Indagine sui gruppi criminali dietro il traffico di migranti in Italia: ruoli e nazionalità coinvolte

Indagine sui gruppi criminali dietro il traffico di migranti in Italia: ruoli e nazionalità coinvolte

L’Italia è un punto centrale per il traffico di migranti verso l’Europa, con un’organizzazione criminale multinazionale strutturata in ruoli specifici e operazioni coordinate tra curdi iracheni, ucraini, moldavi, georgiani, turchi e russi.
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L’Italia è un punto chiave nel traffico migratorio verso l’Europa, gestito da un’organizzazione criminale multietnica con ruoli ben definiti e una struttura gerarchica sofisticata, che coordina ogni fase del viaggio clandestino, spesso con rischi elevati per i migranti. - Gaeta.it

L’Italia resta un punto chiave per il traffico di migranti verso l’Europa. Recenti indagini hanno portato alla luce un’organizzazione ben strutturata, con membri di diverse nazionalità pronti a coordinare ogni fase del viaggio clandestino. Il sistema appare articolato in diverse cellule, ciascuna responsabile di un compito specifico per facilitare gli spostamenti e nascondere i responsabili.

Organizzazione e ruolo dei capi nelle associazioni di trafficanti

Il vertice di una delle associazioni individuate è stato attribuito a un curdo iracheno, noto negli ambienti come “il padrone”. Si muoveva sempre scortato da uomini armati, per proteggersi dagli scontri con le altre bande o dalle forze dell’ordine. La sua funzione era quella di coordinare e controllare le attività del gruppo, garantendo che ogni reparto rispettasse la propria funzione. Questa figura di comando conferma come i gruppi criminali abbiano una gerarchia simile a quella di una vera e propria impresa illegale, con ruoli precisi, e non semplicemente bande confuse di trafficanti.

Contatti esterni e piani logistici

Al vertice, poi, si muovono contatti esterni e piani logistici, che richiedono notevole organizzazione per mantenere invisibili le reti. Le scorte armate intorno al capo indicano anche tensioni e rivalità tra gruppi diversi, e la necessità di proteggersi da rivalità interne.

Divisione dei compiti tra le diverse nazionalità coinvolte nel traffico

Le indagini rivelano come i ruoli all’interno dell’organizzazione fossero distribuiti secondo linee etniche e nazionali. La componente ucraina e moldava era principalmente impegnata nel reclutamento degli scafisti. Quindi queste frange si occupavano di trovare e arruolare chi avrebbe guidato i mezzi durante il viaggio, figure chiave per evitare controlli e garantire la riuscita dell’operazione.

Gli scafisti provenienti dalla Georgia, invece, avevano il compito di formare questi conducenti clandestini e di gestire i pagamenti. Il loro ruolo era essenziale per mantenere il gruppo coeso e assicurare che i compensi fossero versati senza intoppi, evitando conflitti e mantenendo fluidità nelle operazioni.

Infine la componente turca assumeva il controllo del momento più delicato: raccogliere i migranti presso punti di partenza stabiliti e organizzare le partenze verso le coste italiane o europee. Questo passaggio attuava il collegamento fra i migranti e il gruppo criminale che avrebbe condotto loro il viaggio lungo la rotta. La messa in moto della macchina criminale partiva proprio da quei territori.

Ruoli specifici e coordinamento efficace

La distribuzione dei compiti riflette una strategia ben precisa, che permette all’organizzazione di operare senza intoppi sfruttando le diverse competenze e conoscenze territoriali di ogni gruppo etnico.

Presenze di gruppi russi e casi particolari nell’area dello stretto di messina

Non mancavano, nell’organizzazione, elementi di altre nazionalità. Tra i gruppi presenti erano infatti attivi trafficanti russi, integrati nelle varie fasi e collaborazioni. La presenza di più etnie attesta la complessità e l’estensione delle reti, che si appoggiano a truppe diverse per coprire meglio il territorio e aggirare i controlli.

Un caso rilevante riguarda due scafisti appartenenti a uno dei gruppi identificati, coinvolti nel noleggio di un veliero chiamato matti, impiegato al largo delle coste del messinese. L’imbarcazione è stata costretta a chiedere soccorso a seguito di un’avaria al motore durante la traversata. Questo evento mette in luce anche i rischi concreti per i migranti e i conducenti, costretti spesso a viaggiare su mezzi non idonei, con esiti spesso drammatici.

Utilizzo di imbarcazioni a vela e rischi associati

Gli scafisti legati al veliero matti dimostrano come anche imbarcazioni a vela vengano sfruttate per attraversate clandestine, riducendo i costi ma aumentando i pericoli. Gli interventi di soccorso restano frequenti nel tratto messinese, dove il traffico si concentra soprattutto in determinati periodi dell’anno.

Le reti così scoperte non sono solo traffici improvvisati, ma strutture robuste che si appoggiano su divisioni di lavoro precise e accordi transnazionali tra varie etnie, ciascuna con compiti specifici per garantire la continuità delle operazioni illecite. L’attenzione degli inquirenti resta alta su questi gruppi, per prevenire ulteriori partenze e salvaguardare i migranti coinvolti.

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