Negli ultimi mesi la scena politica australiana ha subito scossoni significativi, con la coalizione laburista al governo che ha rimontato e superato la coalizione conservatrice guidata da Peter Dutton. Le elezioni del 3 maggio 2025 si avvicinano e i sondaggi mostrano un ribaltamento rispetto alla situazione di partenza. La forte influenza delle politiche economiche e commerciali introdotte da Donald Trump negli Stati Uniti ha avuto un ruolo decisivo in questa trasformazione. La gestione dei dazi americani e le loro ricadute hanno modificato l’opinione pubblica australiana, mettendo in difficoltà Dutton e rafforzando la posizione di Anthony Albanese, attuale primo ministro laburista.
Le tensioni commerciali tra australia e stati uniti e l’effetto sui sondaggi
Uno dei nodi centrali che ha influenzato la campagna elettorale australiana sono stati i dazi introdotti dagli Stati Uniti sull’acciaio e l’alluminio. Inizialmente, Peter Dutton aveva mostrato apprezzamento per la vittoria di Trump nel 2024, vedendo in quel modello populista un modo di attrarre voti, puntando su temi come l’immigrazione e la lotta al “woke”. In quest’ottica, aveva rilanciato una piattaforma simile, guadagnando terreno contro i laburisti. Ma con l’annuncio dei dazi sull’acciaio a marzo, seguito dal provvedimento su altri materiali con tariffe reciproche al 10% a aprile, le cose sono cambiate in fretta.
La risposta di dutton e la percezione pubblica
La risposta di Dutton, improntata a un ottimismo verso il dialogo diretto con Trump, non ha convinto l’opinione pubblica. Il suo progetto di trattativa si è scontrato con la delusione per le ripercussioni economiche in australia, specie sul costo di beni primari e sull’occupazione. I cittadini hanno iniziato a vedere in Trump – e per estensione nel modo di fare politica di Dutton – un rischio per la stabilità del paese. Questo ha spinto molti elettori a guardare altrove e a ripiegare sui laburisti, che si sono presentati come argine rispetto all’instabilità commerciale e politica generata dalla crisi.
La campagna politica di dutton tra imitazioni di trump e perdita di credibilità popolare
Nel tentativo di capitalizzare il modello Trump, Peter Dutton ha accolto figure come Jacinta Price, incaricandola di un ruolo ombra centrato sull’efficienza governativa, evocando l’immagine di figure vicine a Elon Musk nell’amministrazione americana. Questo tentativo di “americanizzazione” del suo stile politico però ha avuto effetti contrari. Gli australiani hanno cominciato a reagire negativamente, attribuendo a Dutton il soprannome di “Temu Trump”, un modo ironico e critico per mettere in guardia dalla deriva troppo simile al presidente americano.
Impatto sui sondaggi e critiche interne
Il riferimento costante a Trump ha prodotto un calo rapido nei sondaggi dei conservatori. L’ex portavoce di Scott Morrison, leader liberal uscente, ha definito Trump una “palla da demolizione” per i conservatori. Troppi elettori guardano alle conseguenze delle politiche trumpiane, dazi inclusi, con preoccupazione, e scelgono di non affidare a Dutton un cambiamento così radicale. La contrapposizione netta a questo modello ha giocato a favore di Anthony Albanese, anche se le condizioni economiche in australia non sono migliorate come la popolazione sperava.
La fiducia degli australiani negli stati uniti e la perceptione politica a ridosso del voto
I dati più recenti confermano un crollo nella fiducia degli australiani nella responsabilità degli Stati Uniti. Il Lowy Institute ha pubblicato un sondaggio in cui solo il 36% degli intervistati si dichiara sicuro del comportamento americano in ambito internazionale, meno di due mesi fa. Questo valore rappresenta il livello più basso mai registrato e riflette una crescente inquietudine legata alla politica di Trump e alle sue ricadute economiche. Il Resolve Monitor ha messo in luce che il 35% degli elettori indecisi non vede più Dutton come una scelta affidabile per via del suo legame con le politiche trumpiane.
Preferenze dell’elettorato indeciso
Al contrario, il 24% dell’elettorato indeciso guarda con più fiducia a Albanese, anche se le sue promesse elettorali sul costo della vita rimangono incerte agli occhi di molti. Questa dinamica ha profondi riflessi sulla campagna elettorale, costringendo i conservatori a rivedere diverse proposte e a prendr distanza da alcune idee troppo appoggiate a Washington.
La risposta dei conservatori e la politica australiana tra alleanze e preoccupazioni economiche
Dopo aver registrato il calo di consensi, la coalizione liberale-nazionale ha iniziato a smorzare i toni verso Trump, abbandonando alcune posizioni rigide come quella di obbligare i dipendenti pubblici a rientrare forzatamente in ufficio. L’obiettivo è ridurre l’effetto negativo del “trumpismo” sui propri elettori e ristabilire un’immagine più centrata sul contesto nazionale.
Bilanciamenti strategici e sfide economiche
In australia il rapporto con gli Stati Uniti resta strategico, ma persiste una forte cautela. Il paese mantiene legami profondi con la Cina, anche a livello commerciale, e ogni escalation nella guerra dei dazi rende la popolazione nervosa e incerta. La politica australiana si trova così a bilanciare alleanze affidabili con ripercussioni economiche immediate, mentre gli elettori attendono di misurare chi potrà garantire maggiore stabilità in futuro.
Le tensioni sul commercio internazionale, unite al confronto tra i due principali contendenti al governo, scandiscono questa campagna elettorale già segnata dalla presenza inedita e ingombrante dell’influenza trumpiana. Il voto di maggio fotograferà una nazione divisa, alle prese con sfide interne ed esterne, in cerca di un punto di equilibrio tra sicurezza economica e scelte politiche.