Investimenti per il servizio idrico integrato: spesa pro capite e ripartizione territoriale nel periodo 2024-2029

Investimenti per il servizio idrico integrato: spesa pro capite e ripartizione territoriale nel periodo 2024-2029

Investimenti nel servizio idrico integrato in Italia 2024-2029: spesa pro capite in aumento, con maggiori fondi al Centro Italia e criticità operative al Sud e nelle isole monitorate da ARERA.
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Le previsioni ARERA per il 2024-2029 evidenziano un aumento degli investimenti nel servizio idrico integrato in Italia, con 28 miliardi di euro totali e forti differenze territoriali, puntando principalmente alla riduzione delle perdite idriche, miglioramento della qualità e resilienza delle infrastrutture. - Gaeta.it

Le previsioni sugli investimenti nel settore idrico per il periodo 2024-2029 mostrano un aumento significativo della spesa pro capite a livello nazionale, con differenze marcate tra le diverse aree geografiche. L’autorità garante ARERA ha presentato dati che evidenziano la distribuzione, le priorità e la capacità di realizzazione dei progetti nei prossimi sei anni. Questo aggiornamento fotografa il piano economico e infrastrutturale di un comparto fondamentale per garantire la qualità e continuità del servizio idrico integrato in Italia.

La spesa prevista per investimenti nel settore idrico: numeri e distribuzione territoriale

Gli investimenti programmati per il servizio idrico integrato tra il 2024 e il 2029 raggiungono complessivamente 28 miliardi di euro, riferiti a un campione di 156 gestori che servono circa 49 milioni di abitanti. La spesa media pro capite si attesta a 565 euro per abitante nel periodo considerato, equivalente a circa 94 euro all’anno, un incremento rilevante rispetto al precedente periodo regolatorio 2020-2023, quando la spesa annuale pro capite era di circa 69 euro.

Sono le regioni del Centro Italia a registrare l’investimento più alto, con 802 euro per abitante per il periodo 2024-2029. Questo dato segnala un impegno economico maggiore in quella zona del Paese rispetto al Nord-Ovest, Sud e isole. La durata e l’andamento temporale della spesa complessiva prevedono un picco nel 2025, con 5,6 miliardi, seguito da un calo progressivo fino a 3,9 miliardi nel 2029. Questo calo riflette soprattutto la riduzione dei fondi pubblici disponibili nel tempo.

La pianificazione di tali interventi sarà soggetta a revisioni biennali, per adattarsi alle eventuali variazioni nelle necessità e nelle disponibilità finanziarie. Questo sistema di aggiornamento cerca di mantenere la programmazione più flessibile possibile, coerente con le condizioni economiche e ambientali dei territori serviti.

Capacità di realizzazione degli investimenti: dati e criticità nelle diverse aree

I dati raccolti da ARERA rivelano un buon livello di capacità di realizzazione degli investimenti programmati, con un tasso complessivo che ha raggiunto il 96% nel 2022 e il 94% nel 2023. Tuttavia, questo valore non è omogeneo in tutto il Paese. Le gestioni che operano al Sud e nelle isole presentano criticità più evidenti, riportando un tasso di realizzazione inferiore, pari al 73% nel 2023.

Queste differenze segnalano difficoltà operative e problemi organizzativi in alcune aree del paese. In queste zone, nonostante l’attenzione posta agli investimenti, persistono ostacoli nella concreta esecuzione degli interventi programmati. Ciò può dipendere da vari fattori come la complessità territoriale, la disponibilità di risorse umane e tecniche, o problemi nella governance locale.

La verifica puntuale di questi dati viene gestita costantemente da ARERA, che monitora sia l’andamento economico sia quello operativo degli investimenti effettuati. Questo metodo garantisce trasparenza e correttezza nella gestione delle risorse destinate al miglioramento del servizio idrico.

Priorità degli investimenti e obiettivi tecnici nel quadro regolatorio

La maggior parte degli investimenti pianificati per il periodo 2024-2029 è destinata a ridurre le perdite idriche nelle reti di distribuzione: questo rimane un tema centrale fin dalle prime rilevazioni del 2019. Le perdite rappresentano infatti uno spreco considerevole e un problema ambientale e operativo molto sentito dagli enti regolatori.

Al secondo posto fra gli obbiettivi degli investimenti vi è la riduzione delle interruzioni di servizio, con un’incidenza crescente che supera il 15%. A seguire, trova spazio il miglioramento della qualità dell’acqua depurata, che assorbe quasi il 14% delle risorse, e l’adeguamento delle reti fognarie, a cui va circa il 13% dei finanziamenti.

Tra le novità presenti nella programmazione c’è l’attenzione dedicata all’indice M0, un indicatore tecnico che valuta la capacità del sistema di resistere a eventi climatici estremi e picchi di domanda. I gestori segnalano la necessità di circa 1,4 miliardi di investimenti, poco più del 5% del totale richiesto, per aumentare questa resilienza.

Questi dati riflettono la crescente importanza assegnata alla qualità e sicurezza degli impianti, che devono affrontare rischi legati ai cambiamenti climatici e alle esigenze di continuità del servizio.

Distribuzione degli investimenti tra acquedotto, fognature e depurazione nel paese

La parte più consistente degli investimenti, oltre la metà circa , è destinata alle infrastrutture acquedottistiche. Questo valore non considera però due prerequisiti legati solo all’acquedotto, che aggiungerebbero un peso marginale. Le reti fognarie e gli impianti di depurazione raccolgono insieme poco meno del 35% degli investimenti.

Questa differenza è meno marcata nella zona del Nord-Ovest, dove le risorse allocate alle fognature e alla depurazione si avvicinano a quelle dell’acquedotto. Nel Centro Italia invece, l’investimento nelle reti di distribuzione dell’acqua supera ampiamente la media nazionale, superando il 63%. Questo indica una concentrazione maggiore nel rafforzamento delle infrastrutture idriche di trasporto in quell’area.

La quota di investimenti non legata a specifici obiettivi tecnici fissati dall’autorità si attesta intorno all’11%. Questa parte va a interventi che, pur non riferendosi direttamente a parametri di qualità, appaiono necessari nel mantenimento e sviluppo del sistema idrico integrato.

Il quadro complessivo, quindi, delinea una programmazione tesa a bilanciare esigenze di efficienza, qualità e sicurezza, tenendo conto delle peculiarità dei territori e delle differenze nel livello di sviluppo delle infrastrutture tra le varie regioni d’Italia.

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