Kim Novak, icona del cinema hollywoodiano, è stata premiata con il Leone d’oro alla carriera alla 82ª Mostra internazionale del cinema di Venezia, evento che ha messo in luce tanto la sua carriera quanto il suo impegno personale. Durante la cerimonia, l’attrice ha offerto un discorso intenso, sottolineando il valore della verità, dei diritti e della difesa delle democrazie nel mondo di oggi. La sua storia, sia come artista che come donna, si è intrecciata con dettagli inediti sulla pittura e la salute mentale.
Il premio alla carriera e l’omaggio alla Platea Di Venezia
Kim Novak ha ritirato il Leone d’oro alla carriera in un’atmosfera carica d’emozione, accolta da una standing ovation durata più di otto minuti. Nata nel 1933, la star si è presentata in un elegante abito nero con una stola sfumata di verde che ha aggiunto un tocco di colore sobrio. Il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, ha consegnato il prestigioso riconoscimento mentre Guillermo del Toro, invitato come relatore, ha inaugurato la celebrazione con una laudatio che ha illustrato con precisione i tratti distintivi della sua carriera.
Nel suo discorso, Novak ha ribadito che il premio non è solo suo, ma rappresenta un omaggio condiviso con il pubblico e chi l’ha sostenuta nel tempo. Ha voluto ricordare in particolare i suoi genitori: il padre, “forgiatore” del suo sistema di valori, e la madre che l’ha spinta a condurre la vita con fermezza, definendo sé stessa come “la capitana della mia nave”. L’attrice ha ringraziato la sua agente storica, Sue Cameron, e il regista Alexandre O. Philippe, autore del documentario Kim Novak’s Vertigo presentato fuori concorso in questa edizione.
Riflessioni sul presente: diritti, verità e democrazia
La stella del grande schermo ha rivolto lo sguardo alla realtà attuale, con parole cariche di responsabilità civile. Nel suo intervento, Novak ha affermato che uno dei motivi del suo intervento pubblico è la volontà di ispirare e mobilitare più persone possibili. Ha sottolineato il valore delle vite umane, la necessità di preservare i diritti e di fare chiarezza sulla verità, invitando a una solidarietà collettiva perché “siamo tutti insieme in questo mondo”. Ha richiamato con forza l’importanza di unirsi e riconoscere gli eventi che stanno segnando il presente globale, con particolare attenzione alla difesa delle democrazie, minacciate da conflitti e tensioni politiche.
Novak ha inoltre ricordato il prezzo che molti hanno già pagato in questa battaglia con la vita. Le sue parole si inseriscono in un dibattito mondiale che vede aumentare le preoccupazioni per le libertà civili e la stabilità sociale, indicando un profondo coinvolgimento che trascende i confini della sua carriera artistica.
La pittura come mezzo di espressione per la salute mentale
Durante il suo intervento, Kim Novak ha rivelato un aspetto personale poco noto al grande pubblico: la convivenza con il disturbo bipolare. Ha spiegato come la pittura le abbia offerto uno strumento per dare forma alle proprie emozioni e ritrovare un equilibrio. Dopo aver abbandonato la carriera cinematografica, si è infatti dedicata all’arte e alla vita in un ranch in Oregon.
Questo aspetto della sua biografia chiarisce un percorso di ricerca interiore e di gestione della salute mentale che ha accompagnato la sua esperienza di attrice e artista. Ha incoraggiato chi si trova in situazioni simili a considerare la pittura come un mezzo per esplorare e comunicare le proprie difficoltà interiori, un consiglio che riflette un lato umano e solidale della celebre interprete.
Le parole di Guillermo Del Toro e l’eredità hollywoodiana
La cerimonia è stata aperta dal direttore della Mostra Alberto Barbera che ha definito Kim Novak un’icona senza tempo del cinema americano, sottolineando la fortuna di ospitare una personalità di tale calibro. Guillermo del Toro ha aggiunto una riflessione sul talento variegato dell’attrice e sulla sua capacità di muoversi tra ruoli complex e sfidanti.
Del Toro ha messo in rilievo come Novak abbia evitato la chiusura in ruoli simili, spingendosi in interpretazioni sempre diverse, capaci di mostrare fragilità, forza e mistero con la stessa intensità. Ha citato titoli memorabili come La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, che resta un punto fermo della sua carriera, e Baciami, stupido di Billy Wilder, un ruolo che il regista ha indicato come uno dei suoi preferiti. Ha ricordato il lavoro con grandi nomi come Preminger, Sinatra, Lemmon e William Holden, segnando la carriera di Novak come una raccolta di collaborazioni eccezionali.
Secondo Del Toro, la grandezza di Kim Novak sta nell’aver saputo trasmettere, in ogni personaggio, un senso di mistero e profondità. La sua presenza sullo schermo nasconde sempre un velo di malinconia e sentimento nascosto, un elemento che alimenta la sua immagine di star viva e complessa.
La Mostra di Venezia ha così restituito al pubblico un ritratto di Kim Novak che spazia dalla leggenda del cinema alle sfide personali e sociali, ricordando in pochi minuti di discorso quel mix raro di talento, forza emotiva e impegno civile.