Il fenomeno degli incassi derivanti dall’imposta di soggiorno mostra segnali contrastanti nel 2024. Alcuni centri, anche piccoli, segnano incrementi significativi, mentre molte città attendono ancora per introdurre la tassa. La distribuzione degli incassi evidenzia divari territoriali, con il nord in testa e un sud che prova a ribaltare i numeri. Ecco come si presenta oggi la situazione con dati aggiornati.
Sorrento e le città in crescita, tra benefici dell’imposta di soggiorno e rilancio turistico
Nel panorama dei comuni più remunerativi per l’imposta di soggiorno, spicca sorrento, il più piccolo tra i primi dieci per incassi. Con poco più di 15mila abitanti, la sua fama turistica si traduce in entrate da 9,1 milioni di euro nel 2024. Questo risultato segna un aumento del 32% rispetto all’anno precedente, ponendo sorrento davanti a città molto più grandi come palermo, che si ferma a 8,7 milioni, pur avendo raddoppiato le sue entrate rispetto al 2023.
Altri comuni con incrementi rilevanti
Anche genova beneficia di un balzo considerevole, passando da 5,1 a 7,3 milioni di euro. Un simile trend positivo riguarda bolzano, con un passaggio da 961mila a 1,8 milioni, taranto che raddoppia da 143mila a 306mila e siracusa, salita da 1,3 a 2,3 milioni. Questi incrementi testimoniano un recupero o un rafforzamento dell’attrattività turistica in quelle aree.
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Accanto a queste realtà in crescita, emergono però città che registrano una flessione negli incassi ottenuti dall’imposta di soggiorno. Livorno perde il 17%, salerno il 10%, mentre altre come reggio emilia, forlì, novara e terni subiscono cali meno marcati. Questo scenario segnala una situazione economica diversificata nel mondo del turismo italiano, legata a fattori locali che influenzano la spesa dei visitatori.
Imposta di soggiorno adottata solo da un quarto dei comuni italiani nonostante i potenziali ricavi
Chi dovrebbe riscuotere l’imposta di soggiorno non sempre lo fa. Nel 2024, appena 1.382 comuni su un totale di circa 5.700 titolati hanno introdotto questa tassa. Il numero è salito di 379 nell’ultimo lustro, tuttavia resta una minoranza che rinuncia a incassi che potrebbero rivelarsi significativi.
Veronica Potenza, ricercatrice del Centro studi enti locali, osserva che molti amministratori preferiscono non applicare l’imposta per non rischiare di allontanare i turisti. Questa scelta spesso deriva da pressioni portate dalle associazioni di categoria, che vedono in questa tassa una possibile barriera per gli arrivi.
Effetti sul bilancio comunale
La situazione si riflette anche sui bilanci comunali, dove la mancata introduzione della tassa limita le entrate di molti centri. Questi fondi rappresentano risorse da reinvestire nella manutenzione, nei servizi e nelle infrastrutture che supportano il turismo, con effetti che si ripercuotono sull’intera comunità locale.
Nord italia domina gli incassi, il mezzogiorno prova una ripresa guidata dalle isole
Analizzando la distribuzione geografica, emerge chiaramente come il nord italia conservi il ruolo principale nei proventi dell’imposta di soggiorno. Le strutture ricettive del nord hanno raccolto oltre 450 milioni di euro, equivalenti a quasi il 60% del totale nazionale. Questo dato indica che le aree settentrionali restano il cuore pulsante dell’attività turistica organizzata e remunerativa.
Dall’altra parte, il mezzogiorno, pur partendo da una base inferiore, dimostra segnali di ripresa. Il traino più evidente arriva dalle isole, che guadagnano il 29% in più rispetto all’anno precedente. Questo incremento migliora la posizione del sud e suggerisce un cambiamento nelle dinamiche del flusso turistico, forse legato a una maggiore promozione o a modalità di vacanza che favoriscono destinazioni costiere e insulari.
Nei comuni di tutta italia gli incassi nel 2024 crescono nel 62% dei casi rispetto al 2023. Questa crescita diffusa, benché non generalizzata, indica una tendenza positiva per il settore turistico, pronta a impattare sui bilanci comunali dei territori che scelgono di applicare l’imposta.