Il regista britannico Ken Loach ha lanciano un messaggio forte nel giorno finale della settima edizione dell’Amicorti International Film Festival, la rassegna dedicata proprio a lui che si è svolta a Roccaraso, in provincia dell’Aquila. Loach ha parlato della violenza che dilaga nel mondo, soffermandosi sulle ingiustizie sociali, le guerre e il ruolo fondamentale del cinema come strumento di testimonianza e resistenza. Le sue parole sono arrivate in un momento in cui molti Paesi affrontano crisi umanitarie profonde, sollevando un appello alla verità e alla giustizia.
La denuncia dell’aumento della violenza e delle disuguaglianze sociali
Ken Loach ha esordito sottolineando come la violenza si stia diffondendo rapidamente a livello globale, lasciando chi osserva sopraffatto dagli eventi. Secondo lui, chi produce film ha la responsabilità di riflettere sul presente, essere testimone di ciò che accade, un compito ormai indispensabile in un’epoca dominata da conflitti e ingiustizie. Loach ha ricordato come nelle società occidentali i ricchi tendano a diventare sempre più ricchi, mentre la classe lavoratrice subisca uno sfruttamento sempre più duro. Ha descritto una realtà in cui la povertà diventa più visibile: molte persone affrontano la fame o devono fare affidamento sulle associazioni caritatevoli, situazioni che un tempo sarebbero sembrate impensabili.
Le parole del regista evidenziano un mutamento sociale in cui la sofferenza dei più deboli si normalizza, smettendo di essere guardata come un’emergenza. Questo fenomeno si accompagna all’espansione delle disuguaglianze, che alimentano tensioni e crisi. Loach ha messo in luce la contraddizione fra ricchezza crescente e condizioni di vita peggiorate per molte fasce della popolazione, facendo emergere un quadro sociale di durezza crescente.
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La tragedia delle guerre in corso con focus su palestina e sudan
Loach ha spostato l’attenzione sulle situazioni di guerra più gravi nel mondo attuale. Ha ricordato il conflitto in Ucraina e la guerra in Sudan, per poi concentrarsi sulle atrocità commesse nella regione palestinese da parte di Israele. Ha denunciato violenze che comprendono massacri indiscriminati e la distruzione totale di infrastrutture fondamentali come ospedali e rifugi. Loach ha parlato anche dell’uso strategico della fame come arma, una pratica che, secondo lui, mette in luce il rifiuto da parte di Israele di riconoscere l’umanità condivisa con i palestinesi.
Il regista ha definito questa situazione profondamente scioccante soprattutto perché queste azioni avvengono alla luce del giorno e senza apparenti conseguenze legali o politiche. Ha sottolineato come l’impiego di misure così estreme colpisca la popolazione più vulnerabile, aggravando una crisi umanitaria che si protrae senza soluzione. La sua analisi mette in risalto la fragilità del diritto internazionale davanti a simili eventi.
L’appello alla giustizia internazionale e al ruolo del cinema come testimonianza
Ken Loach ha richiamato l’attenzione sull’impunità di questi crimini e sulla continua violazione di norme internazionali come le convenzioni di Ginevra e i diritti umani. Ha espresso preoccupazione per il ritorno a una logica di potere militare incontrollato, paragonando la situazione attuale a un’epoca in cui regnavano imperatori con poteri assoluti. Secondo lui, è necessario un giorno di resa dei conti, quando la verità potrà emergere e i responsabili verranno chiamati a rispondere.
In questo contesto, Loach ha evidenziato che i film devono andare oltre il semplice intrattenimento e spostarsi verso la funzione di strumenti di resistenza. Le immagini e i racconti raccolti nel cinema potranno diventare prove importanti in eventuali processi per crimini di guerra. Ha ribadito che “nessuna giustizia, nessuna pace”, un motto che sintetizza la ricerca di responsabilità per le atrocità commesse.
Loach ha invitato a sostenere chi si occupa di raccogliere testimonianze e prove, definiti eroi contemporanei che rischiano la vita per documentare la realtà. Il festival Amicorti, dedicato proprio alla sua figura, è stato menzionato come un luogo che aiuta a mantenere viva questa funzione essenziale, quella di far emergere la verità anche nei momenti più oscuri.
Un richiamo politico e umano oltre il ruolo del regista
Nel suo intervento, Ken Loach ha anche richiamato il carattere politico della lotta contro oppressione e ingiustizia. Ha spiegato come questa battaglia sia sempre esistita e continui a svolgersi nel presente. Loach ha scritto parole come regista, consapevole del tempo che gli resta per continuare questa testimonianza. Il suo messaggio si è rivolto a chi opera sul campo rischiando la propria vita, riconoscendo il loro contributo fondamentale nella ricerca di prove e nella denuncia delle violenze.
L’attenzione di Loach si è rivolta a chi sostiene questi testimoni, e il festival di Roccaraso è citato come esempio di iniziativa che mantiene accesa la fiamma della testimonianza. Le sue parole sono segnali nitidi in un periodo segnato da una generale mancanza di rispetto delle norme umanitarie e dal dilagare di violenze impunite. La voce di questo autore resta un richiamo a non dimenticare la sofferenza di chi vive queste realtà ogni giorno.