Un nuovo episodio di aggressione e intimidazione si è verificato nel settore agricolo in Sicilia, segnando un triste copione per gli imprenditori della zona. Nino Scarcipuno, un agricoltore di Santa Maria di Licodia, ha denunciato una serie di attacchi violenti subiti nella sua azienda agricola, con un bilancio grave: una casa in fiamme, due cani uccisi e quindici alberi d’ulivo abbattuti. Questi eventi stanno catturando l’attenzione dei carabinieri, che hanno avviato un’indagine per fare chiarezza su quanto accaduto.
L’incendio e la devastazione dell’azienda agricola
La scena che si è presentata a Scarcipuno è stata devastante. La sua abitazione, parte integrante della sua vita lavorativa e personale, è stata avvolta dalle fiamme, portando i vigili del fuoco a intervenire per domare l’incendio. L’atto non si è limitato a distruggere la casa; sono stati uccisi due cani, tra cui uno dedicato alla pet therapy per il figlio dell’imprenditore, e quindici alberi d’ulivo sono stati abbattuti con una motosega, segno di una violenza premeditata. Nel caos, anche le caprette dell’azienda sono state costrette a fuggire, aggravando la situazione già difficile.
Scarcipuno ha espresso la propria incredulità e sgomento per le violente azioni subite, che vanno a colpire non solo la sua proprietà, ma anche il suo modo di vivere e lavorare. L’imprenditore ha riferito che non ha mai ricevuto minacce dirette, ma crede che la sua decisione di acquistare terreni precedentemente utilizzati per il pascolo abbia scatenato le ire di qualche malintenzionato. La distruzione della sua azienda agricola e delle sue risorse vitali pone interrogativi inquietanti sulla sicurezza degli imprenditori agricoli nella regione.
Gli ingenti danni economici e le conseguenze future
I danni subiti da Scarcipuno non sono solo fisici, ma comportano anche enormi ripercussioni economiche. Oltre alla devastazione della casa e alla perdita di animali da compagnia e da lavoro, si è registrata la distruzione del canalone per l’irrigazione, essenziale per la coltivazione dei terreni. Questo è stato ostruito e distrutto, causando allagamenti che renderanno più difficile la gestione dei campi agricoli e comporteranno una significativa perdita di produzione.
Considerando il periodo di fermo e le conseguenze dovute agli atti vandalici, Scarcipuno ha affermato che un campo resterà inutilizzabile per diversi giorni, aumentando la sua preoccupazione per il futuro della sua azienda. In un settore agricolo già messo a dura prova da crisi economiche e fenomeni climatici avversi, queste intimidazioni rappresentano un ulteriore pesante fardello da portare.
La ricerca di giustizia e la reazione degli inquirenti
Immediatamente dopo aver subito questi attacchi, Scarcipuno ha presentato denunce ai carabinieri della stazione di Santa Maria di Licodia e della compagnia di Paternò. Gli inquirenti hanno avviato un’indagine per raccogliere prove e testimonianze utili a scoprire i responsabili di questi tremendi atti violenti. La speranza di Scarcipuno è che le autorità possano trovare una soluzione a questa spirale di violenza, permettendo così sia a lui che ad altri imprenditori nel settore di continuare a lavorare senza la paura costante di ritorsioni.
L’imprenditore ha dichiarato di non volersi fermare, esprimendo la sua determinazione di non lasciare che tali eventi lo spaventino o lo costringano a rinunciare alla sua attività. L’incertezza su quanto accaduto e la necessità di proteggere i diritti degli imprenditori agricoli rimangono questioni fondamentali per la comunità locale, che guarda con attenzione all’operato delle forze dell’ordine. La situazione è un campanello d’allarme, evidenziando la crescente necessità di una maggiore tutela e sicurezza nei confronti di chi lavora la terra in Sicilia.