Il 11 giugno il Consiglio regionale dell’abruzzo discuterà una proposta di legge denominata “Salva Casa”, pensata per recepire il decreto legge 69/2024, convertito a fine maggio. L’obiettivo ufficiale è regolarizzare alcune irregolarità edilizie. Ma il testo contiene molto più di quanto suggerisce il titolo e ha già scatenato preoccupazioni, soprattutto per le implicazioni che avrà sulla città di pescara e la sua pianificazione urbanistica.
Il contesto e la necessità della legge “salva casa”
Il provvedimento nasce dopo un vuoto normativo generato quattro anni fa dalla Regione Abruzzo con l’abrogazione della legge regionale 52/1989 nella sua versione originaria, una legge fondamentale per disciplinare le variazioni essenziali tra progetto approvato e costruzione reale. Quel gesto ha lasciato l’abruzzo senza una normativa chiara sulle difformità edilizie, costringendo i Comuni a valutare caso per caso senza basi certe.
Il disegno di legge che ora approda in consiglio comprende 23 articoli, ma solo una manciata riguarda direttamente la sanatoria edilizia. Tra questi, l’articolo 5 è il più significativo: si tenta di correggere la lacuna normativa che ha penalizzato l’amministrazione locale e complicato la gestione delle difformità. Va sottolineato però che la proposta iniziale è stata profondamente modificata dalla commissione consiliare, e contiene aspetti che non riguardano più direttamente la sanatoria, bensì normali questioni di disciplina urbanistica.
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Le critiche sulle modifiche e le conseguenze per il commercio locale
Una problematica importante riguarda le misure che incentivano il recupero delle aree industriali dismesse, consentendo trasformazioni a fini di media distribuzione commerciale fino a 2.500 metri quadrati. Questo intervento nasce forse con l’intento di rivitalizzare aree degradate, invece rischia di creare un effetto contrario per il commercio al dettaglio. La concorrenza dei grandi spazi commerciali, senza una regolamentazione attenta, può soffocare le piccole imprese e alterare la struttura economica di pescara.
Confesercenti, sentita dopo sollecitazioni, ha espresso forti perplessità in merito a questa norma, allineandosi con chi teme che l’equilibrio commerciale della città possa essere compromesso. Questi aspetti fanno emergere un disallineamento tra le promesse di rigenerazione e gli effetti concreti che la legge potrebbe produrre sul territorio urbano e sui suoi operatori economici.
Le criticità urbanistiche più rilevanti e l’impatto su pescara
Il provvedimento contiene elementi che mettono in serio dubbio la capacità di tutela e valorizzazione del territorio cittadino. Un precedente caso, la delibera comunale n. 20 del 2023, era stata bocciata dal TAR e dal Consiglio di Stato perché prevedeva incentivi senza standard urbanistici, permettendo aumenti volumetrici fino al 65% senza una strategia di riqualificazione chiara.
Ora l’articolo 10, comma 1, lettera b, amplia quella possibilità agli edifici “degradati”, in assenza di una definizione normativa precisa. Lasciare così ampio spazio d’interpretazione significa rischiare applicazioni arbitrarie, con differenze tra zone diverse della città o tra comuni limitrofi. Inoltre, sparisce il riferimento al decreto ministeriale 1444/1968, sostituito da una norma più permissiva. Così non ci sono più limiti stringenti né sulle altezze, né sulle distanze tra edifici esistenti.
Gli incentivi volumetrici e il rischio di edilizia senza regole
Questo quadro fa pensare a un ritorno a una fase di edilizia senza regole, dove l’espansione avviene senza tener conto di una pianificazione urbana coerente. Gli incentivi volumetrici sono già stati aumentati ripetutamente negli ultimi anni, dal 20% iniziale al 65% attuale, e questa legge sembra volerli spingere ancora più in là.
Le preoccupazioni per le zone vincolate e il rione pineta di pescara
Un’ulteriore parte del disegno di legge riguarda la possibilità di estendere gli incentivi volumetrici alle aree sottoposte a vincoli paesaggistici o a tutela indiretta. Un esempio chiave è il rione pineta di pescara, dove vigevano restrizioni rigide sul rispetto di sagoma, volume e stile degli edifici.
Con la nuova normativa, queste tutele rischiano di saltare. Sarà possibile demolire e ricostruire con un incremento volumetrico del 65%, dietro semplice autorizzazione della Soprintendenza, che ha già segnalato i rischi di un possibile aumento di ricorsi e contenziosi. La trasformazione di questa zona potrebbe cancellare un patrimonio urbanistico ancora integro, con conseguenze importanti sul paesaggio e sull’identità della città.
La mobilitazione dei consiglieri comunali e la richiesta di trasparenza
Davanti a queste novità, alcuni consiglieri comunali di pescara hanno convocato una conferenza stampa per sollecitare attenzione e responsabilità. Chiedono un confronto chiaro sull’impatto della legge regionale e chiedono che l’amministrazione comunale non si sottragga ai propri doveri, evitando di scaricare future responsabilità sulla regione.
La richiesta è che si eviti un avanzare della norma senza un dibattito pubblico approfondito, considerando le ripercussioni sul tessuto urbano e sociale di pescara. La legge “Salva Casa” rischia infatti di generare effetti ben diversi dalla semplice sanatoria, modificando pesantemente volto e sviluppo della città.