Il 26 aprile l’ufficio politico del partito comunista cinese ha tenuto una riunione decisiva per definire la strategia di Pechino sull’intelligenza artificiale e sull’autosufficienza tecnologica. Nel contesto delle tensioni commerciali e tecnologiche con gli Stati Uniti, il governo cinese ha ribadito la necessità di creare un sistema autonomo, capace di sviluppare e controllare da sé le tecnologie chiave del futuro. La scelta punta a ridurre la dipendenza dall’estero, accelerando un percorso di disaccoppiamento iniziato da anni ma ora più evidente. I fatti mostrano come Pechino investa ingenti risorse per raggiungere l’indipendenza soprattutto nei semiconduttori, componenti essenziali per applicazioni come l’intelligenza artificiale.
La riunione del pcc e l’insistenza di xi jinping su un sistema “indipendente e controllabile”
Durante il vertice del 26 aprile, l’ufficio politico del pcc ha dedicato gran parte del dibattito alla “promozione di uno sviluppo sano e ordinato dell’intelligenza artificiale”, sottolineando il tema dell’autosufficienza. Xi jinping ha chiesto con forza di puntare a “un sistema indipendente e controllabile”, una frase che incarna la volontà della Cina di gestire in proprio la tecnologia senza dipendere da fornitori esteri. È un messaggio chiaro rivolto anche all’Occidente, in particolare agli Stati Uniti, che negli ultimi anni hanno stretto la morsa sulle forniture tecnologiche cinesi.
Il significato strategico del controllo
La parola “controllo” assume in questo caso un valore strategico. Significa infatti che Pechino non solo vuole produrre da sola tecnologia avanzata ma anche mantenere il dominio sulla gestione e sicurezza di queste risorse. La riunione conferma la volontà cinese di non subire più le conseguenze di politiche esterne, come le sanzioni commerciali imposte dagli Stati Uniti, ma di rispondere con misure che garantiscano autonomia. Questo approccio rispecchia un cambiamento strutturale: il “disaccoppiamento” tecnologico, cioè la separazione dei sistemi produttivi e tecnologici fra i due Paesi più grandi del mondo, oggi è un fatto, non più un’ipotesi.
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L’impatto delle restrizioni americane e la risposta cinese negli investimenti
Le limitazioni volute dall’amministrazione Trump sulle esportazioni di tecnologie critiche, in particolare chip per l’intelligenza artificiale, hanno avuto un effetto imprevisto. L’obiettivo degli Usa era frenare la crescita tecnologica cinese. In realtà, queste misure hanno spinto Pechino a investire miliardi per eliminare le dipendenze. La strategia della Cina punta a sviluppare interi processi produttivi in patria, con investimenti pubblici e privati concentrati sul settore tecnologico evoluto.
Il ruolo di taiwan nei semiconduttori
Il caso dei semiconduttori è emblematico. Gli Stati Uniti hanno vietato l’export dei chip più avanzati, prodotti tra l’altro a Taiwan, isola che la Cina considera parte del proprio territorio. Taiwan, però, è fuori dalla Cina e funge da anello critico in questa catena produttiva globale. La mancanza di accesso a queste tecnologie ha costretto Pechino a puntare su soluzioni alternative. Oggi la Cina continua a colmare il divario, con gruppi come Huawei che stanno sviluppando chip e sistemi concorrenti a quelli occidentali, segnalando una progressiva riduzione della dipendenza da fornitori esterni.
Huawei e l’esempio concreto del cambiamento nella tecnologia cinese
Huawei rappresenta un simbolo della battaglia tecnologica tra Cina e Stati Uniti. Nel primo mandato di Donald Trump, l’azienda è stata presa di mira con pressioni diplomatiche per escluderla dai mercati esteri, ipotizzando un rapido declino. Ebbene, questo non è avvenuto. Huawei ha reagito con un approccio integrato, sviluppando un proprio sistema operativo che ora compete con Apple e Android. Questo sistema si sta diffondendo soprattutto nei mercati non occidentali.
Un altro esempio è il CloudMatrix 384, un sistema di Huawei che unisce 384 chip per calcolare come i super-chip americani Nvidia. Questa capacità tecnologica ha colto di sorpresa anche gli esperti internazionali. Allo stesso modo, società come DeepSeek hanno lanciato versioni di intelligenza artificiale simili a Chat-GPT, ma a prezzi contenuti, segnalando la crescita autonoma del settore cinese. Nel complesso, l’industria cinese sembra meno dipendente e più pronta a difendere i suoi ambiti strategici.
Le conseguenze della guerra tecnologica e la nuova mappa degli equilibri globali
La frattura tecnologica tra Cina e Occidente, e soprattutto con gli Stati Uniti, definisce nuovi equilibri globali. La creazione di sistemi operativi indipendenti, l’avanzamento nei chip e nell’intelligenza artificiale indicano una divaricazione crescente. I Paesi in via di sviluppo si trovano spesso a fare da arbitri in questa competizione, scegliendo tra diverse alternative tecnologiche.
Il progetto cinese non è solo un tentativo di rafforzarsi nel presente, ma il tentativo di imporre un modello tecnologico alternativo che possa avere mercato globale. Si tratta di un processo che modifica profondamente il contesto economico e politico internazionale, dando forma a una nuova fase, in cui la competizione tecnologica si intreccia con i rapporti geopolitici. La sfida rimane aperta, e l’evoluzione di questi assetti segna il prossimo futuro delle tecnologie avanzate.