Il segretario di stato Marco Rubio sollecita la Siria a bloccare l’ingresso di jihadisti nel sud del paese

Il segretario di stato Marco Rubio sollecita la Siria a bloccare l’ingresso di jihadisti nel sud del paese

Il conflitto nel sud della Siria si aggrava con scontri tra drusi e beduini a Sweida e il rischio di infiltrazioni jihadiste; Marco Rubio invita Damasco a intervenire per prevenire nuove violenze.
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Il conflitto nel sud della Siria si aggrava con violenti scontri tra comunità locali e il rischio di infiltrazioni jihadiste; Marco Rubio invita Damasco a intervenire per prevenire nuove escalation e garantire sicurezza. - Gaeta.it

Il conflitto nel sud della Siria è tornato sotto i riflettori dopo una nuova ondata di violenza tra comunità locali e la minaccia del ritorno di gruppi jihadisti. Marco Rubio, segretario di stato americano, ha rivolto un appello diretto al governo di Damasco per intervenire con decisione, prevenendo l’arrivo di miliziani violenti in una zona già devastata. Lo scontro nel sud, particolarmente nella provincia di Sweida, ha causato centinaia di vittime, e le tensioni somigliano a un pericolo ancora aperto.

la richiesta di Marco Rubio contro l’infiltrazione di jihadisti violenti

Marco Rubio ha espresso su X una richiesta pressante al governo siriano, invitandolo a utilizzare le proprie forze di sicurezza per fermare lo Stato islamico e altri gruppi estremisti dall’entrare nella regione sud del Paese. Nel suo messaggio, il segretario di stato ha sottolineato la necessità di prevenire massacri e violenze simili a quelle già avvenute, ribadendo l’importanza di un controllo severo sulle frontiere interne.

Le sacche di instabilità e il ritorno dello Stato islamico

L’esperienza degli ultimi anni mostra come la presenza di jihadisti in Siria, soprattutto nel deserto e nelle zone meno controllate, rappresenti una fonte costante di instabilità. Rubio ha ricordato che lo Stato islamico, protagonista di una vasta offensiva nel 2014, mantiene ancora piccole sacche di territorio. Bloccarne la penetrazione è quindi vitale per evitare nuove escalation violente e perdite tra la popolazione civile.

Accanto al controllo dell’arrivo di miliziani, Rubio ha sottolineato che le autorità siriane debbano anche assicurare che chiunque compia atrocità venga perseguito, inclusi eventuali membri delle stesse forze governative. Il richiamo all’ordine riflette una pressione internazionale tesa a mantenere la responsabilità anche tra chi ha il compito di garantire la sicurezza.

gli scontri tra drusi e beduini e la crisi nella provincia di Sweida

La provincia di Sweida, nella Siria meridionale, è stata teatro, dal 13 luglio, di una violenza feroce tra gruppi drusi e beduini sunniti. L’Osservatorio siriano per i diritti umani , con sede a Londra, ha registrato circa 940 morti. Questa ondata di scontri rappresenta uno dei picchi più gravi del conflitto locale, e segna una pericolosa frattura tra comunità etniche e religiose.

Il governo di Damasco ha proclamato il cessate il fuoco, avviando anche un ridispiegamento delle sue forze sul terreno per cercare di riportare un minimo di controllo. Nonostante ciò, nelle giornate successive sono continuati spari e incendi, mentre si sono verificati saccheggi. I drusi hanno riconquistato la città di Sweida, ma il resto della provincia resta instabile e attraversato da combattimenti.

Una fragilità sociale e politica marcata

Questa violenza riflette una fragilità sociale e politica nella regione, dove conflitti storici tra gruppi si mescolano con la lotta contro gruppi armati estremisti. La situazione rimane tesa, con un alto rischio che le tensioni esplodano nuovamente in altre zone vicine.

il ruolo dello Stato islamico e la situazione post-2019 in Siria

Lo Stato islamico ha cambiato volto dopo la sua sconfitta territoriale nel 2019 da parte delle forze curde siriane supportate dagli Stati Uniti. Da allora, l’organizzazione non controlla più ampie zone, ma conserva forze attive nel deserto siriano e in altre aree marginali. Queste cellule portano avanti attacchi sporadici e operano nell’ombra, alimentando il timore di una ripresa delle violenze su scala più ampia.

Il governo siriano fatica a controllare completamente le zone periferiche e meno popolose del paese. Il deserto siriano, in particolare, resta un territorio difficile da governare per assenza di presidi stabili. Questo permette a gruppi jihadisti come l’ISIS di nascondersi e condurre operazioni, anche se ridotte rispetto ai loro picchi.

La richiesta di Rubio si innesta proprio in questo quadro, evidenziando il rischio concreto che la stabilità della regione meridionale venga compromessa da infiltrazioni esterne di miliziani. Il monitoraggio internazionale mantiene alta l’attenzione sugli sviluppi, specialmente sul contrasto fra governi, comunità locali e forze estremiste.

Le tensioni nella provincia di Sweida e il ritorno possibile di combattenti jihadisti rappresentano una nuova sfida per la Siria e per la comunità internazionale, nel difficile percorso verso una pace duratura.

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