Il Piemonte si trova oggi al centro di un fenomeno che intreccia criminalità organizzata e attività economiche. La relazione annuale della Direzione Investigativa Antimafia del 2025 rivela una presenza radicata e costante delle mafie nei principali settori produttivi della regione. Le modalità d’azione sono cambiate rispetto al passato: la violenza diretta lascia spazio a strategie più sottili e invisibili che coinvolgono investimenti, appalti e gestione aziendale. Questo mutamento impone una nuova attenzione sulle infiltrazioni mafiose, che incidono profondamente sulle attività legali, creando danni difficili da quantificare ma sostanziali.
Le infiltrazioni mafiose nel tessuto economico del nord-ovest
Secondo i dati della DIA, in Piemonte ogni quindici giorni un’impresa viene bloccata a causa di sospetti di infiltrazioni mafiose. Questa frequenza evidenzia un’infiltrazione diffusa e strategica che non colpisce solo aziende singole, ma settori interi. L’82% dei provvedimenti riguarda la ‘ndrangheta, seguono con un 10% le operazioni legate a cosa nostra, mentre il restante coinvolge mafie pugliesi come la cosiddetta quarta mafia. L’organizzazione criminale predilige i comparti più redditizi, fra cui turismo, ristorazione, trasporti, costruzioni, impianti energetici, autolavaggi e commercio. L’economia del Piemonte, in particolare quella torinese, è ormai terreno fertile per le infiltrazioni.
Un esempio significativo riguarda il settore immobiliare a Torino, dove famiglie provenienti da Platì hanno spostato i loro interessi a Volpiano, controllando investimenti immobiliari e movimenti finanziari in modo subdolo e quasi invisibile. La presenza criminale non è più rumorosa né confinata a episodi isolati di violenza, ma si appoggia a un sistema complesso che intreccia affari legali e illeciti.
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Il caso vazzana e la strategia dell’occultamento economico
La relazione della DIA ha evidenziato casi emblematici come quello della famiglia Vazzana, smantellata dopo anni di indagini. Il loro controllo copriva diverse attività, dai bar ai ristoranti, dagli hotel agli auto di lusso, passando per conti bancari intestati a prestanome. Questo sistema si basa su una rete di soggetti che apparentemente operano nel rispetto della legge, ma che in realtà nascondono capitali di origine illecita.
Il meccanismo utilizzato fa sì che il denaro sporco si confonda con quello legale, rendendo difficile la distinzione e quindi anche l’intervento delle autorità. Gli investigatori hanno descritto una vera e propria “armatura” economica che protegge queste operazioni e rende ogni sequestro un risultato non scontato. La presenza di prestanome complica le indagini, obbligando la magistratura a svolgere controlli più approfonditi e a tentare di ricostruire reti nascoste dietro apparenze di normalità.
Le difficoltà nelle istruttorie antimafia e il ruolo della giustizia amministrativa
Il numero delle interdittive antimafia non è aumentato in modo netto, ma la complessità delle istruttorie è cresciuta significativamente. Il capocentro della DIA di Torino, Tommaso Pastore, ha raccontato che “la sfida maggiore consiste nel dimostrare con prove solide il collegamento tra le aziende e i clan mafiosi.” Le imprese legate alle organizzazioni criminali utilizzano stratagemmi sempre più complicati per nascondere i loro rapporti, complicando le indagini.
La giustizia amministrativa si trova a fronteggiare ricorsi sempre più tecnici e aggressivi. Il caso della Co.Ge.Fa., una grande impresa delle costruzioni colpita da interdittiva antimafia nel 2024, rappresenta un esempio emblematico. La vicenda ha visto una serie di sospensive, revoche e pronunce contrastanti da parte del TAR e del Consiglio di Stato. Questi procedimenti mostrano come la mancanza di motivazioni dettagliate metta a rischio la tenuta dei provvedimenti antimafia, permettendo ai clan di proseguire le loro attività, almeno temporaneamente.
Controlli e prevenzione nei cantieri pubblici e privati
La lotta alle infiltrazioni mafiose non si limita alla magistratura, ma passa attraverso il controllo diretto dei cantieri e dei luoghi di lavoro. Nel 2024, le ispezioni nei cantieri del Nord Italia sono raddoppiate rispetto all’anno precedente, salendo da 27 a 53. In particolare a Torino e nelle aree limitrofe, sono stati ispezionati otto cantieri pubblici, fra cui quelli della metropolitana, per verificare situazioni sospette di infiltrazioni.
Durante i controlli sono stati analizzati 377 mezzi, 150 imprese e quasi 350 lavoratori. Questo tipo di verifica serve a individuare collegamenti con attività criminali nascosti nella catena dei subappalti o nei fornitori. Non si tratta solo di grandi appalti, ma anche di dettagli apparentemente secondari, come il noleggio di una betoniera o la scelta di un determinato fornitore. Quando questi elementi si incrociano con prestanome o movimenti finanziari oscuri, partono subito le indagini.
L’ingresso delle criptovalute nelle dinamiche delle mafie
Le mafie non si limitano ai metodi tradizionali. La relazione della DIA sottolinea come le criptovalute siano divenute uno strumento sempre più diffuso per muovere denaro senza lasciare traccia. Grazie alla tecnologia blockchain e all’anonimato garantito da alcune monete virtuali, i clan trovano un mezzo per coprire transazioni finanziarie illecite.
L’uso delle criptovalute si inserisce in un quadro di opacità crescente, dove riconoscere i flussi di denaro diventa più complesso per le autorità. L’innovazione digitale ha ampliato le possibilità di occultamento. Per questo gli investigatori monitorano attentamente ogni collegamento tra attività economiche apparentemente lecite e movimenti sospetti nelle piattaforme virtuali.
La normalizzazione del crimine nell’economia legale come rischio principale
Oggi il vero pericolo è la normalizzazione dell’infiltrazione mafiosa all’interno delle attività economiche regolari. Quando tutto sembra a posto, i dubbi non emergono e la presenza criminale resta invisibile, la mafia riesce a trionfare senza dover ricorrere a intimidazioni violente. L’indifferenza e la superficialità diventano così il terreno migliore per l’espansione delle cosche.
L’approccio della criminalità organizzata, sempre più silenzioso e invisibile, mette in difficoltà polarità come le istituzioni e le forze dell’ordine. Individuare le maglie più nascoste di queste reti richiede attenzione costante e interventi tempestivi. È una sfida quotidiana che investe non solo il Piemonte, ma l’intero Nord-Ovest italiano, dove le mafie hanno trovato modo di crescere approfittando delle occasioni offerte dal mercato.