Negli ultimi anni la questione della disabilità visiva ha assunto un rilievo crescente in Italia. Tra nuove stime e innovazioni tecnologiche, il quadro della condizione di chi convive con limitazioni della vista evidenzia numeri tuttora impegnativi. Le difficoltà quotidiane e sociali restano molte, con barriere da superare e servizi da migliorare. Allo stesso tempo, nuovi strumenti possono aprire possibilità concrete di autonomia e sicurezza per chi vede poco o niente.
La realtà della disabilità visiva in italia: dati aggiornati e incidenza sociale
Secondo i dati più recenti raccolti dall’ISTAT e dagli enti di riferimento, in Italia sono circa 2 milioni le persone con una disabilità visiva. Tra queste, circa 300.000 risultano completamente cieche, mentre la maggioranza presenta forme di ipovisione variabili per gravità e impatto sulla vita quotidiana.
L’Organizzazione mondiale della sanità definisce la disabilità visiva come una riduzione importante della capacità visiva che persiste anche con l’uso di occhiali o lenti. Questa definizione comprende una vasta gamma di situazioni, spesso poco visibili o sottovalutate nella società.
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Nel nostro paese la probabilità di sviluppare limitazioni visive aumenta con l’età. Più del 18% delle persone sopra i 15 anni segnala difficoltà a vedere correttamente, una percentuale che cresce di molto tra gli ultrasessantacinquenni, come documentato nel report ministeriale del 2023. La diffusione di malattie croniche come il diabete e il glaucoma contribuisce ad acuire questo fenomeno, favorendo la disabilità visiva in una popolazione che continua a invecchiare.
Nonostante questo quadro, le condizioni di vita e di inclusione sociale sono spesso insufficienti. Ostacoli architettonici, scarsa personalizzazione degli ausili tecnologici e formazione inadeguata degli operatori pubblici rendono fragile l’autonomia delle persone cieche o ipovedenti.
Nel mercato del lavoro la situazione è complicata: solo un terzo delle persone con disabilità lavora, con tassi ancora più bassi per chi ha problemi sensoriali come la cecità. L’autonomia personale viene messa a dura prova fino nelle azioni più semplici, come spostarsi con i mezzi o attraversare una strada senza accompagnamento.
La legge 138/2001 e la classificazione delle disabilità visive in italia
Per gestire il riconoscimento e l’assistenza alle persone con difficoltà visive, la legge italiana 138 del 3 aprile 2001 istituisce una classificazione precisa delle minorazioni visive. Questo sistema aiuta a stabilire le soglie di gravità per l’accesso a servizi, agevolazioni fiscali e percorsi di riabilitazione.
Le categorie principali sono: ciechi totali, ciechi parziali e ipovedenti, con ulteriori suddivisioni per i secondi in gravi, medio-gravi e lievi. La distinzione si basa su due valori fondamentali: l’acuità visiva e l’ampiezza del campo visivo.
I ciechi totali non percepiscono la luce o al massimo la rilevano senza capacità di orientarsi nello spazio. I ciechi parziali hanno un’acuità visiva inferiore a 1/20 anche con correzione, oppure un campo visivo molto limitato. Gli ipovedenti gravi hanno una vista più ridotta rispetto a 1/10, con limiti di campo visivo attestati sotto il 30%. Le altre categorie si differenziano per acuità e ampiezza del campo che peggiorano o migliorano la condizione.
Questa classificazione controlla l’accesso a diritti come invalidità civile, sussidi, ausili tecnologici e riabilitazione. Nella pratica però molti lamentano un percorso complesso per ottenere diagnosi o certificazioni, causato da criteri non uniformi e pochi centri specializzati.
Va ricordato che la disabilità visiva non è un problema binario, ma comprende situazioni molto diverse. Alcune persone hanno difficoltà in condizioni di scarsa luce o per oggetti in movimento, altre non vedono bene ai margini del campo visivo anche se la vista centrale è conservata. Per questo servirebbe un approccio più personalizzato, che consideri anche le strategie di compensazione e non solo i parametri clinici.
Riabilitazione visiva in italia: percorsi e supporti per migliorare autonomia e qualità della vita
La riabilitazione visiva ha l’obiettivo di restituire autonomia a chi convive con disabilità della vista. In Italia il polo più avanzato è il centro del Policlinico Gemelli a Roma, che offre un modello multidisciplinare con équipe che integra medici, terapisti e psicologi.
Il percorso si articola in una valutazione dettagliata delle funzioni residue: acuità visiva e campo visivo. A questa segue l’addestramento all’uso di ausili ottici, elettronici e informatici adatti a ciascun individuo.
Fondamentale è anche il supporto psicologico, necessario per affrontare la difficoltà emotiva legata alla perdita della vista. Vengono insegnate tecniche pratiche per aumentare l’indipendenza nelle attività quotidiane, come camminare, cucinare o usare mezzi di trasporto.
La riabilitazione mira a favorire l’inserimento reale nella società, riducendo stress e insicurezza causati da limitazioni visive. Gli ausili tecnologici svolgono un ruolo chiave, poiché possono compensare in modo efficace alcune difficoltà. Uno di questi strumenti, già impiegato in vari paesi, è l’UltraCane, pensato per migliorare la mobilità con disabilità visive.
Ultracane, tecnologia al servizio della mobilità per persone con disabilità visive
La mobilità autonoma è una delle maggiori sfide nelle città per chi vede poco o niente. Oltre alle barriere fisiche come marciapiedi sconnessi o ostacoli non segnalati, resta complicato orientarsi in ambienti nuovi usando solo il bastone bianco tradizionale.
UltraCane nasce per superare i limiti di questo strumento. Progettato in Inghilterra dopo anni di test e collaborazione con associazioni di ciechi, è un bastone elettronico che integra sensori a ultrasuoni per rilevare ostacoli al suolo e all’altezza del busto.
Il dispositivo invia segnali tattili all’utente tramite due pulsanti vibranti sull’impugnatura. La vibrazione corretta indica la direzione e la distanza dell’ostacolo, con intensità che cresce avvicinandosi. Questo sistema aiuta a costruire una mappa mentale tridimensionale dell’ambiente, aumentando la sicurezza e riducendo la fatica mentale.
UltraCane funziona in modo silenzioso, senza luci o suoni, e si ricarica tramite USB. Non necessita di connessione a internet o Bluetooth, dunque è pronto all’uso in ogni situazione.
Il dispositivo rileva ostacoli fino a quattro metri di distanza e 1,5 metri di altezza, coprendo così anche pericoli sopraelevati come rami o cartelloni, spesso ignorati dal bastone normale.
In Italia, dove ogni anno oltre 10.000 persone perdono parzialmente o totalmente la vista, strumenti come UltraCane potrebbero cambiare la vita, fornendo un sostegno concreto al sistema di assistenza ancora carente per molti.
Coverranno ancora margini di miglioramento nella diffusione e accessibilità di questi ausili, ma questa tecnologia rappresenta un passo avanti nel dare alle persone con disabilità visive strumenti più efficaci per muoversi con autonomia e sicurezza.