La commissione europea ha autorizzato l’uso di cabozantinib per adulti affetti da tumori neuroendocrini pancreatici ed extra-pancreatici , non asportabili o metastatici, che abbiano mostrato progressione dopo almeno una terapia sistemica non basata su analoghi della somatostatina. Questa decisione apre nuove possibilità di trattamento per una patologia complessa, caratterizzata da un’evoluzione lenta ma con necessità frequenti di multiple linee terapeutiche quando la malattia avanza. I tumori neuroendocrini nascono in diversi organi e spesso il percorso terapeutico non è lineare a causa della variabile risposta ai farmaci e delle poche opzioni disponibili in caso di resistenza o progressione. In particolare, questo farmaco potrebbe colmare un vuoto nel trattamento di persone con Net polmonari, dove il 27% dei pazienti non disponeva di opzioni approvate dopo una prima terapia fallita.
Complessità e impatto dei tumori neuroendocrini sulla vita dei pazienti
I tumori neuroendocrini si formano in diverse regioni del corpo e spesso hanno una crescita relativamente lenta, ma il loro sviluppo progressivo può richiedere trattamenti diversi nel tempo. L’assenza di molte possibilità terapeutiche dopo la prima linea rende difficile creare una sequenza di cure adatte a ogni singolo caso. Ipsen ha sottolineato che questa limitatezza pesa molto sui pazienti, sia a livello fisico che psicologico. In situazioni in cui la malattia avanza, trovare soluzioni efficaci per rallentare la progressione diventa fondamentale. La maggior parte delle persone colpite riferisce una riduzione significativa della qualità della vita dovuta ai sintomi e alla gestione della malattia, mentre il 92% ha dovuto modificare il proprio stile di vita per adattarsi alle restrizioni imposte dal tumore. Il problema è ancora più evidente nei casi di Net polmonari, dove le terapie disponibili formalmente riconosciute sono quasi assenti dopo il primo trattamento.
Il commento di sandra silvestri su cabozantinib
Sandra Silvestri, dirigente medico di Ipsen, ha evidenziato il ruolo di cabozantinib come una nuova opportunità terapeutica, semplice nel suo utilizzo e significativa per colmare un divario esistente nel trattamento. L’azienda punta a collaborare con le autorità sanitarie per estendere l’accesso al farmaco e confermare l’impegno in oncologia, offrendo ai pazienti un’opzione in un contesto dove le scelte erano rare o inesistenti.
Leggi anche:
Caratteristiche di cabozantinib e meccanismo d’azione
Cabozantinib è una molecola di piccole dimensioni che blocca selettivamente più recettori tirosin-chinasici implicati in processi cancerogeni. Tra questi figurano Vegfr, Met, Ret e la famiglia Tam . Questi recettori svolgono ruoli chiave nel controllo della crescita cellulare, nella formazione di nuove vie vascolari , nella diffusione delle cellule tumorali e nella risposta immunitaria. In particolare, bloccando tali vie, cabozantinib può limitare lo sviluppo tumorale, ostacolare la crescita dei vasi che nutrono il tumore e contrastare la resistenza ai trattamenti. Il farmaco agisce inoltre sul microambiente tumorale, influenzando le cellule che supportano la progressione della malattia. Questa capacità di interferire su più fronti rende il cabozantinib un candidato valido per bloccare o ritardare la progressione in tumori neuroendocrini avanzati.
I dati dello studio di fase 3 cabinet
La decisione della commissione europea si basa sui dati dello studio di fase 3 chiamato Cabinet, che ha valutato per alcuni anni l’efficacia di cabozantinib in confronto a un placebo su pazienti con tumori neuroendocrini pancreatici ed extra-pancreatici, che avevano già ricevuto un trattamento sistemico. Nel 2024, i risultati sono stati presentati al congresso Esmo e pubblicati sul New England Journal of Medicine, offrendo evidenze solide sui benefici del farmaco. Nella coorte dedicata ai tumori pancreatici, dopo un follow-up mediano di quasi 14 mesi, la sopravvivenza libera da progressione è risultata di 13,8 mesi con cabozantinib contro i 4,4 mesi del placebo. Nel gruppo con tumori extra-pancreatici, un follow-up di poco più di 10 mesi ha mostrato una Pfs di 8,4 mesi con cabozantinib, rispetto ai 3,9 mesi con placebo. Queste differenze hanno superato soglie di significatività statistica.
La sopravvivenza globale non si poteva ancora definire con certezza, a causa del disegno dello studio che prevedeva il passaggio dal placebo a cabozantinib in alcuni pazienti. Il profilo di sicurezza è risultato conforme a quello noto del farmaco, senza nuovi effetti collaterali significativi emersi nel corso della sperimentazione. Alla conferenza Asco del 2025 è stato inoltre evidenziato che cabozantinib non compromette la qualità di vita dei pazienti, che spesso la mantengono o la migliorano rispetto a placebo durante il trattamento.
Sfide e prospettive nel trattamento dei tumori neuroendocrini
Il panorama terapeutico per i tumori neuroendocrini rimane difficile per via della variabilità della malattia e delle poche soluzioni efficaci in caso di progressione o metastasi. I tumori si sviluppano in diversi organi, richiedono quindi approcci personalizzati ma spesso limitati da mancanza di farmaci specifici. Non tutti i pazienti possono accedere alle terapie attualmente approvate, specialmente dopo la prima risposta negativa o la comparsa di resistenza. L’approvazione di cabozantinib segna un passo avanti nell’ampliamento delle alternative, in particolare per i tumori con caratteristiche ben differenziate e non facilmente trattabili con farmaci tradizionali.
Il punto di vista di marianne pavel sull’uso di cabozantinib
Marianne Pavel, endocrinologa tedesca specialista in Net, ha spiegato come l’introduzione di cabozantinib permetta di rallentare la progressione in vari tipi di tumori neuroendocrini, indipendentemente dalla loro localizzazione. Questo ampliamento delle opzioni aiuta medici e pazienti a gestire la malattia più a lungo e con maggiore efficacia. La sfida resta portare il farmaco nelle pratiche cliniche di tutti i Paesi europei e migliorare la disponibilità per chi ne ha bisogno. Lo sviluppo futuro punta a ottimizzare il percorso terapeutico e supportare la qualità di vita nel lungo periodo.