Un drammatico episodio è emerso nel carcere di Marassi a Genova, dove un ragazzo di 18 anni è stato vittima di violenze e sevizie da parte di altri quattro detenuti. Le indagini della procura locale si concentrano ora sulle presunte omissioni degli agenti e dei responsabili della polizia penitenziaria che non avrebbero segnalato l’accaduto tempestivamente. Questi fatti sarebbero all’origine di una rivolta scoppiata proprio nel penitenziario genovese.
Le procedure penitenziarie e le possibili negligenze degli agenti
Nel carcere di Marassi, come previsto dai regolamenti, gli agenti della polizia penitenziaria devono controllare tutti i detenuti quotidianamente. Ogni giorno almeno una volta si effettua la conta, entrando nelle celle per verificare la presenza dei detenuti e lo stato di salute, anche se qualcuno è a letto. Questi controlli dovrebbero evitare episodi gravi e segnalare subito eventuali problemi.
Gli inquirenti ora cercano di capire se il 2 e il 3 dicembre qualcuno abbia effettivamente fatto questi controlli. Si indaga anche sul perché nessuno si sia accorto prima dei segni evidenti sul corpo del ragazzo: bruciature causate da olio bollente e tatuaggi impressi sulla faccia, segni che dovrebbero aver attirato l’attenzione degli agenti. La presenza di tali ferite gravi sarebbe difficile da ignorare senza spiegazioni.
Leggi anche:
Le violenze subite dal detenuto e il racconto della vittima
La vittima, un giovane di 18 anni, ha riferito al pm Luca Scorza Azzarrà di essere stato aggredito a partire da domenica 1 dicembre. Le sevizie, secondo quanto dichiarato, sono proseguite almeno fino al giorno successivo, lunedì 2 dicembre. Il giorno 3, il ragazzo si è trovato in condizioni così gravi che, in modo singolare, sono stati gli stessi aggressori a segnalare la sua situazione agli agenti penitenziari. Tuttavia l’hanno accompagnata con una versione falsa, affermando che si era fatto tutto da solo.
Solo dopo questa chiamata è stato disposto il trasferimento urgente del detenuto al reparto ospedaliero del San Martino di Genova. Subito dopo, è stato avvisato il pubblico ministero di turno, che ha preso in carico il caso. Questo ha permesso di avviare le indagini, che si concentrano anche sull’operato del personale carcerario nei giorni precedenti il trasferimento.
L’analisi delle telecamere e della documentazione carceraria
Per chiarire la dinamica e individuare eventuali responsabilità, la procura di Genova ha richiesto la visione delle registrazioni delle telecamere di sicurezza nel carcere di Marassi. Questi filmati possono mostrare se e come sono avvenuti i sopralluoghi nelle celle e se gli agenti hanno svolto il loro dovere nel periodo delle presunte violenze.
In parallelo gli inquirenti stanno esaminando tutti i documenti relativi al giovane detenuto. Dalle schede di ingresso ai registri medici, fino ai rapporti interni, per ricostruire ogni dettaglio della sua presenza nel carcere. L’obiettivo è capire come e quando siano state registrate eventuali segnalazioni o anomalie riguardanti le sue condizioni di salute.
In attesa dei risultati, il caso a Genova pone diversi interrogativi sul funzionamento interno del penitenziario e sulla sicurezza dei detenuti, soprattutto in riferimento alla tutela contro violenze tra reclusi. Il giovane e lo stato di agitazione nell’istituto rivelano un clima di tensione che necessita risposte rapide ed efficaci.