La sera dell’11 aprile 2025 un incendio devastante ha distrutto gran parte dello stabilimento Sigilla di Pesaro, specializzato nella produzione di imballaggi in cartone. Dopo settimane di investigazioni, i carabinieri hanno eseguito misure cautelari contro i presunti responsabili del rogo. Il fuoco ha compromesso un’area di 2.500 metri quadri, con danni stimati tra 1,6 e 3,3 milioni di euro. I dettagli sull’operazione, le indagini e la ricerca di eventuali complici offrono un quadro dettagliato della vicenda criminale.
Dettagli sull’incendio e il danno allo stabilimento sigilla
Il rogo si è scatenato nella serata dell’11 aprile 2025 nello stabilimento Sigilla, situato in via Ricci a Pesaro. Questo impianto produce imballaggi in cartone, un settore che vive di attività continue e richiede una gestione attenta delle materie prime. L’incendio ha distrutto la zona produttiva, una superficie estesa circa 2.500 metri quadri. Il danno non si è limitato al contenuto, ma ha coinvolto anche la struttura stessa dell’edificio.
Le stime economiche parlano di un danno compreso tra 1,6 e 3,3 milioni di euro, che include costi per il ripristino delle macchine, la perdita di materiali e la chiusura temporanea dell’attività. A oggi il motivo che ha spinto a compiere questo gesto rimane ancora sconosciuto. Le indagini cercano di capire se il rogo abbia collegamenti con questioni lavorative, criminali o altri motivi ancora da svelare.
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Il fatto ha suscitato preoccupazione tra i residenti e gli operatori economici di Pesaro, poiché l’azienda rappresenta una realtà produttiva importante per il territorio. L’intervento immediato dei vigili del fuoco ha evitato danni ancora maggiori, ma le cause e le responsabilità restano al centro del lavoro degli inquirenti.
Le misure cautelari eseguite e i protagonisti dell’indagine
Il 24 giugno 2025 i carabinieri di Pesaro e la procura locale, guidata dal procuratore Marco Mescolini, hanno reso noti i risultati dell’indagine che ha portato all’esecuzione delle misure cautelari. Quattro persone sono state individuate come responsabili dell’incendio. Due di queste sono state condotte in carcere, una è agli arresti domiciliari, mentre un quarto soggetto, residente a Jesi, è stato sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
I tre principali indagati provengono da Cerignola, in provincia di Foggia, e hanno precedenti penali. Uno dei due arrestati in carcere è ancora ricercato perché irreperibile al momento dell’esecuzione del provvedimento. Il lavoro della procura ha puntato a ricostruire ogni passaggio dell’azione criminale per giustificare le misure.
Questa operazione dimostra come il coordinamento fra Forze dell’Ordine e magistratura resti fondamentale nelle inchieste su atti dolosi a danno del tessuto produttivo. Il giorno della conferenza stampa a Pesaro ha offerto l’occasione per spiegare alla cittadinanza i passi compiuti in poche settimane dopo l’incendio.
Ricostruzione dell’evento e materiale probatorio raccolto
Le investigative del Nucleo investigativo del comando provinciale di Pesaro hanno ricostruito spostamenti e fasi dell’attentato grazie a testimonianze raccolte e all’analisi di filmati delle telecamere non solo interne allo stabilimento, ma anche lungo le vie d’accesso. L’azione è stata compiuta da quattro persone su un’utilitaria noleggiata a Torino da un terzo soggetto estraneo ai fatti.
Partiti da Cerignola nel pomeriggio dell’11 aprile, gli indagati hanno raggiunto Pesaro attraverso l’autostrada A14. Arrivati davanti allo stabilimento Sigilla, hanno forzato il portone d’ingresso, versato un liquido infiammabile e appiccato il fuoco con una bottiglia utilizzata come contenitore. Dopo l’incendio, i quattro sono ripartiti immediatamente verso Cerignola.
Le immagini di videosorveglianza hanno fornito un identikit chiaro degli autori, ipotizzando invece l’assenza di complici sul luogo al momento del rogo. Le indagini restano aperte per verificare eventuali ulteriori coinvolgimenti esterni e, soprattutto, per chiarire il movente che ha alimentato questo gesto.
Proseguimento delle indagini e ricerca di ulteriori responsabili
Oltre ai quattro arrestati, gli investigatori stanno cercando di individuare possibili altre persone coinvolte, dirette o indirette, nella preparazione o esecuzione dell’incendio. L’attenzione è rivolta anche a capire se il gesto sia legato a rivalità, richieste estorsive, o altre dinamiche del mondo criminale che potrebbero aver coinvolto l’azienda.
Le autorità mantengono aperta la pista del movente, elemento chiave per capire se dietro il rogo ci siano più interessi o se si tratti di un atto isolato. Il Comune di Pesaro segue con attenzione la vicenda, vista l’importanza dello stabilimento per l’economia locale.
Le verifiche sulla provenienza del liquido infiammabile e sui canali usati per organizzare il viaggio e l’attacco continuano parallelamente agli accertamenti giudiziari sui quattro fermati. In particolare, la ricerca del soggetto ancora irreperibile nelle province di Foggia e Marche resta prioritaria per completare l’identikit del gruppo.
La vicenda dello stabilimento Sigilla resta un caso aperto che testimonia la vulnerabilità delle realtà produttive di fronte a gesti criminali che incidono non solo sul patrimonio aziendale ma anche sull’intera comunità che dipende da questo lavoro.