazione vieta qualsiasi forma di fuga dalla crisi alimentare e sanitaria. Nelle strade di Gaza, la sopravvivenza diventa una sfida quotidiana tra la scarsità di risorse e il pericolo costante di esplosioni o scontri.
Fame come strumento che amplifica la sofferenza
Il quadro offerto da Medici senza frontiere e operatori umanitari disegna una realtà in cui la fame non è solo la conseguenza della guerra ma anche uno strumento che amplifica la sofferenza della popolazione civile della striscia di Gaza.