Dalla guerra nei cieli yemeniti alle tensioni diplomatiche sul nucleare iraniano, la situazione in Medio Oriente resta complessa e in continua evoluzione. Nelle ultime ore si sono intensificate le comunicazioni dall’esercito israeliano riguardo ai porti yemeniti controllati dagli houthi, mentre il presidente americano Donald Trump ha rivelato un dialogo serrato con Hamas e Iran. Anche il calendario dei colloqui tra Teheran e Washington subisce variazioni importanti.
Allarme israeliano sui porti di ras issa, hodeida e salif sotto controllo houthi
Il colonnello Avichay Adraee, portavoce dell’esercito israeliano, ha pubblicato un avviso urgente rivolto a civili e operatori presenti nei porti di Ras Issa, Hodeida e Salif, tre scali fondamentali sul Mar Rosso. Nel messaggio diffuso in arabo su X e Telegram, Adraee ha chiesto a tutti di lasciare immediatamente queste aree per motivi di sicurezza. Il motivo alla base dell’allerta è il ruolo che, secondo Tel Aviv, il regime degli houthi sta svolgendo utilizzando questi porti come basi operative per attività considerate terroristico-militari.
Israele ha condotto nelle ultime settimane una serie di attacchi aerei sullo Yemen, specialmente nelle zone sotto il controllo houthi. L’esercito israeliano ritiene che la presenza di missili e basi militari in quei porti rappresenti una minaccia diretta alla sicurezza regionale. Dall’altra parte, gli houthi hanno dichiarato che i loro attacchi, compresi quelli missilistici, vengono effettuati a sostegno della popolazione palestinese a Gaza, in un gesto di solidarietà politica e militare con Hamas. Questo intreccio di conflitti amplifica la tensione nell’area che è già teatro di numerosi scontri.
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Il porto di Hodeida, in particolare, è un nodo strategico per il traffico marittimo umanitario e commerciale verso lo Yemen. La sua militarizzazione aumenta il rischio di peggiorare la situazione umanitaria, colpendo chi vive nelle aree limitrofe e chi si affida a questi scali per ricevere aiuti. La raccomandazione israeliana di evacuazione, sebbene sia soprattutto una misura di prevenzione, evidenzia il rischio che le attività militari possano estendersi o coinvolgere direttamente civili e infrastrutture critiche.
Trump parla di trattative in corso su gaza con la partecipazione dell’iran
Durante un evento alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump è tornato a parlare della crisi di Gaza definendola il centro di una “intensa trattativa” che coinvolge gli Stati Uniti, Israele, Hamas e l’Iran. Trump ha specificato che i negoziati mirano in primo luogo alla liberazione degli ostaggi e che, per ora, non poteva fornire molti altri dettagli. L’intervento del presidente sottolinea come la questione di Gaza continui a essere un punto caldo di confronto diplomatico multilaterale.
Questa dichiarazione arriva in un momento in cui l’equilibrio nella regione appare molto fragile. Il coinvolgimento diretto di Iran e Hamas in colloqui mediati dagli Stati Uniti indica un tentativo di gestire una crisi che ha forti ripercussioni politiche e umanitarie. Non è chiaro quali concessioni o richieste specifiche siano sul tavolo, ma questa dinamica conferma come Gaza rimanga uno dei nodi irrisolti che connettono conflitti e tensioni regionali.
Il riferimento alla liberazione degli ostaggi è particolarmente significativo. Da tempo, gruppi palestinesi tengono prigionieri individui di diverse nazionalità, complicando gli sforzi diplomatici e la stabilità generale. La posizione di Trump, seppure cauta nelle informazioni, mostra un certo grado di impegno statunitense nei tentativi di mediazione.
Nuovo slittamento dei colloqui nucleari iran-usa: la prossima settimana a muscat
Il ministero degli Esteri iraniano ha confermato ufficialmente che il prossimo round di colloqui indiretti con gli Stati Uniti, concentrati sul nucleare, si terrà domenica a Muscat, capitale dell’Oman. La data era stata inizialmente indicata da Donald Trump per giovedì, ma poi è stata posticipata. Esmaeil Baqaei, portavoce del ministero, ha fornito conferma sottolineando che il capo negoziatore iraniano Abbas Araghchi si sposterà dalla Norvegia alla capitale omanita nei prossimi giorni.
Le trattative sul nucleare sono da tempo oggetto di particolare attenzione internazionale. Entrambe le parti cercano una possibile via per risolvere le divergenze nate dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dall’accordo internazionale del 2015. L’incontro a Muscat rappresenta una nuova tappa in questa complessa partita. La scelta di un luogo terzo come l’Oman evidenzia la delicatezza e la necessità di spazi neutrali per questi confronti.
Implicazioni e prospettive future dei colloqui
Il posticipo del colloquio potrebbe riflettere difficoltà nel coordinare gli aspetti tecnici e politici, oppure negoziazioni preliminari ancora aperte. Come per altri round, l’esito resta incerto, ma la conferma dell’appuntamento mostra l’intenzione di entrambe le parti di proseguire il dialogo. La presenza di Araghchi in Norvegia nei giorni precedenti lascia supporre che l’Iran stia preparando con attenzione la sua posizione per la prossima sessione.
La gestione di questi negoziati avrà conseguenze dirette sulla stabilità regionale e sulle sanzioni economiche che pesano sul paese persiano, con ripercussioni su alleanze e scambi commerciali in Medio Oriente e oltre. La giornata di domenica sarà quindi cruciale per capire in quale direzione si muoveranno le relazioni fra Teheran e Washington.