Jovanotti ricorda il viaggio in bicicletta attraverso iran, tra storia, città e volti dimenticati dal racconto globale

Jovanotti ricorda il viaggio in bicicletta attraverso iran, tra storia, città e volti dimenticati dal racconto globale

Jovanotti racconta il viaggio in bicicletta attraverso l’Iran da Armenia a Teheran, svelando contrasti culturali, incontri autentici e la ricchezza umana di città come Tabriz, Isfahan, Qom e la capitale.
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Jovanotti racconta il suo viaggio in bicicletta attraverso l'Iran, offrendo uno sguardo autentico sulle contraddizioni, la cultura e l’umanità di un paese spesso frainteso. - Gaeta.it

Jovanotti ha condiviso sui social alcune immagini e ricordi del viaggio in bicicletta che lo ha portato ad attraversare l’iran da nord a sud, passando per tappe significative come tabriz, isfahan, qom e teheran. Un itinerario di circa venti giorni e 3000 chilometri, che racconta una terra ricca di contrasti e umanità. Le fotografie e le parole del cantante rivelano dettagli lontani dalla cronaca politica, ma preziosi per capire un paese vissuto dal basso, tra strade polverose, incontri veri e paesaggi che intrecciano la modernita con le radici antiche della persia.

L’attraversata dall’armenia a teheran: un’esperienza intensa e lunga tremila chilometri

Jovanotti descrive un viaggio iniziato al confine con l’armenia, in un’area dove le montagne si aprono sulle prime pianure iraniane. La strada lo ha portato a percorrere 3000 chilometri lungo vie che collegano città diverse per storia e atmosfera. Tabriz, nella zona nord-occidentale, è stata solo la porta d’ingresso verso una narrazione più vasta di quell’iran che spesso appare solo nelle notizie di attualità. Da lì si è mosso verso isfahan, superando deserti pietrosi e ventosi, e ha raggiunto teheran passando per qom, centro religioso e culturale. Nelle sue parole emerge la fatica e la meraviglia di una cicloturismo senza filtri, in territori spesso fuori dalle rotte turistiche comuni.

Un’immersione nelle contraddizioni quotidiane

Il viaggio non è soltanto una successione di città ma un’immersione nelle contraddizioni quotidiane: la convivenza tra povertà e ricchezze nascoste, la modernità che si scontra con la tradizione persiana. Jovanotti si sofferma su questi aspetti senza indulgere a giudizi, ma romanziando la complessita di un paese profondamente umano, dove la storia si respira sulle strade, nelle piazze, nelle piccole cose. Il racconto porta a uno sguardo inedito, fatto di momenti e dettagli che le immagini non possono trasmettere interamente e che la cronaca nazionale o internazionale spesso omette.

Isfahan, la piazza e la gentilezza degli abitanti: il cuore pulsante dell’iran antico

Tra le tappe ricordate con maggiore intensità c’è isfahan, raggiunta dopo una lunga pedalata attraverso un deserto di pietra battuto dal vento. In questa città Jovanotti ha trovato, vicino a una piazza maestosa, un luogo dove riposare. Quella piazza, che lui paragona a santuari europei come piazza del campo a siena o piazza san marco a venezia, ha lasciato un’impressione profonda. La percezione che fosse un angolo quasi intatto dal turismo di massa, senza altri stranieri attorno, ha accentuato il senso di meraviglia.

L’incontro con la popolazione locale

Nel contatto con gli abitanti Jovanotti ha apprezzato la sincerita con cui i locali accoglievano ogni visitatore: offrivano tè dolcissimo e si attardavano in chiacchiere anche con un inglese poco fluente. La gentilezza si mescolava alla gioventù della popolazione, segno di un popolo giovane ma sofferente. Quando le conversazioni si spostavano sulla politica iraniana, però, l’atmosfera diventava tesa, con silenzi e frasi evasive. Nel racconto emerge la paura e la speranza trattenuta di giovani che conoscono bene le loro difficolta ma hanno timore di parlarne apertamente.

Questi giovani, secondo Jovanotti, sembrano desiderare un cambiamento che ancora non sanno come esprimere. La repressione e il controllo lasciano fissati volti che oscillano tra rassegnazione e voglia di gridare il proprio disagio. Nonostante la distanza linguistica e culturale, il cantante coglie nei loro occhi e parole il peso di un futuro incerto, sospeso fra le rigide maglie della politica e la voglia di libertà personale.

Teheran e il richiamo alla cultura: tra monumenti a dante e la speranza di un futuro diverso

La tappa finale del viaggio è stata teheran, dove Jovanotti ha trascorso una settimana vagando senza una meta fissa. Qui il confronto con la realtà iraniana si è fatto più intenso. Tra un parco e l’altro ha trovato un monumento dedicato a dante alighieri, segno evidente dell’importanza attribuita alla cultura e alla letteratura italiana in iran. Questo episodio sottolinea tanti aspetti di un paese che non si riduce a notizie di conflitti o tensioni, ma conserva un legame antico con storie e valori culturali lontani.

La poesia come elemento essenziale

Nel post condiviso, il cantante ricorda la poesia come elemento essenziale della vita iraniana, al pari dell’acqua. In questa terra millenaria la cultura è una presenza viva e visibile, capace di unire la gente, offrire conforto, ma anche sottolineare le differenze tra le generazioni. La speranza di Jovanotti rimane quella di una pace stabile e di libertà per gli abitanti iraniani, una prospettiva che vale per chiunque vive, lavora e sogna in condizioni non sempre facili.

L’intero racconto si fa testimonianza della complessità umana che si nasconde dietro le immagini spesso stereotipate già viste nelle cronache attuali. Un invito a guardare l’iran attraverso gli occhi di chi lo ha attraversato pedalando, facendo attenzione ai piccoli dettagli, alle conversazioni, alle piazze dove si incontrano passato e presente.

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