La giornata del 2025 ha visto sviluppi importanti sul caso della ragazza trovata morta in circostanze ancora da chiarire. Le prime fasi dell’indagine sono state illustrate dall’ex comandante Gennaro Cassese, che ha spiegato come si è proceduto al sequestro della scena del crimine e quali azioni sono state compiute al momento dell’arrivo della squadra investigativa. Nonostante alcune imprecisioni relative a elementi trovati durante l’incidente probatorio, il lavoro investigativo ha seguito procedure volte a mantenere l’integrità delle prove.
Le procedure di sequestro e la tutela della scena del crimine
Secondo quanto riferito da Gennaro Cassese, il sequestro del luogo in cui è stata trovata la ragazza morta è stato effettuato con tutte le precauzioni necessarie per preservare l’integrità delle prove. Cassese ha affermato che al momento del ritrovamento sono stati redatti verbali dettagliati ed è stato raccolto materiale fotografico e video come supporto documentale per l’accertamento dei fatti.
È emerso tuttavia qualche discrepanza rispetto all’oggetto di una prova specifica, un capello rinvenuto tra i rifiuti nel corso dell’incidente probatorio. L’ex comandante non ha ricordato di aver annotato o sequestato quel particolare elemento, il che lascia aperto qualche punto da chiarire nelle prossime fasi dell’indagine.
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Il sequestro della scena è una fase cruciale nelle indagini di questo tipo. Si mira a bloccare qualunque possibilità di contaminazione delle tracce fisiche e a garantire la raccolta di dati utili alla ricostruzione degli eventi. In questo caso, Cassese ha garantito che questo passaggio è stato eseguito con attenzione e rigore, confermando l’impegno degli agenti a tutela dell’integrità della scena.
I primi interventi sul luogo del ritrovamento
L’ex comandante ha descritto nei dettagli cosa è successo all’arrivo della polizia sul posto. In quel momento, era presente una Golf parcheggiata vicino, e un ragazzo seduto sul marciapiede. Un carabiniere si trovava nei pressi di questi due soggetti. Il giovane presente è stato subito riconosciuto come il fidanzato della vittima.
Cassese ha raccontato che il ragazzo ha chiesto di poter rientrare all’interno dell’ambiente dove era stata trovata la ragazza, per accompagnare le forze dell’ordine nel ripercorrere i suoi movimenti. La risposta è stata negativa, perché si voleva impedire qualunque spostamento che potesse alterare le tracce sul luogo.
L’accesso iniziale è stato gestito con attenzione, anche se qualche dettaglio tecnico mostra che gli agenti sono entrati senza indossare i calzari protettivi. Vista la presenza di tracce di sangue, è stato fondamentale mantenere una certa cautela per non contaminare la scena. Inoltre, il primo obiettivo è stato accertare che la ragazza non avesse più bisogno di un intervento sanitario, un aspetto urgente nel controllo iniziale.
Attenzione alla raccolta delle tracce e gestione degli indizi
Durante le prime fasi, il valore delle tracce è stato valutato in modo stringente. Il materiale come campioni di sangue e possibili oggetti rinvenuti rivestono un ruolo fondamentale per gli sviluppi investigativi. L’ex comandante Cassese sottolinea che la delicatezza di questi elementi richiede un approccio meditato e scrupoloso.
Il mancato ricordo di un capello trovato nella spazzatura richiama l’importanza di un controllo documentale rigoroso e aggiornato. Questo errore, se confermato, potrebbe portare a verifiche approfondite sulle modalità di raccolta delle prove. Qualsiasi oggetto che possa collegare persone o eventi deve essere attentamente registrato per sostenere ipotesi investigative e fornirne conferme.
In questa fase il lavoro sul campo è cruciale per sostenere il percorso investigativo. La documentazione fotografica e video completa il verbale, aiutando a mantenere una narrazione chiara dei fatti. In un procedimento penale, la catena della prova deve restare intatta per evitare dubbi nella fase processuale.
La dinamica iniziale e il coinvolgimento delle persone presenti
La presenza del fidanzato nel luogo del ritrovamento mette in primo piano il ruolo di testimone chiave. Cassese ha ricordato che l’uomo ha cercato di collaborare mostrando la scena, ma gli è stato impedito di muoversi per mantenere inalterata la situazione.
“Questa scelta dimostra la cautela che serve nelle indagini su decessi per preservare il contesto dell’evento. Ogni spostamento o contatto con l’ambiente potrebbe modificare la realtà delle tracce presenti.” Per questo motivo, la polizia procede con blocchi e divieti che possano salvaguardare la linearità dell’indagine.
La descrizione di quanto accaduto sul marciapiede, vicino alla Golf, si lega direttamente alla tempistica e alle prime testimonianze raccolte. Stabilire chi era presente e cosa faceva aiuta a definire un quadro circoscritto degli eventi. Il racconto diretto del comandante offre una base preziosa per l’analisi e la verifica di quanto emerso durante l’incidente probatorio.
L’indagine prosegue ora con ulteriori approfondimenti sui dettagli emersi e la verifica degli elementi raccolti, per definire con maggiore chiarezza le dinamiche che hanno portato alla morte della giovane.