La sonda Voyager 1 ha registrato le vibrazioni del plasma interstellare a una distanza estremamente lontana dal nostro pianeta. Tra il 2012 e il 2013, la navicella ha rilevato segnali radio che rappresentano onde di plasma, gas ionizzato presente nello spazio oltre l’influenza diretta del Sole. Questi suoni mostrano come sia possibile “ascoltare” fenomeni che avvengono a miliardi di chilometri da noi, offrendo dati preziosi sulla composizione e il comportamento dello spazio interstellare.
La navigazione di voyager 1 oltre l’eliopausa verso lo spazio interstellare
Il 25 agosto del 2012 la sonda Voyager 1 ha superato l’eliopausa, la zona di confine dove il vento solare, flusso di particelle cariche emesse dal Sole, incontra il mezzo interstellare che lo rallenta e blocca. Oltre questa barriera si apre uno spazio in cui le proprietà fisiche cambiano in modo significativo. Voyager 1 è diventata così il primo oggetto costruito dall’uomo a raggiungere tale area, posizionandosi a circa 122 unità astronomiche dal Sole . La distanza totale toccata sfiora i 18 miliardi di chilometri.
L’obiettivo di queste missioni è proprio sondare regioni mai attraversate prima, raccogliendo dati su come si comporta il plasma, quale sia la sua densità e come varia nel tempo. La Voyager 2, gemella della prima, ha seguito la stessa traiettoria ma in direzione differente, attraversando l’eliopausa sei anni dopo, nel novembre del 2018, confermando la presenza e le caratteristiche dello spazio interstellare.
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La registrazione dei suoni dallo spazio interstellare da parte di voyager 1
Tra ottobre e novembre 2012 e poi da aprile a maggio 2013, la sonda Voyager 1 ha attivato lo strumento dedicato alla rilevazione delle onde di plasma. Questi segnali rappresentano lievi variazioni nella densità del gas ionizzato che si trova tra le stelle. I dati raccolti si traducono in onde di frequenza variabile, che poi gli scienziati trasformano in suoni udibili dall’orecchio umano. Nel video reso pubblico, si osserva come i colori dal blu al rosso indicano l’intensità delle vibrazioni: il rosso segna i picchi più forti, il blu quelli più deboli.
Ogni episodio di registrazione mostra toni ascendenti, che indicano un aumento progressivo della densità del plasma. La serie di onde segue una precisa linearità, evidenziata da una linea tratteggiata nel grafico, che permette di dedurre che le variazioni non sono casuali, ma frutto di un fenomeno in espansione o accumulo. Attraverso questi dati gli esperti sono arrivati a stabilire che Voyager 1 ha varcato un confine importante già nell’agosto del 2012, ben prima della prima registrazione sonora.
L’importanza scientifica dei suoni dello spazio per la conoscenza del cosmo
Registrare onde di plasma e tradurle in suoni rappresenta una tecnica particolare ma efficace per studiare l’ambiente interstellare. Le variazioni di frequenza corrispondono a cambiamenti nella densità e nella composizione del mezzo interstellare, una delle componenti fondamentali nel sistema solare esterno e oltre. Questi dati permettono di capire meglio come il nostro Sole interagisce con lo spazio circostante e forniscono informazioni sulle condizioni che potrebbero influenzare altri corpi celesti o future missioni.
Le registrazioni di Voyager 1 non solo confermano l’ingresso nello spazio interstellare ma offrono un quadro dinamico, grazie ai toni crescenti delle onde, del modo in cui il plasma si evolve in quella regione. Questo tipo di esplorazione apre nuove strade per la ricerca astronautica, rendendo possibili studi su fenomeni che fino a pochi decenni fa erano solo teorie senza riscontri diretti. Si tratta di una finestra sonora verso una parte poco conosciuta della nostra galassia.