Cuba sta vivendo una situazione complessa che coinvolge la fornitura di energia, la produzione agricola, l’aumento della criminalità e l’emigrazione di massa. Questi fattori insieme indeboliscono l’economia e la vita quotidiana sull’isola. Il settore turistico, principale fonte di valuta estera, risente fortemente di queste difficoltà, mentre importanti investitori stranieri, soprattutto spagnoli, manifestano crescente preoccupazione per i ritorni in calo e la diminuzione dei visitatori.
Interruzioni di energia e acqua: il nodo centrale della crisi cubana
Nel 2025 Cuba affronta blackout che interessano quasi metà del territorio, un fenomeno ormai frequente e difficile da gestire. Solo ieri il 49% dell’isola è rimasto senza corrente, costringendo molti a cercare soluzioni alternative. Lo scrittore cubano Leonardo Padura ha dichiarato di aver speso circa 4 mila dollari in pannelli solari per poter continuare a lavorare nonostante i frequenti black-out. Questa possibilità resta però accessibile a pochi, dato che la maggior parte della popolazione non percepisce redditi in valuta estera.
La principale causa dei blackout è la mancanza di valuta per acquistare combustibile destinato alle centrali elettriche. Anche il tradizionale alleato Venezuela, oggi in crisi energetica, ha ridotto drasticamente le forniture di greggio a Cuba. In cambio, l’isola ha accettato di fornire servizi di intelligence e altre missioni, ma ciò non compensa la scarsità di carburante necessaria a mantenere attivi impianti vecchi e poco curati da anni. La carenza di manutenzione, aggravata dalla scarsità di risorse, è un altro elemento che contribuisce al deterioramento del sistema energetico.
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Oltre ai problemi elettrici, si registrano frequenti interruzioni nell’erogazione dell’acqua potabile, che peggiorano le condizioni di vita. In alcune province come L’Avana e Camagüey si è tornati a metodi tradizionali, come l’uso di forni a legna per la preparazione del pane, segno della precarietà del rifornimento energetico e del degrado delle infrastrutture di base. Questa situazione compromette il sostentamento di molte persone e ostacola le attività economiche.
Il crollo dell’agricoltura e la crisi sociale tra emigrazione e criminalità
Il collasso energetico si riflette anche sulla produzione agricola, già in difficoltà da tempo. L’industria dello zucchero, simbolo storico dell’economia cubana, ha registrato il livello più basso di raccolto in un secolo. Nel 2024 la produzione si è fermata a meno di 150 mila tonnellate, meno dell’1,5% rispetto all’obiettivo fissato nel 1970. Questo crollo segna una rottura significativa.
La crescente insicurezza alimentare colpisce la popolazione: studi recenti indicano che un quarto degli abitanti va a dormire senza cena, mentre il 29% si limita a due pasti al giorno. Mancano soprattutto prodotti base come latte per l’infanzia e pane, spingendo molte famiglie a rivolgersi al mercato informale o a soluzioni rischiose per procurarsi il cibo.
L’aumento della povertà e del disagio si accompagna a una crescita della criminalità. L’Observatorio Cubano de Auditoría Ciudadana segnala un incremento del 378% dei reati in due anni, soprattutto traffico di droga e uso di armi da fuoco. Parallelamente, l’isola vive un esodo senza precedenti: tra 2021 e 2024 circa un milione di persone, il 10% della popolazione, ha lasciato il paese. Questo flusso ha inciso sulle entrate delle compagnie telefoniche, che hanno reagito aumentando le tariffe per internet, penalizzando soprattutto studenti e fasce vulnerabili.
Le tensioni sociali si manifestano nelle oltre mille proteste registrate ad agosto 2025 dall’Observatorio Cubano de Conflictos e dalla Fundación para los Derechos Humanos en Cuba, un record storico di mobilitazioni. La risposta delle autorità è stata una repressione intensa: Prisoners Defenders ha contato 1.176 detenuti politici nel solo luglio 2025. Nel contrastare le manifestazioni, le forze dell’ordine hanno mostrato meno interesse a combattere i crimini comuni, lasciando spazio a fenomeni di illegalità più evidenti.
Il calo del turismo mette in crisi le certezze degli investitori spagnoli
Il turismo, per anni principale fonte di valuta estera insieme all’export di operatori sanitari, è in forte difficoltà. Dopo il crollo causato dalla pandemia, mentre molti paesi hanno recuperato numeri e profitti, Cuba continua a registrare cali significativi. Nel 2018 l’isola ha accolto circa 5 milioni di turisti, scesi a 3,2 milioni nel 2023 e a 2,2 milioni nel 2024. Nei primi mesi del 2025 i visitatori sono stati 1,12 milioni, con un calo del 23,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questa situazione preoccupa soprattutto i grandi investitori spagnoli nel settore alberghiero. Catene come Meliá e Iberostar gestiscono rispettivamente 33 e 20 strutture sull’isola. Nel maggio 2025 Iberostar ha inaugurato l’hotel più grande di Cuba, una torre di 42 piani con 600 camere, realizzata con un investimento di 200 milioni di euro. Tuttavia, la domanda attuale non sostiene questi livelli di capacità: un imprenditore spagnolo ha osservato che mancano turisti disposti a pagare le tariffe richieste.
Meliá ha chiuso il bilancio cubano in perdita, con 4 milioni di euro persi, il risultato peggiore dopo il Regno Unito, dove la Brexit ha avuto effetti pesanti. Nell’ultimo semestre l’occupazione media nelle sue strutture cubane è stata del 39,4%, molto al di sotto della media mondiale, intorno al 60%. La carenza di investimenti e le difficoltà strutturali del paese hanno compromesso le prospettive di crescita del turismo.
Gli investitori esteri restano cauti sul lungo periodo, giustificato da questa combinazione di crisi energetica, instabilità sociale e calo dei visitatori. Questa serie di sfide rischia di aggravare ulteriormente la già fragile situazione economica di Cuba.