La tensione tra Stati Uniti e Cina resta alta sulle questioni commerciali a inizio 2025. Pechino ha risposto con fermezza alle accuse di Washington, che ha dichiarato una violazione dell’accordo di tregua commerciale firmato a Ginevra. Il confronto tra le due potenze riguarda in particolare il commercio delle terre rare, materiali essenziali per molte produzioni tecnologiche.
Il ruolo strategico delle terre rare nella disputa commerciale
Le terre rare rappresentano uno degli snodi più delicati nell’attuale dissidio tra Cina e Stati Uniti. Questi minerali comprendono 17 elementi chimici fondamentali per la produzione di dispositivi elettronici, energie rinnovabili, tecnologie militari e molto altro. La Cina controlla circa il 70% dell’estrazione e della raffinazione di queste materie nel mondo, un fatto che conferisce a Pechino un vantaggio strategico nei rapporti con altre economie.
Le autorità statunitensi sostengono che il rallentamento cinese nelle esportazioni a partire dal 2024 ha danneggiato diverse industrie americane, complicando la produzione di chip e batterie. Dall’altro lato, la Cina ha sempre contestato le accuse di limitazioni illegittime, motivando le decisioni con esigenze ambientali e normative interne. Questo nodo rimane uno dei principali punti di attrito nelle negoziazioni commerciali tra i due paesi e potrebbe influenzare l’andamento degli scambi nei prossimi mesi.
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L’accusa degli stati uniti e il post di donald trump
La scorsa settimana Donald Trump ha pubblicato un post sui social media dove ha affermato che la Cina avrebbe “totalmente violato” l’accordo di tregua commerciale raggiunto a Ginevra tra le due nazioni. Nel messaggio non sono però stati forniti particolari concreti o prove specifiche a sostegno di questa dichiarazione. Le accuse di Washington si focalizzano sul presunto rallentamento cinese nelle esportazioni di terre rare, elementi chiave nell’industria tecnologica globale, come semiconduttori e componenti elettronici. Queste materie prime sono cruciali per molte aziende statunitensi e appaiono al centro della disputa commerciale.
Il post di Trump ha rilanciato le tensioni già esistenti dopo anni di dazi e contenziosi commerciali tra Pechino e Washington, legati alla guerra dei dazi iniziata sotto la sua presidenza. Il richiamo pubblico al fallimento della tregua solleva interrogativi sulle prospettive future di negoziati e relazioni economiche fra le due superpotenze.
Le prospettive del confronto economico fra pechino e washington
La disputa in corso evidenzia come le trattative tra Cina e Stati Uniti rimangano delicate e complesse. Gli scambi commerciali pesano su entrambe le economie, ma soprattutto su settori legati all’hi-tech e all’innovazione. Le accuse di violazione dell’accordo a Ginevra rischiano di inasprire ancora di più le relazioni, con possibili ripercussioni su politiche tariffarie e interventi legislativi.
Gli esperti osservano che il confronto resta aperto e che, in assenza di nuove intese, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Washington mantiene la pressione valutando misure per limitare la dipendenza dalle terre rare cinesi, mentre Pechino continua a riaffermare il proprio ruolo centrale nel mercato globale di questi materiali. La vicenda segna il proseguimento di una partita economica che ha ormai radici profonde tra le due potenze.
La risposta decisa della cina e la difesa dell’accordo
Il ministero del Commercio cinese ha replicato subito al tweet e alle accuse con una nota ufficiale, parlando di “accuse false” e di “addebiti irragionevoli” rivolti dal governo americano. Pechino ha sottolineato che tali affermazioni risultano “gravemente contrarie ai fatti” e prive di fondamento, ribadendo il proprio impegno nel rispettare i termini dell’accordo di tregua firmato a Ginevra.
La Cina ha respinto con decisione ogni insinuazione di violazione, confermando che le tensioni commerciali devono essere affrontate attraverso il dialogo e la collaborazione, non con affermazioni unilaterali e accuse infondate. Nel testo della nota, Pechino ha anche richiamato la necessità di mantenere la stabilità nelle relazioni economiche bilaterali, evidenziando l’importanza della tregua siglata pochi mesi fa, che limitava temporaneamente l’escalation delle guerre tariffarie.