La maggior parte degli italiani vive con una percezione di grande incertezza rispetto al futuro energetico del paese. Tra preoccupazioni su possibili blackout, costi in aumento e dipendenza dall’estero, emerge un quadro di sensibilità diffusa affiancata da una conoscenza parziale o confusa delle dinamiche reali del settore energetico nazionale. Uno studio recente, condotto dall’istituto Gpf Inspiring Research per il Festival dell’Energia, esplora opinioni e atteggiamenti sul tema, mettendo in luce aspettative, timori e lacune informative.
Percezione diffusa e timori sui rischi energetici
Il 91,8% degli intervistati ha definito l’attuale momento storico come caratterizzato da un forte senso di incertezza. Questa percezione è strettamente legata alle preoccupazioni sulla sicurezza energetica, tema ritenuto cruciale dall’84,4% degli italiani. Nonostante questa attenzione, solo una minoranza, pari al 23,8%, si ritiene ben informata su questo argomento. La dipendenza dall’estero per le forniture di energia viene indicata come la principale fonte di rischio, anche se la vera dimensione di questa dipendenza appare sottovalutata nella percezione comune.
Il 42,9% considera concreto il pericolo di blackout o interruzioni nell’erogazione dell’energia entro il 2025. Tuttavia, una larga maggioranza del 72,4% non accetterebbe interruzioni del servizio nel prossimo futuro. Questi dati evidenziano una contraddizione tra la percezione del rischio e l’aspettativa di continuità. Un ulteriore aspetto riguarda i costi energetici: un terzo degli italiani teme che, nel corso del 2025, i prezzi possano salire al punto da limitare l’utilizzo dell’energia anche quando disponibile. In risposta, oltre i due terzi del campione si affidano alla convinzione che il settore pubblico possa intervenire per compensare tali aumenti, assumendo un ruolo di ammortizzatore dei costi.
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Opinioni divise sul nucleare e fonti fossili
L’indagine dimostra l’assenza di un’opposizione netta al nucleare e all’uso delle fonti fossili. Il 75,2% si mostra favorevole allo sfruttamento di giacimenti italiani di energia fossile, a patto che si garantiscano condizioni di sicurezza ambientale e decoro territoriale. Il nucleare, spesso tema controverso, riceve approvazione dal 58,4% degli intervistati che considerano opportuno reinvestire in questa tecnologia per soddisfare il fabbisogno energetico del paese.
Nel dettaglio, la fascia più giovane della popolazione, sotto i 35 anni, si distingue per una maggiore apertura verso il nucleare, con il 62,3% favorevole. Questo shift generazionale si ripercuote anche nella percezione degli impianti energetici sul territorio. La propensione a tollerare infrastrutture vicine alle proprie abitazioni riguarda il 38,8% in generale e cresce tra i giovani, mentre scende sotto il 30% per gli over 65.
Gli anziani, pur conoscendo la storia dell’energia nucleare in Italia, chiusa ufficialmente nel 1987, mostrano più diffidenza verso la sua reintroduzione. Questa diffidenza si collega anche a un racconto pubblico – che si è sviluppato alla fine del XX secolo – segnato da dibattiti intensi e paure che hanno inciso sull’opinione pubblica. I più giovani, che non hanno vissuto direttamente quegli anni, manifestano un atteggiamento più distaccato, meno influenzato da quelle narrazioni.
Relazioni internazionali e stili di vita: tra realismo e resistenze
Un consenso molto alto, pari al 90,2%, spinge per mantenere buoni rapporti con i Paesi fornitori di energia, ritenuti fondamentali per assicurare continuità e prezzi competitivi. Solo un quarto del campione però accetta relazioni economicamente vantaggiose a prescindere da considerazioni etiche, segnalando un limite nel compromesso politico e commerciale.
Nel confronto con l’idea di ridurre i consumi energetici, infatti, dichiarazioni e comportamenti appaiono distanti. L’opinione pubblica si mostra disponibile a parole, ma manifesta meno volontà di modificare concretamente le abitudini quotidiane. Il tema della sobrietà energetica resta complesso, emotivamente presente ma poco praticato.
Scarsa conoscenza del mix energetico e formazione necessaria
Il campione analizzato mostra incertezza marcata anche sulla composizione reale del consumo energetico domestico e pubblico. La percentuale media di energia elettrica stimata supera il 50%, una sovrastima significativa rispetto alla cifra reale che si aggira intorno al 20%. Questo indica una percezione sbilanciata del peso dell’elettricità nel totale dei consumi.
A livello di fonti rinnovabili, soltanto il 16,7% ha fornito una stima compatibile con i dati ufficiali. La maggior parte esprime opinioni errate o vaghe. Alla domanda sulla provenienza dell’energia che arriva nelle proprie case, più della metà delle persone si è mostrata incerta o ha dichiarato convinzioni inesatte.
Emergono quindi evidenti lacune informative che suggeriscono l’urgenza di diffondere didattica e programmi di alfabetizzazione energetica. Permettere ai cittadini di conoscere meglio il funzionamento del sistema, la climatica energetica e le sfide ambientali è cruciale per orientare decisioni consapevoli e sistemi di scelta collettiva più solidi.