L’attenzione sulla gestione dei fondi pubblici destinati alle università dell’Emilia-Romagna si è concentrata di recente sulle fondazioni collegate agli atenei. La corte dei conti della regione ha terminato un’indagine approfondita sul periodo 2021-2022, valutando come siano stati gestiti i contributi pubblici trasferiti a queste entità private nate in collaborazione con gli atenei. Il rapporto evidenzia irregolarità nella destinazione del denaro, soprattutto per quanto riguarda le università di Bologna e di Modena e Reggio Emilia.
Come la corte dei conti ha guidato le indagini sulla gestione finanziaria
La sezione di controllo della corte dei conti dell’Emilia-Romagna, guidata dal presidente marcovalerio pozzato e dal consigliere relatore alberto rigoni, ha concluso un’ispezione sulla gestione economica delle università nello specifico contesto dei rapporti con le fondazioni private da esse partecipate. Nel controllo, sono stati coinvolti anche gli uomini della guardia di finanza, per un’accurata verifica documentale riguardo un arco di tempo corrispondente al biennio 2021-2022.
L’indagine si è concentrata sulla natura dei finanziamenti elargiti alle fondazioni universitarie e su come questi fondi, di fatto pubblici, vengano utilizzati da soggetti giuridici privati. Le norme stabiliscono che le fondazioni, soggetti di diritto privato, non possono ricevere contributi pubblici senza rispettare condizioni molto precise. Nel controllo la corte ha trovato una serie di contraddizioni e rischi di abuso nella gestione di questi fondi.
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La situazione critica della bologna business school
Nel caso dell’università di Bologna, al centro delle attenzioni è finita la Bologna Business School , fondazione di partecipazione che ha una forma giuridica privata ma riceve capitali pubblici e privati. BBS è nata con contributi provenienti direttamente dall’ateneo, così come da imprese esterne. La relazione della corte fa emergere un episodio che ha destato sospetti: l’università ha consegnato gratuitamente a BBS una villa sulle colline sopra Bologna, villa guastavillani, e ha investito 600.000 euro per la sua manutenzione, comprensiva degli interventi ordinari e straordinari.
In più, nel 2021 è stato registrato un trasferimento di un milione di euro da un fondo ministeriale, ricevuto dall’università di Bologna, poi versato dalla stessa BBS in un fondo vincolato. Secondo la corte, questo passaggio non avrebbe avuto il via libera del ministero e ha fatto diventare i fondi indisponibili per la gestione diretta della fondazione. Questi elementi configurano un possibile finanziamento pubblico occulto a un’entità privata senza una gara o una selezione comparativa dei soggetti destinatari. Inoltre, durante l’istruttoria non è stato trovato alcun riscontro sull’effettivo avvio o funzionamento del centro studi meteorologico, progetto che doveva giustificare il trasferimento di quei fondi.
La fondazione marco biagi e l’immobile trasferito senza autorizzazioni
Per quanto riguarda l’università di Modena e Reggio Emilia , l’attenzione della corte è ricaduta sulla fondazione universitaria Marco Biagi. Il rapporto sottolinea un passaggio poco trasparente riguardo a un immobile di grandi dimensioni, originariamente assegnato all’ateneo dal demanio pubblico nel 2002. Nel 2008 l’immobile è stato trasferito alla fondazione Marco Biagi senza che fosse ottenuta l’autorizzazione necessaria dagli organi competenti del demanio.
Questa cessione è stata giudicata contraria alle norme che regolano l’amministrazione degli immobili pubblici e demaniali. Il trasferimento senza il via libera formale segnala una violazione nell’uso del patrimonio pubblico, dato che l’immobile dovrebbe essere gestito nel rispetto dei vincoli previsti dalla legge. Non è stata evidenziata alcuna attività regolare o una successiva approvazione che potesse giustificare questa misura.
Rischi e responsabilità nella gestione di fondi e immobili pubblici
L’indagine mette così in luce una gestione dei beni pubblici che rischia di danneggiare l’interesse collettivo e di favorire fondazioni private che operano in modo poco trasparente. Questi fatti portano a interrogarsi sul controllo e la vigilanza al quale dovrebbero essere sottoposti i rapporti tra enti pubblici e soggetti privati in ambito universitario, soprattutto per evitare fughe di risorse pubbliche senza criteri chiari né una tracciabilità precisa.