Don Ivan Sichkaryk, sacerdote greco-cattolico dell’arcieparchia di Ternopil-Zboriv, ha portato a Roma i suoi due figli adolescenti per partecipare al Giubileo dedicato ai giovani. In un’intervista ai media vaticani, ha offerto uno spaccato diretto della realtà che vive in Ucraina, descrivendo il rapporto tra fede, paura e speranza nel contesto di una guerra che ancora continua a segnare le esistenze. Dai bombardamenti agli aspetti pastorali, la sua testimonianza restituisce una visione concreta della vita quotidiana tra sirene e preghiere.
Come si vive sotto la minaccia dei bombardamenti
Don Ivan proviene da Ternopil, città dell’Ucraina occidentale lontana dal fronte, ma non immune alle conseguenze della guerra. Negli ultimi tempi le incursioni aeree si sono intensificate su tutto il territorio nazionale. La vita di chi sta “nella retrovia” è scandita dal suono delle sirene, richiamo costante di pericolo imminente.
Angoscia e sveglie notturne
Le notti insonni si ripetono per tante famiglie, tra timori per la propria incolumità e quella dei propri cari. Don Ivan racconta come il senso di allerta permei ogni momento: “il pensiero fisso è rivolto a Dio, alla preghiera per la protezione di chi rischia la vita”. L’angoscia non riguarda solo il singolo ma coinvolge tutta la comunità, parrocchie e seminari comprese. In questo paesaggio di paura, la fede rappresenta un supporto fondamentale per chi continua a vivere anche nel terrore.
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La condizione degli studenti e adolescenti in guerra
Volodymyr, il figlio maggiore di don Ivan, ha da poco compiuto diciotto anni ed è studente universitario. Spiega come le lezioni spesso vengano interrotte dal suono dell’allarme antiaereo. Nel suo caso, grazie alla posizione geografica della città, gli studenti possono seguire le lezioni in presenza; altrove invece la didattica resta esclusivamente online a causa della vicinanza ai combattimenti.
Paura e normalità
Malgrado la normalità tenti di tener testa alla situazione, la paura persiste tra i giovani: ogni volta che un aereo sorvola la regione, è comune vedere i ragazzi cercare un rifugio. La guerra ha radicalmente trasformato certe esperienze giovanili, rendendo la paura una compagna quotidiana. Lo studio e la socialità si svolgono sotto l’ombra costante della guerra.
Fede e resistenza al peso della guerra
Don Ivan sottolinea che la fede si consolida dentro questo contesto complesso. Nei momenti di preghiera e durante la liturgia la comunità si rafforza. Il sacerdote racconta i momenti trascorsi negli ospedali, dove benedice i feriti, e in parrocchia accanto a soldati che rientrano dal fronte.
Il dolore dei bambini e la forza spirituale
La realtà di tanti bambini segna ancor più profondamente la dimensione spirituale: ci sono ragazzini che hanno perso almeno un genitore e portano con sé un dolore immenso. Questo dolore, e la continua necessità di affidarsi a Dio, imprime una nuova consapevolezza sul valore della vita. La fede si traduce in un vincolo concreto verso gli altri, un impegno a crescere nell’amore e nella carità, come segno di resistenza e speranza. L’esperienza di sofferenza spinge molti a riflettere sul senso profondo dell’esistenza.
I giovani ucraini, il giubileo e il messaggio di speranza
Il Giubileo dei giovani ha offerto un’occasione per tornare a parlare di speranza, parola che acquista connotazioni particolari in un paese martoriato dalla guerra. Volodymyr esprime il peso che la speranza ha per chi ogni giorno deve convincersi a restare forte: “senza speranza è difficile proseguire.” La sua fiducia è focalizzata sul futuro, che immagina segnato dalla fine del conflitto e dalla ricostruzione del paese.
Fede come sostegno concreto
La fede, sostiene, è un sostegno non solo spirituale ma anche concreto, aiuta a mantenere vivi i progetti personali e collettivi. Il ragazzo è venuto a Roma anche con questa intenzione: pregare affinché la guerra si concluda presto, permettendo all’Ucraina di rialzarsi e rimettersi in cammino. Questa testimonianza racconta un equilibrio fragile tra crisi, vita e fede, che accomuna tanti giovani in Ucraina oggi.