La rapida diffusione dell’intelligenza artificiale sta cambiando profondamente la vita quotidiana e i modi di apprendere, specie tra le nuove generazioni. L’assenza di una guida formativa adeguata espone i giovani a rischi legati a un uso poco critico della tecnologia. È quindi cruciale ripensare i modelli educativi, coinvolgendo scuole, famiglie, università e istituzioni, per tutelare lo sviluppo umano al di là degli algoritmi. Anna Maria Tarantola, esperta in dottrina sociale, evidenzia questi aspetti.
Impatto dell’intelligenza artificiale sulle abitudini dei giovani
L’ia informalmente entra nelle vite di molti ragazzi e ragazze, e lo fa con una presenza sempre più invadente, dai dispositivi digitali alle reti sociali. Questa penetrazione radicale modifica non solo abitudini quotidiane ma anche modalità di pensiero e relazione. L’accesso eccessivo e incontrollato a informazioni gestite da pochi operatori contribuisce a una visione della realtà mediata da logiche commerciali. Le conseguenze si manifestano in problemi di concentrazione, isolamento e declino della qualità del riposo.
Effetti sulla salute mentale e sociale
Alcune ricerche hanno già mostrato un aumento di condizioni come ansia, attacchi di panico e disturbi del sonno tra i giovani forti consumatori di tecnologia digitale. La dipendenza da contenuti e stimoli virtuali indebolisce la capacità di riflessione e limita l’uso creativo del linguaggio. Sembra che il contatto umano si stia riducendo, con ripercussioni sulla salute mentale e sulle relazioni sociali.
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Papa Francesco ha ribadito più volte l’esigenza di conoscere con attenzione tutti i lati dell’intelligenza artificiale, senza cedere a un ottimismo non realistico. Ha chiesto un impegno forte e responsabile per correggere gli effetti negativi che l’ia potrebbe avere sul benessere collettivo, affermando che se necessario la tecnologia dovrà essere frenata quando pesa contro la persona.
Necessità di un cambio di paradigma educativo
Di fronte a queste trasformazioni, il sistema formativo non può restare fermo. I metodi tradizionali devono evolvere per rispondere alle nuove sfide poste dall’intelligenza artificiale. In particolare serve una riflessione profonda sul senso stesso dell’educazione. Non basta insegnare ai ragazzi come usare la tecnologia, serve aiutarli a sviluppare un pensiero critico che metta al centro il valore della persona.
Ruolo della scuola e degli educatori
Anna Maria Tarantola sottolinea che un algoritmo non potrà mai sostituire la crescita personale vera, quella legata al riconoscimento delle proprie passioni, desideri e specificità. Questo richiede un’attenta formazione non solo dei giovani, ma anche degli insegnanti e delle famiglie. La scuola dovrebbe diventare luogo di esercizio del pensiero e di scoperta di sé, non solo di trasferimento di competenze tecniche.
Le università hanno un ruolo strategico nel preparare insegnanti capaci di affrontare queste nuove esigenze e nell’avviare ricerche mirate. L’aggiornamento professionale degli educatori deve accompagnare un rinnovamento culturale ampio, che coinvolga tutti i soggetti impegnati nella crescita delle nuove generazioni.
Università e famiglie protagonisti di un processo formativo integrato
Ogni cambiamento educativo importante passa per un lavoro condiviso tra scuole, università e famiglie. Non si può lasciare soli né i ragazzi né chi li educa. Le università in particolare devono sostenere la formazione degli insegnanti su temi legati all’uso consapevole della tecnologia, fornendo strumenti che permettano di guidare e non subire l’impatto dell’intelligenza artificiale.
Le famiglie, da parte loro, hanno bisogno di informazioni chiare e supporto per accompagnare i figli a costruire una relazione equilibrata con il digitale. Solo attraverso una sinergia che coinvolga questi attori sarà possibile evitare che la tecnologia diventi un ostacolo, anziché un’opportunità per la crescita vera.
Per Tarantola, il progresso tecnico deve servire a valorizzare le capacità umane, non a ridurle. Solo così si potrà preservare quella dimensione di cura e attenzione all’altro che rappresenta la base di una società più giusta e umana.
Una sfida culturale per il futuro della società
Il rilievo dato a questi temi da personalità come papa Francesco e studiosi come Anna Maria Tarantola indica la portata della sfida attuale. Serve uno spostamento culturale che tocchi non solo ambiti educativi ma anche media, istituzioni e norme. Solo un impegno diffuso potrà fare in modo che l’intelligenza artificiale diventi uno strumento al servizio della persona.
Costruire un rapporto sano con la tecnologia
Fondare un rapporto sano con la tecnologia vuol dire costruire occasioni di accudimento e attenzione alla crescita di ogni individuo. Questa prospettiva mette al centro la persona, le sue esigenze e aspirazioni, evitando che le nuove generazioni re siano dominate da logiche di mercato e dipendenze digitali.
Il dialogo che si apre tra università, famiglie e società appare quindi necessario per disegnare un futuro nel quale le giovani leve possano davvero esprimere il loro potenziale, senza perdere il senso della realtà né il valore della propria storia personale.